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Recensione
TESTATO SU PC
7 dicembre 2012, 17:11
Super Hexagon
Super Hexagon mobile

Super Hexagon – Recensione

Avete mai provato a fissare una lampadina per troppo tempo e avere subito dopo visioni in perfetto stile palla da discoteca? O a fare quel giochino idiota in cui si gira su sé stessi brandendo una penna, per poi lanciarla e cercare di raccoglierla senza ammazzarsi contro uno spigolo? Se sì (non siate timidi ndr), prendete in esame i due “malesseri”, e fondeteli con texture e suoni acidi: ecco a voi la ricetta di Super Hexagon, sviluppato da Terry Cavanagh e rilasciato il 27 novembre su Steam, dopo aver spopolato su sistemi iOS. Se volessi piazzare in una categoria questo vortice di follia e crudeltà lo affiancherei sicuramente al VVVVVV di Nicalis (sviluppato guarda caso dallo stesso Cavanagh), ovvero un titolo che non punta a un gameplay raffinato, scene d’azione spettacolari o panorami mozzafiato, ma solo al più mero annichilimento del giocatore, incapace di sostenere un livello di difficoltà da automa e destinato a soccombere alla frustrazione di non riuscire a sopravvivere più di 10 secondi senza schiattare come l’ultimo dei neofiti.

Ma queste Termopili videoludiche risvegliano nel vero videogiocatore l’istinto di sopravvivenza primordiale rimasto sopito in questi anni bui di party game e mira assistita, trasformando un passatempo ottimo per resuscitare i morti in una sfida contro sé stessi e contro l’oltraggioso software che ghigna incompiuto nella libreria, un’epica lotta che solo una minoranza potrà intraprendere, ancor meno saranno quelli che la spunteranno. Dopo aver perso un buon 50% dei nostri neuroni nel tentativo di dare un senso al nostro supplizio (fallendo), siamo giunti a una conclusione: ‘sto gioco non s’ha da fa, eppure “qualcosa” ci ha impedito di nuclearizzare la nostra postazione e indotto a premere centinaia di volte il tasto Replay. Magia nera? Scopritelo nella nostra recensione .

LUCY IN THE SKY WITH DIAMONDS

Cos’è di preciso che rende Super Hexagon tanto ostico? Semplicemente: tutto il gioco. O meglio, non si parla di un singolo elemento, ma della struttura “assuefacente” creata ad arte dagli sviluppatori, che coinvolge ogni riga di codice, gameplay, sonoro, grafica, una sinestesia galvanizzante alla vista e micidiale alla prova diretta. Le fondamenta su cui poggia questa questa sadica escalation sono tuttavia estremamente semplici: sopravvivere il più a lungo possibile all’interno di scenari di difficoltà crescente, evitando ogni ostacolo in modo da gonfiare il tabellone dei record. Tutto qui. Ai comandi di un cursore di forma triangolare, in grado esclusivamente di gravitare intorno alla figura centrale come un satellite, dovremo evitare i quintali di ostacoli che fluiranno a folle velocità, andando a creare labirinti sempre più intricati e ingannevoli. Fin qui nulla di impossibile, una volta assimilati tempi di reazione e di inerzia è tutta questione di riflessi e abilità con la croce direzionale, ma non è che l’inizio. Lo stage avrà infatti la simpatica abitudine di ruotare in circolo, alternando verso e intensità in maniera completamente casuale, sfalsando completamente la percezione della distanza e rendendo l’individuazione del pertugio sicuro alquanto problematica. Aggiungiamo quindi una telecamera ballerina, probabilmente assuefatta dalle immagini, che tenderà a ondeggiare come un ubriaco al sabato sera, pareti cangianti che cambieranno conformazione a tradimento nei momenti meno opportuni, sfondi accesissimi in continua transizione, e pulsazioni a ritmo di brani a cavallo tra l’8 bit e l’eurobeat, il paradiso dell’epilessia insomma.

