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TESTATO SU PC
17 dicembre 2013, 9:01
The Banner Saga
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The Banner Saga

La conoscenza della storia e della mitologia appartenenti alle popolazioni scandinave soffre di un peculiare contrasto che porta questi campi ad essere esaltati incondizionatamente essendo, al contempo, conosciuti davvero solo in modo assai superficiale. Spiegando meglio, possiamo affermare che da molto tempo a questa parte gli innumerevoli miti, le leggende e qualche briciola di storia scandinava sono serviti principalmente ad ispirare ed alimentare, nelle sue varie declinazioni, il genere letterario nerd per eccellenza: il fantasy, a cui poi sono ovviamente seguiti film, giochi di ruolo cartacei, gruppi symphonic-gothic, metal e videogiochi. Riguardo a questi ultimi, così come per i libri, la produzione è ormai davvero sconfinata, non solo per le citazioni o gli spunti “rubati” da qualche sviluppatore, ma anche per la presenza, in qualità di protagonisti (o antagonisti), degli stereotipati Norreni con elmo cornuto, grandi barbe ed asce spaventose, calati in set più o meno fantasiosi.

L’ultimo omaggio all’epico nord questa volta viene da un piccolo team di sviluppo texano che rientra sì nella classificazione “indie”, ma che in realtà annovera tre importanti veterani dell’industria videoludica, tutti ex membri di Bioware impegnati per lungo tempo in progetti come SW:TOR e non solo; Arnie Jorgensen si è dilettato nel concept e in molti lavori di DC Comics, mentre John Watson è stato addirittura collaboratore nel progetto Hubble, per la NASA. Sembra evidente che le esperienze vissute da menti di tal fatta non possono che creare molte aspettative per il loro primo, particolare, progetto finanziato con l’onnipresente Kickstarter, peraltro già disponibile nella sua componente multiplayer su Steam sotto forma di free to play da quasi un anno ormai.

Miti, leggende, uomini d’arme

In The Banner Saga la mitologia nordica pervade sotto ogni aspetto una struttura di gioco molto particolare che mescola una tradizione videoludica prettamente occidentale con una struttura di gioco solitamente padroneggiata dagli sviluppatori del Sol Levante. Stoic Studio per la sua creatura, di cui questo è solo il primo capitolo della già pianificata trilogia, ha puntato molto nella creazione di una trama adulta settata in un evo in cui la storia delle tribù vichinghe si fonde con gli elementi mitologici e magici cantati nelle epopee e nelle ballate norrene. Come in ogni saga che si rispetti, anche qui l’elemento del viaggio e della ricerca rivestono un ruolo centrale. Una terra caduta nel caos della guerra è costretta ad assistere ad improbabili alleanze tra le tribù vichinghe per tentare di arginare il male che sta dilagando. Per poter assicurarsi una minima possibilità di vittoria sarà necessario approntare una carovana e percorrere in lungo e in largo le gelide terre innevate proprio per stringere le predette alleanze ed arruolare i migliori guerrieri del nord, ma il compito sembra essere davvero arduo.

Senza entrare nei dettagli rischiando di svelare troppo della trama, passiamo senza indugio ad esaminare gli aspetti tecnici del titolo. Come dicevamo in apertura del paragrafo, The Banner Saga possiede due anime complementari; la struttura di fondo riprende essenzialmente la grande tradizione orientale degli strategici a turni come, tanto per citare un semplice esempio, Final Fantasy Tactics e la completa con uno spiccato design occidentale sottolineato non solo dalla particolare veste grafica ma anche dal modo in cui è stata concepita la sezione ruolistica. Quest’ultima infatti risente dell’influenza delle pregresse esperienze lavorative del team di sviluppo. In perfetto stile Bioware, la trama non è lineare; essa durante i molti dialoghi si ramifica in scelte multiple e le decisioni prese dallo stesso giocatore nel corso dell’avventura ne influenzeranno il proseguimento (i classici dilemmi morali insomma), non solo per il percorso da seguire, ma anche riguardo all’arruolamento dei compagni che si uniranno o meno alla vostra causa a seconda di come riuscirete a condurre le trattative. Ovviamente molti sono i membri che potrete arruolare ed altrettante le classi – e sottoclassi – da schierare in battaglia, dagli imponenti giganti guerrieri agli agili arcieri fino ai lesti scout. Oculata diplomazia ed una particolare attenzione alle opzioni disponibili nei dialoghi potrebbero farvi risparmiare un bel po’ di grattacapi durante l’altra importante sezione: quella dei combattimenti.

