Z-Giochi.comZ-Giochi.com Mobile

Rubrica
30 luglio 2012, 10:19
What We Lost? | Gundam Assault Survive
What We Lost? | Gundam Assault Survive mobile

What We Lost? | Gundam Assault Survive

Dopo aver abbondantemente parlato di Gundam in un trascorso What We Lost?, ha ancora senso riportare in auge i robottoni giapponesi su queste pagine? Beh, sappiate che se ogni tie-in del brand avrà anche solo una frazione della classe di NEXT PLUS o della perla che vi presenterò oggi è molto probabile che ritorneremo in tema con una certa regolarità, ne vale sicuramente la pena. Ma bando alle ciance, è tempo di scoprire un’altro capolavoro sfuggito al grande pubblico e rimasto confinato nel Sol Levante. Sto parlando di Gundam Assault Survive, in esclusiva PSP.

Exia contro Throne Zwei, un classico

E questa è solo la prima schermata!

Sarà possibile equipaggiare anche piattaforme di volo ausiliari, come questa utilizzata da uno Zaku II

UN COCKPIT PER POCHI

Assault Survive è l’ultimo esponente della saga Gundam Battle, battezzata nel 2005 su Playstation Portable e ad oggi arrivata al suo quinto capitolo. Il cuore del gameplay è quello di un TPS a base di Mobile Suit con un sostanzioso contorno di elementi GDR e gestionali. La trama ricalca le varie stagioni dell’anime, suddivise in “timeline“, con una particolare enfasi sullo Universal Century. Snodo cardine della modalità principale sarà infatti la One Year War, che segna il debutto di Mobile Suit Gundam nell’anno 0079, e le sue ripercussioni, narrate in Gundam Z e ZZ(ma non mancano side story e lungometraggi come 0080 War in the Pocket o Char’s Counterattack). Trovano luogo anche i recenti SEED e 00, ma è evidente come il loro ruolo sia marginale e molto circoscritto, essendo totalmente dislocati dallo sviluppo narrativo principale e presentando Mobile Suit esclusivi ai piloti della serie stessa.

Le vicende sono illustrate in game attraverso brevi scambi di battute tra i vari personaggi (che vantano i loro doppiatori originali), ma senza approfondire troppo gli eventi, in modo da non togliere spazio al gioco, di natura arcade. Da ciò deriva il target del titolo, rivolto quasi esclusivamente ai fan della serie, che possono immedesimarsi appieno in una storia che già conoscono, intervenendo direttamente nei suoi sviluppi nei panni dei loro beniamini metallici. Ciò è più che mai vero per chi non mastica il giapponese, e l’assenza di qualsivoglia sottotitolo o traduzione online non aiuta di certo. Eppure anche solo conoscere una minima parte della trentennale carriera del mecha più celebre di sempre è sufficiente per apprezzare gli “appunti” forniti, spingendo a curiosare sul background che precede le battaglie vissute nel gioco, o perché no rispolverare qualche vecchia gloria.

Chiaramente avrete capito che appartengo a questa “élite” di filo-nipponici, eppure nonostante abbia perso una parte del divertimento offerto da GAS a causa dello scoglio linguistico, dopo oltre 30 ore di gioco e ancora parecchie cose da fare all’orizzonte, posso con certezza affermare che un gioco del genere avrebbe meritato di mostrarsi anche a noi occidentali date le sue evidenti qualità, Gundam o meno. Soprattutto se si considera il parco titoli miserevole della PSP europea, o almeno in confronto a quella giapponese, che tutt’ora sovrasta la sua poco VITAle gemella, e non certo a caso.

Nu Gundam, devastante ma costosetto

Non mancano MS ingombranti come lo Psycho Gundam

Il Freedom è uno dei migliori provenienti da SEED, ma sono in grado di pilotarlo solo quattro gatti…

GUNDAM, IKIMASU!

Il battle system di Assault Survive presenta numerose analogie con quello di NEXT PLUS, fatta eccezione per alcune combinazioni la mappatura dei tasti e la loro funzione è infatti la medesima, ma se in quest’ultimo le movenze dei Mobile Suit sono state adattate ai canoni frenetici di un picchiaduro, quindi sequenze di attacchi e sprint portati con grande rapidità, nel primo è possibile avvertire tutta la pesantezza dei robot e le loro limitazioni tecniche e computazionali, quasi a dare un tono più “realistico“, in senso lato. Ad accrescere questa sensazione il fatto che non si impersoneranno i grandi condottieri attorno ai quali si sono decise le sorti della guerra (non subito almeno), ma ci si troverà alla testa di un piccolo plotone composto da 3 unità, nelle vesti di un soldato come tanti di cui definiremo nome, lineamenti e voce.