E’ difficile esprimere le sensazioni riscontrate dopo un paio d’ore di full immersion, anche perché credo siano a discrezione del soggetto. Si comincia con calma e sobrietà, lo schermo inizia a sparare colori e suoni, tutto inizia a girare, e il dramma ha inizio. Come sotto una sorta di ipnosi, il cervello disorientato cede il passo al ticchettio nervoso sulla tastiera, ci si schianta e si ricomincia daccapo in un loop eterno, senza pause, non un solo pensiero distoglie l’attenzione dallo schermo, non esiste altro al mondo se non quell’infame sifone geometrico. Dopo 20-30 tentativi della durata media di 5 secondi, si torna coscienti delle proprie azioni, la droga va in circolo e si ricomincia a ragionare, memorizzando i pattern e studiando con accuratezza le mosse da compiere. Il metodo funziona? Ni, infatti si mantiene il controllo della situazione per una ventina di secondi, poi il ritmo accelerato costringe ad agire d’impulso, lasciando alla fortuna l’esito della nostra performance, con risultati dimenticabili aggiungerei. Nonostante i ripetuti insuccessi però si continua imperterriti, tentando di conquistare risultati presentabili, fino a ché gli strati più profondi della psiche urlano tregua, e in quel momento ci si rende conto di essere afflitti da un curioso mix di nausea e vertigini; mancano giusto gli unicorni.

Abbiamo 3 livelli di difficoltà, che rispondono all’invitante nome di Hard, Harder e Hardest, ma resistendo per 60 secondi consecutivi è possibile sbloccare la versione Hyper di ognuno, per un totale di 6 livelli, 6 minuti di gioco complessivi, 360 secondi secondi che si tramuteranno in interi pomeriggi spesi solo sul primo, insormontabile stage, che dovrebbe essere il più semplice, figuriamoci gli altri. Ma ha davvero senso questo calvario? In fin dei conti Super Hexagon non è che un test per mettere alla prova la nostra lucidità mentale, non c’è un particolare obiettivo da ottemperare, non abbiamo sfide all’infuori del nefasto timer, non c’è progressione, non c’è stimolo, non c’è insomma alcuna luce in fondo al tunnel (esagonale), a meno che non si ambisca a domare Hyper Hexagonest, e in quel caso, lasciatevelo dire da un esperto, forse avete qualche problema (o siete dei monaci Shaolin esperti di gaming, chissà). Quindi, rispondendo alla domanda posta in precedenza, assolutamente no, non c’è alcun senso in questa flagellazione digitale, ma… chissenefrega, costa poco, nei ritagli di tempo è l’ideale per scaricare l’adrenalina (o pomparne dell’altra), e le BGM sono fenomenali, una vera gioia con le cuffie, ma occhio a non rimetterci la pelle, Super Hexagon non perdona.

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IN CONCLUSIONE
Se nella lingua di Byron (non quello di Street Fighter) Super Hexagon verrebbe definito "addictive", per il nostro idioma non trovo altri termini se non "figata". Da un punto di vista razionale e professionale, il titolo Terry Cavanagh è un indiavolato arcade che vanta dalla sua un concetto semplice e intuitivo, applicato in modo da rivolgersi unicamente ai giocatori più abili e temerari, un ritmo veloce che si adatta a sessioni brevi e senza pensieri, merito anche dell'eccellente rigiocabilità, un level design da urlo (letteralmente), una veste grafica essenziale ma efficace e una tracklist orecchiabile e ben armonizzata con il tono generale, un acquisto imprescindibile per gli amanti delle sfide, incoraggiato dal prezzo contenuto, sia considerando la sua incarnazione mobile che quella PC. Da un punto di vista puramente personale invece... provatelo a vostro rischio e pericolo, può piacere come no, solo una cosa è certa: non ne uscirete vivi, o almeno con tutte le rotelle a posto. Per organizzare suicidi di massa e staccare completamente la spina non c'è nulla di meglio, sul serio, il fattore "difficoltà" è un'altra storia, sarà la vostra ultima preoccupazione. 8 è dunque un ottimo voto, che prende atto del rapporto qualità/prezzo, dei "pregi" e dei "difetti" , della qualità dell'esperienza e delle riflessioni antropologiche indotte dai suggestivi flash, mica bruscolini. 8 è tuttavia anche un simbolo, perché potete inclinarlo di 90° e contemplare l'infinito, lo stesso che viene proiettato sullo schermo a ogni avvio, o spezzarlo a metà e ottenere 00 (non il Gundam), la valutazione che ogni essere in grado di eseguire solo quick scope darebbe se venisse legato alla sedia e costretto a giocare a Super Hexagon. Si, è davvero un bel giochino...
Pro-1
Uno scouter non riuscirebbe a calcolare il suo livello di difficoltà
8
Contro-1
Da evitare prima di uscire di casa
Pro-2
Colonna sonora stilosa
Contro-2
Da evitare se avete spettatori (un morto basta e avanza)
Pro-3
Potreste entrare in contatto con il divino a seguito di lunghe esposizioni
Contro-3
Da evitare se amate Justin Bieber (random)
RATED "N" FOR CHUCK NORRIS
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