Lone Survivor: The Director’s Cut – Recensione
Indie. Un’abbreviazione sempre più conosciuta e sfruttata anche dall’industria videoludica; utilizzata (spesso a prescindere dalle migliaia di forum hypster) come sinonimo di capolavoro, contrapposta all’insipienza di molti titoli tripla A odierni. I colossi del settore si sono accorti solo recentemente di questo trend (parliamo ovviamente dell’ambito console), tentando in tutti i modi di accaparrarsi le idee innovative frutto, frequentemente, del duro lavoro di piccolissimi studi di sviluppo. Sony, in particolare, sembra aver mostrato il maggior interesse per le potenzialità – ed il ritorno d’immagine – insite nei titoli indipendenti, tanto da lanciare una pesante “campagna acquisti” (piluccando, naturalmente, quasi sempre da Steam) con tutta l’intenzione di favorire ed espandere il mercato negli anni futuri grazie all’imminente uscita della nuova ammiraglia ed alla (si spera) stretta connettività con la sua controparte “tascabile”.
Dopo l’arrivo di piccole, grandi, perle come (giusto per citare i più recenti) Thomas Was Alone, Stealth Inc. ed Hotline Miami, ecco spuntare per il servizio digitale della Casa di Tokyo un geniale survival horror frutto – sembra incredibile – della mente di un’unica persona: Jasper Byrne. Lone Survivor, uscito oramai più di un anno fa su pc, giunge carico di novità ed aggiunte su Playstation 3 e Vita con una Director’s Cut da brivido.

Delirium Nocturnus
Lo diciamo sin d’ora: la creatura partorita dalla mente di Mr. Byrne è oscura e deviata; la follia trasuda da ogni singolo pixel ed i pochi momenti “sani” sembrano solo i postumi di un potente viaggio allucinogeno. Tutto ciò che un tempo era considerato normale è ormai scomparso ed il vostro innominato alter ego digitale, protetto da una mascherina e scosso da incubi ed allucinazioni (o forse è solo la semplice realtà?), sembra saperne meno di voi. Risvegliatosi in una anonima camera – unico luogo sicuro dall’orrore – di un altrettanto anonimo residence sembra accettare immediatamente il fato avverso, sentendo il bisogno di uscire da quella asfissiante prigione per tentare di porre fine, in un modo o nell’altro, al delirio che si sta dipanando davanti ai suoi occhi… o nella sua mente.
La fragile condizione psico-fisica del personaggio sarà continuamente messa alla prova dall’oscurità… e da ciò che essa cela. Ambienti putridi, oppressivi, colmi di creature informi e spaventose si alternano infatti ad incontri inaspettati, angoscianti ed il più delle volte sibillini che contribuiscono solo ad aumentare il senso di spaesamento e la massa di nodi da dover districare nel vostro personale filo di Arianna per giungere ad intravedere la fine del labirinto. I problemi però non si fermano qui. Nonostante l’obiettivo principale sia quello di tentare di sopravvivere all’orrore cercando una insperata via di fuga, il protagonista vi farà sapere, attraverso laconici monologhi, che sta morendo di fame o sonno, nonché se le pillole assunte stanno producendo qualche particolare effetto (occhio a non abusarne quindi) o se la batteria della fondamentale torcia sta per abbandonarlo. Importante dunque sarà riposare o procacciarsi gli strumenti per cucinare e consumare un pasto sostanzioso prima di avanzare nell’avventura, senza dimenticare gli sparuti oggetti che serviranno alla difesa personale; dalla classica pistola (da usare con grande parsimonia, finalmente in piena filosofia “survival”) alla carne avariata, necessaria per distrarre gli zombie e superarli senza colpo ferire.
Se non lo guardo… magari sparisceLa struttura di gioco, sembra evidente, strizza l’occhio agli indimenticabili survival horror del passato, a partire dai primissimi Silent Hill; l’abilità dello sviluppatore non si limita però ad un banale copia-incolla degli elementi che resero grande il genere, li sviluppa e li amalgama per creare un’esperienza praticamente perfetta, immediata ed appagante (nonostante sia necessario dormire con le luci accese dopo lo spegnimento della console). I comandi, alquanto essenziali, si apprendono velocemente giocando e risultano perfetti sia se decidete di giocarlo davanti ad una tv oppure in viaggio; un unico tasto, secondo i canoni della più classica delle avventure punta e clicca, serve per interagire con l’ambiente, aprire porte, raccogliere oggetti, usarli o combinarli nell’inventario. Gli sporadici (data la scarsità di mezzi a disposizione) combattimenti, vero punto dolente su PC per la loro legnosità, sono stati rivisti, ora basati su un sistema altrettanto semplice e veloce di auto-aim che demanda ai dorsali l’estrazione dell’arma e al solito tasto di cui si parlava poc’anzi la funzione di grilletto.