Trovandosi ai comandi di mere produzioni di massa gli obiettivi delle missioni assegnate saranno piuttosto “modesti”, come conquistare una posizione strategica, respingere i nemici nell’attesa dell’arrivo dei rinforzi, eliminare un bersaglio e successivamente darsi alla fuga, scortare una corazzata alleata…la varietà non manca, ma alla fine dei giochi saremo sempre e comunque protagonisti del conflitto, alla faccia di Amuro e cricca. Nonostante gli avvertimenti in gran parte oscuri dell’Operator potrebbero sembrare un impedimento alla già problematica comprensione delle mansioni da svolgere, bastano 5 minuti per immedesimarsi, complice un’interfaccia funzionale e una curva di apprendimento abbordabile, forse anche troppo. A dirla tutta il il livello di difficoltà generale non è particolarmente elevato, o almeno fino alla comparsa (frequente) degli “Ace”, al cui cospetto la minima distrazione può costare la distruzione del Mobile Suit. D’altro canto il gioco non manca di  ricompensare lautamente una scelta vincente, difatti al termine di ogni missione vittoriosa ogni azione varrà quintali di punti esperienza e fondi, che potranno essere liberamente investiti per acquistare nuovi MS o potenziare quelli in proprio possesso.

A tal proposito il menù di personalizzazione dei Mobile Suit è semplicemente superbo. Statistiche di base, arsenale, scudi, equipaggiamenti supplementari, tutto può essere potenziato al dettaglio. Lavorare sull’abitacolo ad esempio permetterà di migliorare punti corazza, resistenza alle munizioni solide o laser, durata ed efficacia dei propulsori, ampiezza del radar, stabilità, velocità motorie, mentre gestire le singole armi sarà fondamentale per ottimizzare potenza e rapidità di fuoco, tempi di ricarica e munizioni nel caricatore, gittata e persino numero di colpi per raffica, e  questo per ognuno degli oltre 300 MS, tutti riprodotti con estrema fedeltà rispetto alla loro serie di origine, dalla dotazione bellica alle prestazioni. Un hangar immenso e dalle mille possibilità insomma, che richiederà ore solo per poterne analizzare una minima parte, e questo senza tirar fuori il vero potenziale di ogni Mobile Suit, in grado di dare del filo da torcere a qualunque NewType in circolazione con la giusta messa a punto. Tra le feature più interessanti la possibilità di “overclockare” un determinato parametro una volta raggiunto il “cap” spendendo ingenti somme extra. Anche con tutti i soldi del mondo va ricordato tuttavia che ogni mezzo presenta un tetto massimo di PT assegnabili, overclock o meno. In caso si rimanga a corto di contanti o di spazio è possibile comunque abbassare le altre statistiche e guadagnare sulla differenza, così come si possono manovrare a piacimento tutti i PT ottenuti da una precedente transazione, a patto di mantenersi nel budget speso. Una vera droga per gli amanti del tuning, figuriamoci per un patito della serie, anche se la ciliegina sulla torta sarebbe stata la possibilità di assemblare da zero il proprio mezzo invece di limitarsi a “prenderli in prestito”.

Così come i Mobile Suit anche i piloti godono di caratteristiche uniche che li distinguono sul campo di battaglia, schematizzate in maniera analoga ai robottoni. Comprendono resistenza agli urti e prontezza di riflessi, destrezza e precisione con le armi, abilità nell’uso degli attacchi speciali (utilizzabili una volta caricata l’apposita barra sotto quella della salute) e altro ancora, più tre skill, due passive e una attiva, attivabile solamente una volta, nel momento in cui la barra vita scende oltre una determinata soglia, ma in grado di ribaltare le sorti dello scontro. Gli Ace, reclutabili nel negozio una volta sconfitti nella campagna, presentano parametri elevati e abilità già sviluppate, ma non possono guadagnare punti esperienza, a differenza dei piloti customizzati, in grado di raggiungere picchi vertiginosi con un pò di “grinding” mirato, in quanto ogni statistica sarà autonoma dalle altre, e progredirà solo compiendo specifiche azioni (ad esempio per migliorare l’agilità è necessario muoversi con regolarità, per gli attacchi in mischia si deve spesso ricorrere ai corpo a corpo…). Certo, spiegato così questa montagna di materiale basterebbe per una vita, eppure UMD alla mano è tutto immediato e intuitivo, viene solo spontaneo chiedersi: “Da dove comincio?”

Esteticamente il Rafflesia è un pugno in un occhio, ma in quanto a mole non lo batte nessuno

Mai scherzare con un Flag, altro che produzioni di massa!

Victory Gundam, guest star non da poco

MISSION START!

