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Recensione
TESTATO SU 3DS
20 dicembre 2013, 9:00
Bravely Default
Bravely Default mobile

Bravely Default – Recensione

Mentre sulle altre piattaforme Final Fantasy è diventato l’apoteosi della next-gen su console, un castello di carte in alta definizione che crolla sotto il peso di trame hollywoodiane  e cutscenes pompate, in casa Nintendo, soprattutto sul fronte portatile, Square Enix cerca regolarmente di rivitalizzare le meccaniche tradizionali che la salvarono dal fallimento tempo addietro, con risultati talvolta discutibili. Tra i numerosi porting, remake e spin-off che si sono succeduti in questi anni, l’ultimo che ricordiamo è quel Final Fantasy Gaiden per DS, un curioso reboot non del tutto riuscito, tanto adorabile nell’aspetto quanto crudele nelle meccaniche, ma ora che il 3DS domina le classifiche è ora di voltare pagina con un’IP tutta nuova, seppur fortemente influenzata dai suoi antenati dell’era 16 bit. Dopo aver spopolato in Giappone, Bravely Default: Where The Fairy Flies approda finalmente in Europa, in formato Director’s Cut per l’occasione, apportando alcune migliorie non indifferenti al pacchetto originale, quali una veste grafica più definita, diversi accorgimenti per bilanciare e rendere più scorrevole la formula di gioco, tempi di caricamento ridotti e contenuti extra. Un buon JRPG è sempre ben accetto tra gli scaffali di una piattaforma in continua espansione, ma il titolo di Silicon Studio è più di questo, Bravely Default è il Final Fantasy che tutti aspettavano, il vero Final Fantasy, anche se la cover riporta un altro nome.

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SQUADRA D’ANNATA CHE VINCE NON SI CAMBIA

Il comparto narrativo di Bravely Default dipinge una società di carattere fantasy dipendente dai quattro grandi cristalli, pietre mistiche che controllano il fluire degli altrettanti elementi fondamentali, aria, acqua, fuoco e terra; le loro origini sono ignote, ma giocano un ruolo fondamentale per le popolazioni che vivono in armonia con i loro effetti benevoli, tanto che sono stati eretti dei santuari per proteggerli e venerarli, grazie al voto di alcune sacerdotesse scelte, o vestali, le uniche capaci di mediare con il cristallo e incanalarne l’energia per purificarlo in caso di necessità. Nonostante questo clima di pace e prosperità però si diffonde una corrente di pensiero, l’anticristallismo, che professa un mondo libero dal gioco dei cristalli e fondato sul solo lavoro dell’uomo; la fonte della teoria, il regno di Eternia, non perde tempo in convenevoli, dando il via senza preavviso a un’invasione su scala mondiale, riuscendo con il suo esercito imponente e tecnologicamente avanzato a conquistare uno dopo l’altro i templi, scacciandone così gli accoliti, vestali comprese, e a imporsi sugli stati circostanti. Privati del loro supporto e lasciati in balia dei mostri, i cristalli perdono la loro luce fino a spegnersi, con ripercussioni catastrofiche sull’ordine naturale: il vento si ferma, il mare imputridisce, i vulcani eruttano incontrollati, e la terra marcisce. Dopo uno splendido filmato in CG, che ci mostra brevemente i quattro protagonisti poco prima dell’antefatto, la storia si focalizza su uno di loro, Tiz, ultimo sopravvissuto del villaggio di Norende e unico testimone della morte dei suoi compaesani e di suo fratello minore, inghiottiti da un’immensa voragine, il vuoto lasciato dall’apparizione improvvisa di un misterioso pilastro di luce.Il giovane si risveglia dopo giorni di incoscienza nella vicina locanda di Caldisla, e, affranto dalla perdita, si reca sul luogo dell’accaduto in cerca di risposte. Qui incontra Agnès, vestale del vento, anche lei alla ricerca di indizi che possano spiegare il fenomeno e la moria dei cristalli, accompagnata da una fatina, sua guida, Airy. Long story short, i due faranno coppia e assieme agli altri due eroi, Ringabel, dongiovanni affetto da amnesia, in possesso di un diario miracoloso apparentemente in grado di predire eventi futuri, ed Edea, figlia del Gran Maresciallo (leggasi re) di Eternia, disertrice dopo aver assistito alle atrocità compiute dai soldati, partiranno alla volta di un lungo viaggio per radunare le vestali superstiti, purificare i quattro cristalli, sventare i piani dei cattivi, e perché no salvare il mondo, come di consueto.

