Darkout
Negli ultimi anni siamo stati testimoni di una piccola seppur avvincente nascita di un genere videoludico, non ci riferiamo all’ormai ben conosciuto mondo degli indie games, ma a qualcosa di ben più specifico: i videogame Sandbox. Con la nascita di Minecraft molti si sono interessati alla componente ruolistica di un gioco che all’apparenza risultava scarno e privo di qualsiasi tipo di divertimento, per poi ricredersi. Esistono numerosi giochi nati dall’idea utopistica di un open world dove il protagonista dà libero sfogo alla propria fantasia, proprio Minecraft in questo senso apre un piccolo universo a tutti quei giochi generalmente indipendenti che tentano di avvicinare i giocatori a questa piccola branca dei videogame. Per citare un esempio, Terraria, gioco simile a Minecraf per idee di base, ma che fondamentalmente offre qualcosa di prezioso al giocatore, qualcosa che non si può identificare semplicemente elencando le qualità visive e tecniche del gioco; bisogna infatti saper guardare oltre certi limiti, o certe peculiarità, giochi come Minecraft, Terraria e lo stesso Darkout ci aprono un universo di possibilità che non limitano in nessun modo il nostro divertimento.
In questo senso Darkout riesce perfettamente, i ragazzi di Allgraf ci permettono di vivere un’avventura in un mondo alieno dominato da fantastiche ambientazioni al limite della fantascienza, il tutto incorniciato in un’atmosfera aliena ed affascinante. Noi di Z-Giochi abbiamo avuto il piacere di entrare in questo mondo per saggiarne i limiti ed ora siamo pronti a dirvi cosa ne pensiamo.
SIGNORI, BENVENUTI A DARKOUT
Inizieremo con una piccola premessa, la versione di prova su cui abbiamo messo le mani ci concedeva di provare la modalità Arcade del titolo, non la Campagna principale. Obiettivamente siamo contenti di ciò, considerando che si tratta di una versione beta non abbiamo rischiato di essere “rallentati” dalla trama che per forza di cose avrebbe potuto limitare le nostre azioni a parametri specifici. Provando, invece, la versione Arcade siamo stati in grado di creare un nostro mondo di differenti dimensioni e con la difficoltà che preferivamo; il gioco comunque parte con il medesimo incipit in qualsiasi modalità o costrutto decideremo di ambientare l’avventura: ci troveremo su un pianeta affascinante ed alieno, dove siamo stati costretti ad atterrare dopo un non ben specificato problema tecnico. Il nostro avatar non sarà un semplice umano con capacità primitive di sopravvivenza, ma un ben attrezzato ingegnere dotato di capacità notevoli per quanto riguarda la costruzione e la creazione di oggetti utili per la propria sussistenza. Presi alcuni dei materiali necessari allo scopo, scappati dalla nostra navicella in fiamme, il nostro obiettivo primo sarà sopravvivere alla non sempre pacifica fauna e flora del pianeta alieno. Il gioco limita il nostro campo visivo, trattandosi di un videogame a scorrimento laterale. Ciò nonostante, la limitazione imposta da questo particolare stile non crea mancanze a livello qualitativo, non ci troveremo mai a dover affrontare combattimenti al di fuori del nostro campo visivo e l’intera esperienza risulterà oltre modo godibile sotto ogni punto di vista. Pur trattandosi di un videogame in fase Beta i problemi tecnici che affliggono il gioco sono relativamente pochi e la possibilità di interagire con l’intero ambiente è effettivamente possibile: alberi, sabbie mobili, fuoco, terra, acqua ed animali, saranno tutti utili per craftare oggetti di vario tipo o modificare l’ambiente, potremo creare un rifugio su molteplici piani a livello dell’acqua o un bunker sotto terra, stando ben attenti a limitare l’utilizzo di determinati equipaggiamenti per non rischiare di dover affrontare situazioni spiacevoli privi dei necessari attrezzi come, ad esempio, pistole laser, granate, fiaccole o gli utilissimi bengala.
Graficamente Darkout si presenta benissimo, i ragazzi di Allgraf sono riusciti a ricreare un ambiente alieno che ricorda vagamente il mondo di Pandora nel famoso film Avatar. Piante che si muovono con il vento o al nostro passaggio, che addirittura si illuminano, animali alieni che risiedono nell’ambiente di gioco come se fossero realmente vivi, il tutto sotto un cielo cupo che dà realmente l’impressione di schiacciare il protagonista al suolo, senza togliere l’atmosfera di quel giusto pizzico di Sci-Fi. Gli effetti particellari sono stati rifiniti a dovere, seppur non si tratti di una versione completa del titolo, e l’interfaccia utente è perfettamente amalgamata con l’atmosfera, per non dare troppo stacco dai colori vivi dell’ambientazione. Naturalmente c’è ancora qualche ritocco da fare, ma complessivamente Darkout ha stile da vendere.
Avendo avuto modo di provare solo la parte Arcade del titolo, con già tutte le nostre abilità perfettamente sviluppate e senza aiuti a schermo che ci permettessero di imparare le basi del gioco, ci siamo dovuti scervellare non poco per iniziare ad ingranare con il giusto ritmo; la creazione di una mini struttura che ci permettesse di proteggerci dall’ambiente bellissimo, ma ostile, è stata ardua, almeno durante i primi minuti. Tuttavia, una volta iniziato a capire come e cosa potessimo realmente fare, non c’è stato limite alla nostra fantasia, nell’attesa che arrivassero i tanto agognati soccorsi ci siamo persi nel sottosuolo alieno alla ricerca di materiali utili e/o di caverne naturali dove poter costruire le nostre fondamenta, per un riparo degno di questo nome. Anche se distanti dal pericolo di una fauna troppo impicciona, siamo comunque caduti in pericoli ben più subdoli, quali crolli improvvisi o fiumi di acqua e lava, che ci hanno impedito di procedere con il giusto ritmo. Certo, non per questo giudichiamo il prodotto come “troppo complesso”, anzi questo tipo di difficoltà ci mancava e come in ogni Sandbox che si rispetti abbiamo volto queste difficoltà a nostro vantaggio ergendo barricate e proteggendoci da tutto quello che poteva darci fastidio, ricreando una vera e propria fortezza pronta ad affrontare qualsivoglia alieno troppo curioso, o qualsiasi crollo strutturale.

