Amnesia: Memories – Trottolino smemorato
PlayStation Vita ha spento, da un po’, le sue prime tre candeline. Il tempo per i bilanci è passato ormai da un pezzo e la situazione si presenta – sfortunatamente – chiara a tutti. Le ambizioni iniziali della compagnia nipponica appaiono grandemente ridimensionate; ciò è stato probabilmente causato non solo dai repentini e disorientanti cambi di rotta nelle strategie di marketing, che non ne hanno certo favorito l’appeal per il supporto third party, ma anche dallo scarso attaccamento che la stessa Sony ha sempre mostrato nei confronti della sua povera piccola, praticamente scomparsa dagli stand delle fiere e relegata ad un ruolo di supporto per la nuova ammiraglia, grazie alla funzione Remote Play. Insomma, un vero peccato. A fronte di una architettura hardware, di una potenza computazionale e di feature eccezionali per un handheld, di vere esclusive ne abbiamo viste sempre troppo poche per i nostri gusti; anche se, bisogna dire, sempre di assoluta qualità. Stiamo ovviamente sempre parlando della situazione occidentale. Il vivace panorama orientale, al contrario, fortunatamente allevia in parte il nostro insaziabile appetito videoludico, anche se in leggero – ma costante – ritardo rispetto ai colleghi asiatici. Sotto quest’aspetto, uno tra i publisher più attivi sul fronte del supporto all’handeld Sony, assieme a NIS America è la sempreverde Idea Factory, responsabile delle fatiche di Compile Heart e del recente moltiplicarsi di action J-RPG su console Sony e addirittura su Steam. Idea Factory, però, è anche proprietaria di Otomate, team di sviluppo specializzato in “otome”, un genere molto particolare, ma assai apprezzato in madrepatria, di cui vi spiegheremo a breve il significato. Ecco, Amnesia: Memories rientra appieno nel genere appena citato. Per questo motivo è importante non partire strabuzzando i nostri occhi da occidentali di fronte a queste giapponesissime frivolezze.
T’AMERÒ IN QUESTO MONDO… O NEGLI ALTRI
Gli otome sono, essenzialmente, media rivolti ad un pubblico prettamente femminile in piena tempesta ormonale. Non c’è da stupirsi, dunque, che il leit motiv di tale genere sia sempre lo stesso: un misto tra visual novel e dating sim il cui scopo principale, al di là dei rivoli narrativi su cui si innesta il plot, è quello di far nascere e coltivare relazioni interpersonali, pregne di un adolescenziale romanticismo, ingenuo e carico di aspettative. Le protagoniste sono, quindi, per lo più esponenti del gentil sesso, alle prese con piccoli problemi di cuore (ovviamente esagerati in modo esponenziale, un po’ per esigenze di trama, un po’ perché sono pur sempre giapponesi). Insomma, l’amore visto con gli occhi puri di una ragazzina, ancora privo di malizia o becere derive erotiche. Giochi di sguardi, ammiccamenti vari, teneri abbracci rubati all’amato, morbide coccole e l’eterno dilemma “mi ama o non mi ama” sono i pilastri su cui poggia l’intera novella che ci si appresta a leggere.
Amnesia: Memories non fa eccezione a quest’assunto, ma preferisce partire da premesse leggermente diverse rispetto al solito. La nostra alter ego digitale è una giovane ragazza che ha perso la memoria a causa di uno spiritello rompiscatole, che per una strana congiunzione tra i diversi piani del reale e dell’immaginario, si trova intrappolata nella testa della ragazza. Orion, questo il nome dello spiritello si offre di aiutarla nel processo di guarigione, nella speranza di riuscire a liberarsi. Dopo una serie di “test” a scelta multipla preliminari, ci viene data la facoltà di decidere il mondo nel quale vivere e, di conseguenza, con quale ragazzo uscire. In realtà la protagonista è già assieme al ragazzo prescelto ma, a causa della perdita della memoria, dovrà “conoscere” l’altra metà del cielo ed innamorarsi di nuovo di quella persona. Ad ogni modo, le quattro controparti maschili, proprio come nella realtà, spaziano dal ragazzo dolce, carino e sensibile (che le donne di solito schifano) allo strano-psicopatico (di cui, invece, vanno stranamente pazze). Le quattro realtà parallele permettono molti bivi narrativi ed un buon grado di rigiocabilità, vista la diversificazione e la caratterizzazione dei diversi attori di questa commedia romantica.