Notato nulla di familiare? Esatto, nonostante un incipit vagamente più articolato, Bravely Default è a tutti gli effetti la reincarnazione dei primissimi Final Fantasy, avvicinandosi in particolar modo al terzo capitolo. E’ una storia nel complesso semplice, lineare, “vintage”, presa direttamente dai primi anni ’90 e schiaffata sui due schermi del 3DS senza troppi complimenti. Sa tutto di già visto, ogni intrigo non è che il nodo di una matassa che sappiamo precisamente dove, quando e come sciogliere, sin dal principio è chiaro come la vicenda si evolverà e quali saranno i “colpi di scena”, ma tutto ciò è da considerarsi un difetto? Al contrario, è proprio quest’aura classicheggiante a rendere Bravely Default così godibile e accattivante: il titolo Silicon Studio non cerca affatto di nascondere il suo prevedibile minimalismo, né le sue origini, anzi le esalta, ma non come molti indie, che omaggiano o emulano il passato in modo grossolano tra caricature, citazioni e parodie, presentandosi senza mezze misure come un GDR svezzato qualcosa come venti anni fa. L’impostazione dei dialoghi, i favoreggiamenti e gli ostacoli di comodo, l’interminabile ciclo del “Vai a parlare con…”, il melodramma, l’ironia spensierata e il fanservice giocato interamente sull’immaginazione, tutto è al suo posto, ma non aspettatevi noia o apatia nei confronti dei novelli guerrieri della luce, perché sapere quale personaggio schiatterà o chi sia in realtà il boss finale da metà avventura non impedisce a Bravely Default di sorprendere, coinvolgere e strappare sorrisi sinceri, merito di una direzione sopraffina, che sa come catturare l’attenzione dello spettatore con banali cliché, senza macchinosi artifici o futili perifrasi, un po’ come quel capolavoro intramontabile che non ci stancheremo mai di giocare/leggere/vedere, non importa quante volte dovremmo assistere alla stessa scena. Prendiamo i protagonisti, dal character design esile, stereotipato, poco approfondito per affiancarsi senza ruggini al contesto, eppure ci hanno forse stancato? No, ci mancherebbe, questo perché l’intreccio funziona, la loro crescita nel corso della trama è palese e credibile, e le gag sono uno spasso, si viene a creare un’atmosfera leggera e accomodante che impenna nei momenti cruciali per poi tornare sui suoi binari quando tutto si conclude, un mix irresistibile che non ha bisogno di altro per rapire. Anche se il bikini libido meritava più attenzioni secondo noi…

NON PUOI ATTACCARMI 4 VOLTE DI FILA, CHEATER!

