TownCraft – Chi fa da sé, fa per tre
Non è raro che il mondo degli indie ci regali qualche perla grazie ad un design insolito o un gameplay originale, e questo è il caso di TownCraft che mischia l’anima da videogioco à la Minecraft, ma con una visuale bidimensionale, dove il crafting e la ricerca di risorse la fanno da padrone, con in più un pizzico di city builder, o in questo caso villaggio, che rendono le meccaniche di gioco abbastanza originali. Ma si tratta di un buon mix di generi o il risultato è un titolo blando che non riesce ad essere né carne, né pesce? Scopriamolo assieme con questa recensione.
Costruire che passioneNon è la prima volta che vediamo un titolo del genere, che mischia la ricerca di risorse con la costruzione di edifici in cui poter far stazionare gli NPC che poi si occuperanno di far crescere la nostra economia, tuttavia a differenza di molti altri titoli gli sviluppatori hanno optato per la rimozione di qualsiasi componente survival. Il nostro personaggio non patirà la fame o la sete e non morirà per il freddo o ucciso dai nemici. E questo è il problema principale di questo titolo. È un gioco pensato principalmente per il mondo mobile e infine trasposto su PC in cui non esiste il game over. Un titolo rilassante da giocare, o forse è meglio dire da controllare, più volte durante il giorno per qualche minuto. Purtroppo anche il gameplay risente di questa impostazione, infatti, oltre ad non esserci alcun incentivo che ci spinga a fare le cose per bene proprio a causa dell’assenza della morte, il gioco risulta molto semplificato nelle sue meccaniche e limitato sotto molti aspetti. Lo scopo principale del gioco è infatti quello di costruire una città, assumere lavoratori e cercare di mantenere l’economia stabile, ma ciò avviene in maniera molto lineare ed è solo per pigrizia del giocatore, che comunque deve occuparsi personalmente della vendita delle risorse prodotte, pratica che alla lunga diventa davvero tediosa, che la città può “morire”. È inoltre assente la possibilità di recuperare le risorse in automatico con un solo click, ma dobbiamo invece premere in maniera forsennata il tasto sinistro del mouse. Aspetto che non è molto fastidioso su touch screen, ma diventa snervante su PC. Inoltre i movimenti del personaggio, oltre ad essere inutilmente lenti, non gli permettono di muoversi in diagonale fra le varie caselle e la presenza di alberi e rocce causano problemi al pathfinding, che non riesce a definire un percorso valido e fa fare dei giri lunghissimi al nostro instancabile protagonista a meno che, per il movimento, non si usino i classici WASD. Infine non abbiamo davanti un gran numero di risorse, ma perlomeno le combinazioni offerte dal crafting sono discrete, anche per la presenza di oggetti come il tavolo da lavoro, necessari per poter costruire risorse più elaborate che di conseguenza ci consentono di sbloccarne di nuove.
L’aspetto più interessante resta quindi la possibilità di costruire una città, ma purtroppo anche in questo caso ci sono delle inutili limitazioni, come la dimensione massima degli edifici che non può andare oltre un certo numero di caselle, tuttavia è possibile assegnarli ad un NPC, che incontreremo nell’unica strada che taglia da sinistra a destra la mappa e che potremo assumere per svolgere qualche mansione. La nostra linfa vitale saranno infatti i soldi ed è l’unico aspetto di cui ci dobbiamo veramente preoccupare. Se non siamo in grado di pagare qualcuno, questo se ne andrà, portando ad un effetto domino fino a farci arrivare alla bancarotta, trasformando il nostro villaggio in una città fantasma. Tuttavia anche se avviene ciò, non raggiungeremo il game over, semplicemente continueremo a giocare come se nulla fosse e cominciando nuovamente il ciclo che ci vede all’inizio raccogliere risorse e magari lavorarle per poi venderle ai mercanti che passano, costruire edifici, assumere dei lavoratori affinché si occupino ad esempio di pescare, tagliare legna o lavorare i campi, ovvero le caselle in cui noi personalmente abbiamo piantato dei semi, e osservare la vita nel villaggio, che però ha bisogno di essere controllato continuamente visto che comunque siamo noi a decidere cosa vendere e comprare e far sì che ci sia sempre il giusto equilibrio tra risorse vendute e materie prime acquistate e ottenute. Questo alla lunga può stancare il giocatore, in primis perché non c’è nulla che ci spinga a fare tutto ciò se non per il gusto stesso di farlo e in secondo luogo perché è impossibile creare un villaggio autosufficiente. Towncraft è un gioco che punta maggiormente sull’aspetto gestionale che construttivo, rispetto a come dovrebbe essere un classico city builder, ma grazie alle sue meccaniche semplificate, è facile da apprezzare, anche se dopo un po’ di tempo potrebbe risultare noioso.
Dal punto di vista estetico, siamo sempre davanti ad una trasposizione dal mondo mobile, quindi le opzioni grafiche sono risicate al minimo, ma nel complesso i disegni dell’ambiente e dei personaggi sono ben fatti con una predominanza dei colori accesi, oltre a presentare delle forme e dimensioni abbastanza buffe che ben si sposano con lo stile spensierato del gioco, risultando piacevole da osservare, pur peccando di originalità ed ispirazione dato che siamo davanti al più classico stile medievale, fatto di edifici di legno e in pietra. Infine le musiche che ci accompagnano sono facilmente dimenticabili, ma nonostante tutto non si sono rivelate fastidiose, anzi, ci hanno accompagnato piacevolmente per tutta la durata della nostra prova.
Sistema di crafting ben definito |
6 | Non si può morire |
Possibilità di costruire un villaggio | Poco adatto a un'esperienza PC | |
Dimensioni degli edifici troppo limitate | ||
| Giocatelo su tablet | ||