Tornando al gameplay,  la struttura di Assault Survive, a dispetto delle apparenze, è snella, adatta ad una console portatile. Dalla modalità principale, chiamata Situation (nome bizzarro invero ndr), potremo scegliere una delle missioni disponibili e iniziare subito a giocare non appena scelto il MS. La mappa di gioco è suddivisa in diverse arene circolari, collegate tra loro tramite portali utilizzabili da unità alleate e nemiche. Sul nostro modello in scala del campo di battaglia i punti di interesse lampeggeranno, mentre i “puntini” ci indicheranno in tempo reale le unità presenti in una determinata zona, in modo da poter stabilire una priorità e non perdere tempo in viaggi a vuoto. I comprimari ci scorteranno da vicino, assistendoci negli scontri, ma potremo ordinargli di agire autonomamente o difendere un’area problematica fino al nostro ritorno. Pur non capendo un’acca di giapponese, un buon modo per farsi strada è scegliere una zona, ripulirla completamente dalle minacce e passare alla prossima, gli Ace non tarderanno a farsi vivi e a questo punto l’obiettivo sarà chiaro. Non è il massimo della comodità ma dopo massimo un paio di tentativi si può procedere ad occhi chiusi. Completata la missione si intascherà la ricompensa e si sbloccheranno nuove feature.

Come già accennato il livello di difficoltà è piuttosto basso, quasi ai livelli di un Dynasty Warrior (Gundam ndr) se posso azzardare il paragone: fatta eccezione per invasioni scoordinate e palesemente scriptate i nemici non fanno altro che poltrire fino all’arrivo del giocatore, e la loro IA fiacca rovina un quadro dagli alti risvolti tattici; non c’è molto gusto a combattere contro eserciti privi di leadership, piani di guerra o una qualunque resistenza, visto che è possibile decimare dozzine di nemici semplicemente girando in tondo svuotando il caricatore. Vero, gli Ace rimarcano questa lacuna, un pò come le guardie e i boss in DW per esempio (le analogie tra le due saghe sono molte a dire il vero, dopotutto c’è sempre Namco Bandai al timone ndr), e dopo un button mashing selvaggio si resta quasi delusi da quanto siano coriacei da buttar giù, anzi se non si presta attenzione basta un soffio per perdere tutto e dover ricominciare daccapo. La situazione è un pò sbilanciata effettivamente, ma utilizzando al meglio i propri fidati compagni si può aggirare ogni ostacolo…o meglio, si potrebbe, se non godessero dell’intelligenza di un messicano ubriaco. Non importa quanto siano dopati o quanto il loro MS sia tirato a lucido, finiranno puntualmente per tirare le cuoia dopo aver vagato senza meta intorno al giocatore come moscerini per ore, coprendogli la linea di fuoco e cercando di rassicurare il leader dopo ogni missile preso sulla carena. Sono ottimi capri espiatori in compenso, e una volta digerito il disappunto si può apprezzare un sistema di combattimento ben strutturato e ricco di possibilità, di difficile padronanza ma in grado di regalare grandi soddisfazioni.

Dal punto di vista tecnico nulla da obiettare, i Gundam sono riprodotti fedelmente e i loro modelli poligonali sono ben caratterizzati, il frame è costante, gli effetti speciali non mancano e le animazioni, per quanto essenziali, sono funzionali al contesto. Il tutto condito da voci ed effetti sonori originali dell’anime, limpidi a differenza di molti doppiaggi visti su PSP, più numerose tracce ispirate a BGM e opening. Tanto di cappello agli sviluppatori.

Immagine anteprima YouTube

IN CONCLUSIONE

Avrei ancora così tanto da dire su Assault Survive, ma probabilmente sarebbero in gran parte deliri di un fan affezionato che può finalmente smanettare con una delle sue saghe preferite di sempre. Oggettivamente parlando invece questo capitolo di Gudam Battle si dimostra un titolo valido, non perfetto, ma in grado di intrattenere per decine di ore grazie a numerose quest, centinaia di unità da collezionare e una formula di gioco forse poco equilibrata, ma impegnativa e calamitante, più il carisma che da sempre contraddistingue il franchise di Gundam. Il gioco ha i suoi difetti, derivanti in gran parte da un hardware ormai vetusto, tuttavia nulla che intacchi considerevolmente l’esperienza, anzi. Pochi tecnicismi, poco reale senso di sfida, ma quintali di contenuti e personalizzazioni, Gundam Assault Survive è un gioco da gustare senza troppe pretese, e se si ama il brand basta davvero uno sguardo per essere conquistati. Forse gli manca quel tocco per divenire a tutti gli effetti un cult del genere, come la possibilità di poter assemblare da zero il proprio MS, o una modalità cooperativa (paradossalmente presente nel suo predecessore), ma a parte questo su PSP è difficile trovare di meglio. Al sottoscritto questo gioiellino targato Namco Bandai è piaciuta moltissimo, e se un pò di giapponese non vi spaventa, dategli una chance, non ve ne pentirete.

Dal vostro JacopoED64 è tutto, al prossimo WWL? 😉

COMMENTI