Sintesi fra tradizione e innovazione, il battle system di Bravely Default propone un’infrastruttura legata all’archetipo dei JRPG coniugata a feature inedite che permettono un approccio più tattico e flessibile, rifacendosi anche in questo caso a Final Fantasy III. La base del gameplay è quindi composta da un substrato di combattimenti a turni e comandi elementari quali Attacco, Magia, Oggetti e Fuga, i personaggi possono attivare numerosi pezzi d’equipaggiamento tra armi, scudi, elmi, corazze e accessori, oltre a poter scegliere liberamente una delle 24 classi, ognuna con un peculiare ruolo, statistiche, padronanza dell’arsenale, skill attive e passive, intuitivo, senza fronzoli, già così piuttosto completo, ma c’è dell’altro. In primis, la gestione delle classi ricorda quello apprezzato in Final Fantasy Tactics: queste saranno indipendenti dal livello del personaggi, non a caso a fine battaglia otterremo, insieme a soldi e punti esperienza, anche dei Punti Classe (PC), che garantiranno l’accesso a nuove abilità. Cambiando classe si potrà usufruire di tutte quelle attive sbloccate finora, mentre quelle passive andranno equipaggiate in uno degli slot liberi (se ne otterranno un massimo di 5 progredendo nella storia) e saranno condivise tra i vari job, causando non pochi grattacapi nella scelta, ma i loro effetti sono utilissimi, inoltre al ramo principale si potrà affiancare un secondo set di skill tra quelle sbloccate, permettendo combinazioni tanto stravaganti quanto efficaci, come maghi neri esperti anche nella magia curativa, mercanti in grado di acquistare oggetti e ampliarne gli effetti grazie ai benefici dell’alchimista, cavalieri neri che contemporaneamente perdono salute per aumentare i danni inflitti e la recuperano come vampiri, paladini dalle difese impenetrabili con il supporto del templare, maghi bianchi in grado di castare incantesimi protettivi su tutto il gruppo con il bonus del maestro spiritico, ninja pesantemente corazzati e abili con i pugni, arcanisti che possono decimare i nemici affetti da status alterati dopo averli indeboliti con la magia nera, e altre amenità che stuzzicheranno i giocatori scaltri. Detto questo, nonostante la rosa sia estremamente ampia e il titolo si presti bene a sperimentazioni varie, abbiamo notato una certa mancanza di bilanciamento nel battle system, il cui ago pende inesorabilmente verso la magia e lascia spazio a ben poche soluzioni alternative, almeno in un party competitivo; non importa infatti quanto sia elevato l’attacco di un guerriero o le statistiche delle sue armi, una Blizzaga tra capo e collo infliggerà sempre più danni, e il consumo di MP si può facilmente aggirare con un po’ di grinding e classi oculate. Nel corso della nostra run ad esempio abbiamo optato inizialmente per un team composto da un cavaliere, tank e scudo collettivo, e tre maghi neri, e, salvo rari cambiamenti per l’acquisizioni di particolari skill, quella è rimasta, poiché unico modo eliminare rapidamente i mostri comuni e far fuori i boss in tempi umani; questo dettaglio macchia comunque solo parzialmente un quadro complessivamente ottimo, e fatta eccezione per i passaggi più spinosi non ha grandi ripercussioni sulla fruibilità dell’esperienza, nulla di grave.

L’altra feature esclusiva, o meglio le feature, a cui abbiamo accennato in precedenza sono i comandi che danno il nome al gioco e aggiungono un notevole spessore alla formula di gioco, il Brave e il Default. Anzitutto, è bene precisare che ogni azione in combattimento è eseguita sulla base dei Punta Battaglia (PB) accumulati; un normale attacco o un’abilità che fa uso di MP avranno un costo irrisorio di 1 PB, che sarà ripristinato alla fine del turno. Ci sono skill però che richiedono più PB per essere utilizzate, che manderanno l’indice in difetto una volta adoperate, e dovremo attendere che torni a zero prima di poter agire di nuovo; esempio: una skill consuma 2 PB, più quello standard fanno 3, ergo il pg sarà costretto a saltare i tre turni successivi, dato che il recupero sarà sempre di 1 PB a turno, abilità passive escluse. Una pratica macchinosa, ne converrete, ma è possibile circoscriverne i limiti sfruttando saggiamente sia il Brave che il Default. Esulando per un istante il primo dal discorso, il secondo non è che la canonica guardia, che consente di incrementare sensibilmente le difese risparmiando il PB appena guadagnato, decisamente meglio che partire subito all’assalto per poi restare impalati ad incassare colpi. Fin qui nulla di complesso, il bello arriva con l’introduzione del Brave, che permette di spendere fino a 3 PB supplementari per altrettanti azioni (non necessariamente la stessa ripetuta più volte), per un totale di 16 comandi in un singolo turno se usato all’unisono da tutti gli eroi. Ciò si traduce in 16 magie lanciate contemporaneamente, un solo personaggio in grado di resuscitare e curare simultaneamente gli alleati caduti, un guerriero che si potenzia, si lancia all’attacco per poi tornare subito sulla difensiva, e un’altra mezza infinità di combinazioni sfoderabili senza i soliti tempi morti spesi per il setup, che conferisce al tutto un ritmo frizzante e dà quel tocco extra al tasso di sfida, visto che anche i nemici potranno fare lo stesso.

