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Retro
12 dicembre 2011, 17:00
Sin and Punishment
Sin and Punishment mobile

Sin and Punishment

Tsumi to Batsu, ovvero Sin and Punishment, letteralmente Peccato e Punizione, un titolo alquanto enigmatico per un pezzo d’antologia che segnò gli ultimi istanti di vita del Nintendo 64. Dopo averlo spesso copulato con il ben più celebre Star Fox 64, non ho potuto fare a meno di ritagliare un angolo della nostra rubrica retrò per far conoscere anche a voi lettori questo spettacolare ed adrenalinico rail shooter, rimasto ingiustamente confinato in Giappone fino all’avvento della Virtual Console per Wii, che permise a tutto il mondo di riscoprire questo pezzo da novanta dell’era dei 64 bit. Un’esperienza tanto fugace quanto memorabile, tanto da essere tutt’ora vivida nella mia memoria come un cicatrice indelebile, che scavò un solco profondo nella mia carriera videoludica.

Sviluppato da Treasure, da sempre sinonimo di qualità quando si tratta di sparatutto(cito ad esempio perle del calibro di Gunstar Heroes o Bangai-O), e Nintendo, il gioco vide la luce negli ultimi mesi del 2000. Il GameCube era ormai alle porte, ma già da tempo il poligonale logo del Nintendo 64 si era spento, schiacciato dalla concorrenza e da costi di produzioni sempre e comunque piuttosto alti, tanto da impedire un’ipotetica pubblicazione americana o europea del titolo, nonostante fosse in programma. Passarono gli anni, fino all’apertura dello store online Nintendo. Da allora migliaia di videogiocatori acclamarono a gran voce la possibilità di poter mettere le mani sul prodotto Treasure, e così avvenne; Sin and Punishment si mostrò finalmente al pubblico occidentale, tradotto in inglese per l’occasione. Pad del GC alla mano, andiamo a far fuori qualche insettaccio.

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Giappone, 2007, l’eccessiva sovrappopolazione ha comportato numerose crisi alimentari, così alcuni scienziati locali, per sopperire alle carenze di cibo, crearono in laboratorio una nuova razza di esseri viventi, i Ruffian, che sarebbe andata a costituire la principale fonte di sostentamento per l’umanità. Ma come ogni esperimento genetico che si rispetti, non passò molto tempo prima che i nuovi nati si ribellassero ai loro creatori, colonizzando il pianeta e uccidendo chiunque al loro passaggio. Per contrastare la minaccia “aliena” vengono formate delle squadre di volontari, dietro il cui altruistico gesto vi è in realtà la volontà di soggiogare la popolazione con la violenza. In difesa dei deboli si è formato un gruppo di resistenza guidato da Achi, una misteriosa ragazza dotata di poteri paranormali, e Saki, protagonista della storia e guerriero più forte del gruppo. Ucciso dai Ruffian qualche tempo prima dei fatti narrati nel gioco, viene risuscitato da Achi e infuso nel suo stesso sangue, conferendogli così abilità sovrumane.

Il gameplay ricorda da vicino Cabal per Amiga, uno sparatutto su binari in cui, oltre a muovere il mirino con il control stick, andremo ad intervenire anche sul movimento del nostro alter ego, che potrà spostarsi lungo un asse orizzontale per schivare gli attacchi nemici o raccogliere oggetti, in questo caso utilizzando il C-Stick. La nostra arma sarà una gun-blade ad energia, dotata di due livelli di fuoco, libero più potente e debole ma con il classico lock-on, da alternare con l’attacco da mischia per semplificarsi la vita e gonfiare all’inverosimile il moltiplicatore dei punti. Non mancano inoltre di dare filo da torcere il cronometro che scorrerà inesorabilmente verso lo zero e avvincenti scontri contro boss di metà e fine livello.

UN COPIONE CORTO MA BEN SCRITTO

A rendere unica l’esperienza offerta da SaP ci pensa però il ritmo di gioco, serrato e frenetico, che coinvolge il giocatore sin dalle prime battute. Gli eventi sono concentrati in 3 capitoli, brevi ma densi di colpi di scena, raccontati attraverso cutscenes doppiate in un ottimo inglese (bizzarro se si considera che il gioco è uscito unicamente in Giappone). Sebbene la trama in sè sia abbastanza nebulosa(buona parte degli avvenimenti passati e presenti spesso non vengono minimamente accennati, lasciando nel buio più totale l’ignaro giocatore, che deve ricorrere a terze vie per avere qualche nozione in più), basta prendere confidenza con i controlli, immediati e precisi, per rimanere incantati da una formula di gioco di stampo puramente arcade, con tonnellate di nemici a schermo da eliminare e mai un momento di stanca, apprezzabile sia dai fan del genere che dai neofiti. Ripulire l’area dall’afflusso costante di Ruffian o volontari, uscire indenni dallo scontro con un ciclopico mostro o più semplicemente destreggiarsi in acrobatiche schivate, Sin and Punishment si dimostra sempre e comunque appagante, vario e con un level design a tratti spettacolari; siamo seri, chi non troverebbe epico devastare un’intera flotta ed un cannone orbitale a bordo di una piattaforma di metallo sparata nella stratosfera?

L’unico “difetto”, se proprio vogliamo definirlo tale data la natura del titolo, è la longevità, piuttosto risibile. Anche prendendosela con comodo, non passeranno più di 2-3 ore prima di intravedere i titoli di coda. Ma come ogni sparatutto il tasso di rigiocabilità è altissimo, sia grazie al tabellone degli high-score da demolire, sia perchè mollare il gioco dopo una sola sessione è quasi impossibile, un pò come quando da bambini inserivamo nei nosti cabinati preferiti vagonate di monetine nonostante avessimo finito più e più volte il gioco in questione. Sin and Punishment riesce a trasportare quell’ebbrezza tipica di titoli come Time Crisis nel salotto di casa propria, anche senza impugnare ergonomici pistoloni di plastica(e ovviamente senza spendere una fortuna in Continua), un sollazzo così semplice da iniziare eppure così difficile da interrompere. Basta prendere il pad, accendere la console e vivere una delle migliori esperienze sparacchine di sempre.

IN CONCLUSIONE

Definirsi fan del genere e non aver mai provato Sin and Punishment è un’onta a cui porre rimedio al più presto possibile. Merito di atmosfere grandiose, un motore grafico che mostrava tutta la potenza del N64, una colonna sonora incalzante e curatissima e ovviamente un gameplay ineccepibile, SaP rientra di diritto tra i titoli per questa splendida console da possedere ad ogni costo. Ad un modico prezzo potete rivivere l’originale in tutta la sua gloria su Wii, mentre se pensate che con il puntatore del telecomando il capolavoro Treasure potesse rendere al meglio sappiate che proprio su Wii è uscito tempo fa il suo seguito diretto, Successor to the Sky, che mantiene inalterata la formula dell’originale e vi aggiunge una validissima modalità multigiocatore. Ma si sa, l’originale non si batte, ed è proprio a questo che vi consiglio di puntare, in particolar modo se è la prima volta che vi affacciate al genere. Salutata con riguardo questa perla rimasta fin troppo tempo nell’ombra, vi lascio al prossimo appuntamento con la rubrica retrò 😉

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