Interstellar Marines – Il ritorno degli FPS tattici?
Uno dei generi meno considerati degli ultimi anni è sicuramente quello degli sparatutto tattici, che dopo l’epoca d’oro, rappresentata da vere e proprie chicche quali la saga di SWAT e svariati titoli appartenenti ai brand di Rainbow Six e Ghost Recon, ha subito un drastico calo d’interesse da parte dei videogiocatori, con un conseguente (e ovvio) abbandono di progetti simili da parte degli sviluppatori. Fortunatamente per gli appassionati le cose stanno per cambiare un po’, non solo potremo mettere le mani sul nuovo capitolo di Rainbow Six nel giro di qualche mese, ma grazie al programma Early Access su Steam è possibile provare un titolo indie che, almeno sulla carta, pare appartenere al genere. Noi abbiamo avuto modo di provare approfonditamente il titolo in questione, Interstellar Marines, e queste sono le nostre prime impressioni.
A CACCIA DI CYBORGInterstellar Marines è uno sparatutto in prima persona in cui il gioco di squadra assume una certa rilevanza. Purtroppo non esiste una trama che lega le varie missioni di gioco e ci introduce alle azioni che stiamo per compiere, infatti da questo punto di vista il titolo risulta essere particolarmente anonimo. Il nostro compito è semplicemente quello di vestire i panni di un marine spaziale e liberare un’area da svariate macchine umanoidi, le quali in alcuni casi sono in possesso di armi da fuoco, in altre si limiteranno a correre rumorosamente verso di noi (un po’ come i bomber di Serious Sam) e prenderci a cazzotti. L’equipaggiamento a nostra disposizione è estremamente limitato, parliamo infatti di due sole armi, una mitragliatrice ed un fucile d’assalto, ai quali è possibile applicare una torcia, un silenziatore e un mirino laser. Purtroppo tutte le opzioni relative all’equipaggiamento sono queste, non ci sono armi particolari, gadget in grado di permetterci un approccio più tattico prima di fare irruzione in una stanza e, soprattutto, manca qualsivoglia tipo di granata. È quindi facile comprendere quanto il titolo abbia grossi limiti da questo punto di vista, finendo così col diventare un semplice sparatutto in cui è impossibile agire impulsivamente anche a causa di un quantitativo di punti vita irrisorio. Particolarmente sentita poi è anche la completa assenza di un sistema di copertura, che in più di una situazione si sarebbe rivelato molto utile.
A parte due lunghe missioni giocabili in single player, il titolo permette di avventurarsi nella modalità cooperativa con altri 3 giocatori. Le modalità a disposizione sono tre, nessuna delle quali particolarmente innovativa. In Elimination bisogna eliminare ogni singolo robot dall’area, in Survival ci tocca attivare dei pannelli sparsi in giro per la mappa resistendo alla furia dei cyborg kamikaze e, infine, in Escape bisogna cercare in tutti i modi una via di fuga, sfruttando delle chiavi d’accesso nascoste nelle mappa. Purtroppo però il totale piattume delle mappe a disposizione, i nemici tutti uguali e l’impossibilità di giocare in server con la rotazione mappe abilitata (finita la partita, ricomincerete da zero a giocare nella stessa area) non aiuta molto. Ad aggravare la situazione c’è anche un numero di giocatori online talmente basso al momento da non permettervi di decidere in quale mappa/modalità giocare. Discorso molto simile vale per il multiplayer, la cui unica modalità prevede due team scontrarsi per il controllo di svariati avamposti sulla mappa.
Sebbene criticare il titolo dal punto di vista artistico sia un po’ come sparare sulla croce rossa, vista la banalità di mappe e nemici controllati dall’IA, bisogna dire che tecnicamente non è assolutamente da buttare. I modelli delle uniche due armi a disposizione sono ben realizzati, il sistema di illuminazione dinamica fa il suo lavoro e l’intelligenza artificiale dei nemici è piuttosto avanzata, sebbene ci sia ancora del lavoro da fare.