Fuori dal campo di battaglia, il feeling non è invece molto diverso dai classici esponenti del genere: lunghe scarpinate sulla mappa del mondo, dungeon da esplorare, città da visitare, e naturalmente valanghe di combattimenti casuali, per un totale  di circa 25-30 ore di gioco senza mai un momento di stanca, 40 se si mira a padroneggiare tutte le classi e completare le missioni secondarie, che a differenza del solito non si limitano a banali commissioni o battute di caccia, ma sono parte integrante della storia, approfondendo personaggi secondari e comparse, antagonisti inclusi, e mostrando retroscena e risvolti di cui non saremmo mai venuti a conoscenza ignorandole, senza contare le succose ricompense. Il livello di difficoltà medio è piuttosto elevato, senza strategia e grinding persino i primissimi boss possono dare non pochi problemi, e i OHKO sono frequenti nelle fasi avanzate, ma Silicon Studio ha pensato sia ai veterani che ai novizi, permettendo di incrementare ulteriormente o diminuire, evitando penalità di sorta, il livello di difficoltà, così come impostare una funzione di auto-salvataggio, alterare il rateo d’incontro dei mostri o negare l’accumulo di specifiche risorse a fine scontro, permettendo a chiunque di divertirsi e trovare il giusto compromesso senza scagliare il 3DS contro il muro. La tentazione di semplificarsi le cose dopo 3-4 sconfitte di seguito con un paio di click è tuttavia fin troppo forte alle volte, occhio a non approfittarne (vi osserviamo NdR)…

TI RICOSTRUIRO’, VOLENTE O…NORENDE!

La ricostruzione del villaggio natio di Tiz, Norende, è una gradita aggiunta al canovaccio di base, assolutamente facoltativa, ma da non sottovalutare, in quanto fonte di numerose sorprese, nonché interessante sistema per sfruttare la connettività della console, sebbene Bravely Default preveda esclusivamente una campagna in singolo. Prima di poter edificare sul suolo brullo devastato dalla calamità a inizio dell’avventura servirà ovviamente forza lavoro e degli abitanti stabili che ripopolino la landa, ma dove e come trovarli? Semplice, scaricando i dati dei personaggi degli altri giocatori tramite Street Pass, che potremo a nostra volta spedire e condividere con tutto il mondo. Come fare? Durante i combattimenti, mediante l’apposita opzione, sarà possibile registrare una tecnica qualunque (offensiva, difensiva o curativa, non importa) e inviarla letteralmente ad un’altra console; il ricevente avrà quindi libero accesso al nostro attacco e potrà utilizzarlo una e una sola volta, un po’ come le magie usa e getta che si trovano in giro, solo che in questo caso si spazia dallo scan di un tuttofare alle evocazioni di un congiurato, un toccasana per i giocatori in erba che hanno la fortuna di imbattersi in utenti esperti, specie se giapponesi. Sarebbe un peccato tuttavia perdersi questa chicca in caso si viva in aree isolate, pertanto è possibile collegarsi quotidianamente alla rete e ricevere inviti di soggiorno direttamente online, per una media di 4-5 nuovi alleati ad ogni login, mica male. E non è tutto, i personaggi così ottenuti diverranno a tutti gli effetti inquilini di Norende, e collaboreranno alla sua rinascita. Le mansioni nel cantiere sono essenzialmente tre: dissodare o liberare il terreno, costruire edifici e potenziarli: ogni sezione e livello di crescita richiederà un certo tempo per essere ultimato, si parla di ore, addirittura decine di ore, ma potremo ridurre sensibilmente le tempistiche assegnando più persone allo stesso compito, per cui è bene ricordarsi di rimpinzare le fila di tanto in tanto. Le dimore che potremo realizzare sono essenzialmente empori, negozi e armerie, la cui merce potrà essere acquistata da uno dei tanti girovaghi che troveremo nei dungeon, più botteghe specializzate nella vendita di attacchi speciali ed effetti secondari per questi ultimi. Gli attacchi speciali sono le classiche mosse finali, eseguibili dopo aver soddisfatto particolari requisiti e uniche per ogni tipologia di arma, che danno il via ad una splendida animazione con tanto di catchphrase personalizzabile, infliggendo un cospicuo ammontare di danni e assegnando bonus o malus (cumulabili) fino alla conclusione del jingle in sottofondo; pura goduria. E non finisce qui: oltre agli eroi, lo Street Pass talvolta lascerà passare delle nemesi, boss di contorno parecchio tosti, inoltre per ogni 8 ore che il 3DS passerà in modalità riposo otterremo un token che ci garantirà un turno aggiuntivo qualora le cose andassero male (si possono comprare a parte sull’eShop, ma non supportate questa pratica, le microtransazioni, sono il male!). Non si finisce mai di sorprendersi.