L’esplorazione degli scenari invece all’inizio può risultare oppressiva ed è facile perdersi ma sulla cartina sono segnati i punti di interesse da raggiungere e dopo qualche tentativo torna il senso dell’orientamento. Fortunatamente, per facilitare il ritorno all’appartamento-rifugio e lo spostamento in aree distanti sono presenti, in punti chiave, diversi specchi che fungono da teletrasporto; cosa molto utile dato che l’unico modo di salvare è quello di coricarsi e dormire.
Il senso d’angoscia che si prova durante l’esplorazione viene accentuato, come si diceva, non solo dagli zombie, o dagli incontri inaspettati e psichedelici che si faranno lungo l’avventura, ma anche dalle molte decisioni che sarete chiamati a prendere. Lone Survivor ha infatti diversi finali (alcuni inseriti ex novo proprio per questa versione digitale) e le vostre scelte potranno influenzare l’esito dell’avventura. Ad esempio, a seconda dell’abuso di determinate pillole potranno apparirvi in sogno determinati personaggi con cui interagire… oppure no, spetta a voi scoprire gli effetti sulla salute mentale del protagonista.
Cross buy horrorQuesta succulenta Director’s Cut può essere giocata contemporaneamente, grazie sia alla condivisione dell’acquisto che dei salvataggi (che potranno essere caricati tramite cloud), sia su Playstation 3 che su Vita e giunge, come si diceva in apertura, carica di novità interessanti, tanto da far rientrare a fatica questa versione nel termine “porting”. La versione base del titolo si presenta infatti potenziata in molti suoi aspetti: partendo da un sistema di illuminazione più dinamico e dettagliato (assolutamente perfetto per le caratteristiche dello schermo di Vita), fino alla presenza di nuove tracce musicali, una breve quest secondaria e nuove location. Come se non bastasse, una volta terminato il gioco, si “sblocca” la versione denominata New Game Plus ricca di ulteriori sei scenari, due finali alternativi (che vanno a sommarsi agli altri già presenti), nuove sidequest e nemici.
La longevità dunque (nonostante Lone Survivor possa essere portato a termine in 4-5 ore) sembra assicurata dall’elevata rigiocabilità, dettata dalla curiosità di cambiare le proprie scelte… e scoprendone le conseguenze con i molti finali alternativi. Riuscirete a scoprirli tutti? Ricordiamo, a beneficio dei maniaci dei trofei, che in ballo c’è anche uno scintillante platino!
Per quanto concerne la pura giocabilità tra la versione “casalinga” e “portatile” possiamo dire (tralasciando l’implementazione delle funzionalità touch, limitate allo scorrimento dell’inventario e a poco altro) che il gioco si adatta al meglio sulla piccola di casa Sony, non solo per l’atmosfera che riesce a creare, più intima e d’effetto, ma anche per una maggiore resa grafica e stilistica. Vediamo perché.
La soluzione bidimensionale, che gronda letteralmente pixel in ossequio all’era 8-bit, in realtà non è un limite tecnico dettato dallo sviluppo low budget, è una precisa scelta dettata dall’esigenza di creare il maggior contrasto possibile con gli orrori narrati… e funziona. I mostri ad esempio non sono altro che un ammasso di quadratini color salmone, sono irriconoscibili; e tutto ciò che non si conosce fa paura! La definizione, volutamente spigolosa e squadrata ma non per questo priva di dettagli, vi terrà ore incollati allo schermo per scorgere ogni piccolo particolare dell’ottimo level design, ogni indizio utile per fuggire dall’incubo.
Lone Survivor, come dicevamo, si gusta al meglio sullo schermo di Vita, grazie ad una maggiore luminosità e definizione, la quale va leggermente a perdersi sul televisore di casa. Inoltre, il livello di tensione che si riesce a raggiungere accoccolati sotto le coperte, al buio e con un buon paio di cuffie (seguendo quindi i consigli che lo stesso Mr. Byrne elargisce all’inizio dell’avventura) è davvero impagabile. Preparatevi a dormire con le luci accese. La parte più riuscita del titolo, però, rimane la colonna sonora, un vero capolavoro di suspense, composto dallo stesso talentuoso sviluppatore (non a caso musicista, dj e collaboratore della colonna sonora di Hotline Miami). Effetti sonori graffianti e distorti, uniti a toni cupi, ritmati e a motivetti stranianti solo apparentemente fuori posto vi faranno accapponare la pelle, rubando la scena a tutto il resto… e facendovi sprofondare ancor più sotto le coperte.
Il survival horror torna alle origini |
8.5 | Su PS3 perde un po' di atmosfera |
Gameplay semplice ed immediato | Su Vita i controlli touch sono superflui | |
| L'orrore nella sua vera essenza | ||


