Croixleur – Recensione
Croixleur è un hack’n slash sviluppato da Souvenir Circ. e sponsorizzato da Nyu Media, al momento in stato di approvazione nel programma Greenlight di Steam. La casa di distribuzione non è nuova al genere, qualcuno infatti ricorderà un certo Fairy Bloom Freesia, recensito su queste pagine dal sottoscritto e premiato con un lusinghiero 8, potete quindi immaginare l’hype nell’attesa di provare con mano un’altra potenziale perla. In base alla descrizione presente sul sito ufficiale, il gioco, che ad una prima occhiata definii bonariamente “un Devil May Cry a base di loli”, propone un gameplay di natura arcade, diverse modalità incentrate sui migliori tempi e punteggi, e decine di armi da equipaggiare, ognuna con peculiari skill: queste premesse sono state mantenute? Si, ma ciò non significa che sia tutto rose e fiori…

KUROARURU
In ogni arcade che si rispetti, la trama non è che un accessorio, un pretesto per gettare il giocatore nella mischia, e in Croixleur non è da meno, tuttavia, mentre in altre produzioni questa resti “impalpabile” e giunga a compimento una volta completate, nel titolo Souvenir segue un corso diverso: cerca di darsi un tono, di imporsi sullo spettatore, fallendo miseramente. La modalità principale, chiamata Story Mode (e già ci si aspetta un intreccio narrativo o qualcosa che vi somigli vagamente), viene introdotta dai passi di un poema, rimurginati dalla protagonista, Lucrezia Visconti, che si interroga sul suo significato, nonostante ne abbia imparato il contenuto a memoria (un messaggio profondo celato e un’ipotetica crescita psicologica del personaggio dunque). Nella regione di Ilance le due principali fazioni, aristocratici e cavalieri, si contendono il predominio politico e militare nel rituale chiamato “Adjuvant Trial”, e la ragazza, a quanto pare un prodigio tra i suoi pari, è stata scelta come rappresentante per la prova. Caso vuole che la fazione opposta abbia schierato la sua amica d’infanzia, Francesca Storaro (i giapponesi adorano l’italiano ndr), cresciuta con un atteggiamento distaccato e arrogante nei confronti di Luc (traumi o rivalità scaturiti dalla diversità di ceto?), che al contrario continua a nutrire affetto verso di lei.
Un setting interessante, già sondato altrove invero, ma in grado di arricchire il canovaccio di base non poco se ben sviluppato, e invece cosa ci siamo ritrovati tra le mani? Nulla, o nulla di concreto almeno: si avvia la sessione, si completa il gioco, fine, tutti i buoni propositi si schiantano contro una finestra di Retry, ogni possibile approfondimento lasciato in sospeso, i protagonisti castrati da personalità stereotipate e dialoghi (pochi per fortuna) fastidiosi, oltre che tediosi e obiettivamente poco accattivanti, neanche la soddisfazione di gustarsi un epilogo come si deve seguito dai titoli di coda…Non so se sia stato io ad aver nutrito eccessive speranze o se gli sviluppatori avessero finito l’inchiostro, ma non si può dedicare uno spazio così ampio all’introduzione e buttare il resto alle ortiche; sarebbe stato più coerente a questo punto lasciare che un filmato introduttivo spiegasse l’antefatto e snellire il singleplayer, evitando la seccatura di saltare battibecchi in stile harem comedy (yuri ndr) di serie B. Va detto però che parliamo di un arcade, nella cui ottica ciò che conta è essenzialmente il gameplay, dunque dimentichiamoci di Storaro e impugniamo il pad.