Dal punto di vista tecnico, Bravely Default non fa certo leva sulla potenza, presentando modelli poligonali semplici e animazioni essenziali, in linea con lo stile super deformed introdotto con i primi remake Square su DS e ora tirato a lucido sul portatile tridimensionale Nintendo. A stupire è la direzione artistica delle location e dei fondali, armoniosi e ricchi di dettagli, veri e propri artwork disegnati a mano, un dipinto che prende vita e fa da palco ai protagonisti. E poi c’è la colonna sonora, monumentale, sublime, una scaletta vasta e mutevole, che alterna brani orchestrali dannatamente epici a motivetti ritmati che risentono di diverse influenze culturali, fino a tracce in chiave gothic metal, per un tocco ora classico, ora esotico, ora infervorante, una gioia per l’udito e sempre di grande atmosfera, abbassare il volume è reato. Chiude in bellezza il doppiaggio, sia quello inglese che quello giapponese (da noi come al solito preferito), che infonde carattere ai personaggi, risultando limpido e recitato con perizia e sentimento, soprattutto il cast principale, accompagnato da ottimi sottotitoli in italiano, puntuali e dal vocabolario colto, fatichiamo davvero a trovare difetti a cui aggrapparci. Ah sì, ne vorremmo ancora, fortuna che hanno già annunciato il sequel…

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IN CONCLUSIONE
Un piccolo capolavoro intriso di nostalgia e passione, poesia ludica che risorge dal passato remoto del gaming per insegnare alle nuove generazioni cos'è un vero JRPG, che struggerà i cuori dei giocatori più attempati, che ancora ricordano le ore passate a maledire quel boss di fine dungeon, e che ora potranno farlo di nuovo grazie al lavoro certosino di Silicon Studio. Un titolo eccellente, memorabile, ricco di fascino e carisma, accessibile e intuitivo, ma al tempo stesso dalle mille sfaccettature, solo qualche leggera sbavatura a livello di gameplay, unico neo in una produzione che si piazza di diritto tra i must have del portatile Nintendo. Al diavolo la next gen, la vera console di nuova generazione è il 3DS, e Bravely Default si aggiunge all'elenco di perle che ogni videogiocatore che si rispetti dovrebbe provare almeno una volta nella vita. Final Fantasy per come lo conoscevamo non è morto, ha solo cambiato nome, e ora tutti in trepidante attesa per il rilascio del secondo capitolo.
Pro-1
Perfetta armonia tra la vecchia guardia dei gioco di ruolo e soluzioni di gameplay fresche
9
Contro-1
Bilanciamento del battle system da rivedere
Pro-2
Nonostante il forte senso di deja-vu, è impossibile non affezionarsi ai personaggi e alle loro vicende
Contro-2
Da approcciare con la giusta mentalità
Pro-3
Stilisticamente delizioso? Colonna sonora da urlo? Ottimo uso delle feature del 3DS? Cavolo, non mi basta uno slot solo...
CLASSICO È BELLO
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