Il combat system, come anticipato, rientra appieno nella tipologia degli strategici a turni. I campi di battaglia non sono altro che classiche scacchiere isometriche su cui si scontrano, come di consueto, nemici e membri del party, in relazione all’ordine risultante dal valore di “iniziativa” di ciascuno. Ogni personaggio durante il proprio turno può ovviamente compiere tutte le azioni di rito, ossia muoversi per un determinato numero di caselle, attaccare/difendere od utilizzare un’abilità speciale; queste compaiono in un comodo menu circolare (vi ricorda qualcosa?) sotto al personaggio non appena lo selezionate. Il terreno non fornisce molto aiuto dal punto di vista strategico; è infatti essenzialmente piatto e non presenta alcun particolare vantaggio che vale la pena sfruttare per prevalere sul nemico. L’unica apprezzabile concessione al tatticismo viene fornita dalle molte skill e in caso di attacco sui fianchi o alle spalle, che permette di infliggere maggiori danni grazie al bonus che ne derivano. Ogni combattente possiede due parametri, quello della vitalità e quello della protezione (o armatura che dir si voglia), entrambi ugualmente importanti. Infatti capita spesso che tentare semplicemente di azzerare la vita dell’avversario non porta ai risultati sperati. Dunque davanti ad un elevato coefficiente di armatura è bene cercare, prima che intaccare la sua salute, di spossare il nemico e spezzare ogni sua resistenza in modo da renderlo debole, poco efficiente e, soprattutto, vulnerabile. Oltre agli attacchi ed alle abilità speciali, diverse per ogni membro del party in ragione della specifica classe di appartenenza, esiste una variabile, per così dire, di squadra: il willpower. Quest’ultimo permette, ad ogni uccisione, di guadagnare un punto willpower il quale può essere utilizzato per potenziare l’attacco o un’abilità e darle, nel corso del turno, un bonus pari al doppio dell’effetto normale. Il guadagno di willpower però non deriva solo dalla quantità di uccisioni effettuate, ma anche dal morale delle truppe; un parametro da tenere sempre in considerazione e da curare costantemente, dato che influisce sui bonus e sulle prestazioni dei soldati durante gli scontri. Una volta usciti vincitori chi ha partecipato alla battaglia guadagnerà, al solito, esperienza e livelli accumulando così punti da spendere all’accampamento della carovana per potenziare le diverse skill.

Eroi a fumetti

Sotto il profilo stilistico, The Banner Saga è uno spettacolo. Il concept è tanto semplice quanto intrigante e bello da vedere. L’esperienza fumettistica di Arnie Jorgensen c’è e si vede, ma non solo; infatti la scelta del particolare design bidimensionale riprende ed omaggia uno stile che vanta dei natali illustri: Don Virgil Bluth. Per chi non lo conoscesse, questo personaggio è il fautore di cartoon immortali come Robin Hood, Winnie the Pooh, Red e Toby e Brisby… e di un videogioco leggendario come Dragon’s Lair (il quale, in teoria, approderà anche sul grande schermo). Ad ogni modo, tutto – ma proprio tutto – è bidimensionale, disegnato a mano e reso in uno stile che appartiene al mondo dei fumetti. Il colpo d’occhio è davvero gradevole; tratti ben definiti racchiudono colori vividi, facendo sembrare ogni scena, ogni dialogo, ogni combattimento, ogni fondale, perfino i menu di gioco (!) un piccolo dipinto da ammirare. Durante gli scontri i movimenti dei personaggi sono semplici ed elementari, ma al tempo stesso belli da vedere, così come le sequenze dei dialoghi, in cui la staticità dei personaggi viene stemperata dalla caduta della neve e dai vestiti che ondeggiano al vento. Le impostazioni grafiche sono praticamente inesistenti, essendo prevista unicamente la scelta tra full screen e windowed mode, quindi il gioco può essere goduto anche da PC non propriamente performanti. Siete pronti a vedere i vichinghi impadronirsi dei vostri PC?

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IN CONCLUSIONE
Il primo progetto del giovanissimo Stoic Studio ha moltissimi occhi puntati addosso, non solo per le ambizioni, ampiamente sciorinate su Kickstarter, ma anche per le pregresse esperienze lavorative dei tre responsabili del team di sviluppo, non proprio dei parvenu. Ad ogni modo, il primo capitolo single-player di The Banner Saga, preceduto dalla sua componente free to play, sembra sulla buona strada per soddisfare le aspettative del pubblico grazie ad un set nordico di sicuro impatto, ad una buona varietà di classi, skill, combattimenti, dialoghi, choices & consequences ed un design d’altri tempi. La release finale è prevista per gennaio 2014, quindi, nell’attesa, buttatevi su Factions!
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