ESPERIENZA RIFLESSIVA
Il titolo di Otomate rappresenta una sorta di raccolta di storie autoconclusive, caratterizzate da situazioni ed intrecci diversificati, che variano da racconto a racconto, senza mai ripetersi. Di sicuro una scelta pregevole, che contribuisce ad alleggerire in qualche modo un’esperienza di gioco gravata da ritmi sin troppo compassati e tutt’altro che frenetici. Stiamo pur sempre parlando di una visual novel, terreno fertile per interminabili dialoghi che si barcamenano tra il serio e il faceto e inutili stupidaggini adolescenziali, che occupano ore ed ore di gioco, lasciando poco spazio al resto. Certo, la presenza di tre parametri da tenere sott’occhio (forza del legame, livello di fiducia del ragazzo ed il livello di sospetto nutrito sulla nostra “stranezza” da chi ci circonda) aumenta di poco la varietà. Manca, però, quel “qualcosa in più” che potrebbe movimentare un po’ la storia; qualche elemento gestionale che permetta di svagarsi, ad esempio, amministrando i soldi guadagnati al lavoro per sbloccare nuove scene e così via. Oppure, come accade con l’ottimo Steins;Gate, approfondire liberamente le storie dei personaggi, conoscere meglio le loro vite, esplorare nuove strade e legami e così via. Invece nulla. Ogni singola riga di testo, e lo stesso atteggiamento dei ragazzi, sono dirette a condurci dritti dritti verso il finale, senza molto pathos. Fuori dalla storia principale, invece, il titolo ci delizia con alcuni extra gradevoli. Tra questi, spiccano ben due minigiochi classici, peraltro ben fatti a nostro avviso: l’air hockey e la morra cinese. Infine, la mappatura dei comandi non richiede chiaramente alcuno sforzo di apprendimento, dato che il tutto si risolve nella scelta tra diverse opzioni di dialogo e qualche altra semplice gesture. Molto altro da dire, purtroppo, non c’è, data anche la particolarità del prodotto che non permette grandi analisi e spoiler sui quattro che si contendono il nostro tenero cuore.
TROTTOLINO AMOROSO
Come ogni visual novel che si rispetti, anche in Amnesia: Memories è l’immensa mole di dialoghi che ci si deve sorbire per giungere ai titoli di coda di ogni storia a farla da padrona. Una sorta di libro interattivo e, in questo caso, quasi interamente doppiato con le voci originali in lingua giapponese. L’inglese utilizzato per le stringhe di dialogo si presenta ben scritto e comprensibile, con costrutti grammaticali semplici e sempre sul pezzo. Doppiaggio a parte, il comparto sonoro senza infamia e senza lode resta sempre in secondo piano, limitandosi ad accompagnare l’evolversi della storia senza grandi acuti o brani indimenticabili. Per ciò che riguarda, invece, l’aspetto stilistico, il titolo di Otomate ha esattamente l’aspetto di un manga per ragazze. Gli sprite bidimensionali dei personaggi presentano un design davvero molto curato e caratterizzato, possiamo dire ben sopra la media del genere; lo stesso vale anche per gli scenari, tavolozze ricolme di colori intensi, che mutano dietro di loro.
Buona rigiocabilità |
7 | La qualità delle quattro storie è altalenante |
Pregevole presentazione stilistica | Ogni racconto va dritto al punto, mancando di approfondimento | |
Il ritmo è sin troppo compassato | ||
Memorie di Vita |