Pad? Ma non era per PC? Esatto, tuttavia, come lo stesso gioco consiglia, i comandi sono stati ottimizzati per il suo utilizzo, e manco tanto a dire il vero, a giudicare dalla visuale affidata ai tasti dorsali (scomodo e poco intuitivo); con una tastiera (il mouse non è supportato), a meno che non si resetti da zero la mappatura dei tasti, è praticamente impossibile rispondere con tempestività al ritmo serrato e costante che caratterizza il titolo. Il gameplay è strutturato all’interno di arene circolari, che dovremo ripulire in sequenza dai nemici fino a giungere all’ultimo piano: nessun checkpoint, nessuna pausa, la campagna va completata tutta d’un fiato, e d essere sconfitti equivale a game over, arrivederci e grazie. Questa soluzione poco “user-friendly” non sembra particolarmente invitante, ma assume un senso una volta presi in esame la longevità minimale (una decina di minuti al massimo!) e un livello di difficoltà basilare, che limita l’esperienza ad un mero “attacca-schiva, attacca-schiva”, pratica comune alle tre modalità di gioco, distinte esclusivamente dal metodo di valutazione, quali tempo di completamento (Story), punteggio (Score-Attack) e tempo di resistenza (Survival).
Dinamico, velocissimo, ma non esattamente tecnico, il battle system di Croixleur fa leva su una semplicità disarmante per attrarre a sé un’utenza poco scafata con gli action, ma può fare la felicità anche dei veterani, grazie al buon numero di nemici a schermo e alle classifiche (che si spera verranno supportate dai server di Steam per condividere i record con la community) ad incentivare la rigiocabilità. I quattro tasti principali sono utilizzati per la combo base, limitata a tre fendenti ripetuti in successione, il salto, utile per sfuggire alle mischie e far fuori i bersagli volanti, lo scatto, fondamentale per muoversi rapidamente sulla piccola superficie e per difendersi con il giusto tempismo, e l’attacco speciale, una trottola in stile Zelda cumulabile raccogliendo monete dai mostri caduti. L’azione frenetica, enfatizzata dai 60 frame fissi, e l’ottima risposta agli input mascherano gli altrimenti evidenti limiti della formula di gioco, regalando delle prime run piuttosto piacevoli e all’insegna della devastazione ignorante, ma con il passare del tempo la carenza di spessore si fa sentire con insistenza.
La principale lacuna, che mina le già poco solide fondamenta del titolo, è la poca varietà che riscontriamo in ogni ambito ludico: location, la solita circonferenza che si ripete variando solo tonalità dei mattoni, senza il benché minimo dettaglio architettonico ad aggiungere un pizzico di strategia, nemici, tre normali più due miniboss e relative versioni potenziate, relegati a pattern banali e prevedibili, privi di strategie che non consistano nel corrervi dietro, ed arsenale…su quest’ultimo punto è il caso di fare un piccolo excursus: nell’introduzione parlai di decine di armi, right? Bene, fate finta di non avere letto nulla, poiché, che si tratti di spade, bastarde a due mani, katane o mazze chiodate, Luc eseguirà sempre e solo la solita sequenza, senza che potenza e cadenza risultino influenzate dall’attrezzo che impugna…preferire un’arma all’altra dipende esclusivamente dalle skill, poco creative tra l’altro, che potrebbero, ripeto potrebbero, avere una valenza se il loro utilizzo si legasse alle altre tecniche, ma allo stato attuale spezzano solo il ritmo del giocatore, esponendolo agli assalti dell’orda.
Estremamente leggero, il motore grafico di Croixleur renderizza un mondo povero di dettagli e fiaccato da animazione legnose, ma molto colorato, ricco di effetti speciali e fluidissimo, in grado di reggere decine di soggetti a schermo senza perdere un singolo frame; lo stile a cavallo tra il “moe” e il super deformed è la ciliegina sulla torta. Mancano impostazioni per permettere agli schermi più generosi di visualizzare il prodotto Souvenir correttamente, come il supporto al full screen e una maggiore risoluzione, ma considerate le dimensioni del progetto non possiamo lamentarci. A condire l’esperienza ci pensano infine una pletora di chiassosi effetti sonori e un paio di brani “di contorno” piuttosto orecchiabili, anche se poco esaltanti; doppiaggio limitato ai versetti della protagonista in game e il memorabile “KUROARURU!” ad ogni avvio.

Gameplay immediato e frenetico... |
6 | ... Ma allo stesso tempo ripetitivo e limitato |
Economico | Troppo breve anche per la media degli arcade | |
Pessima gestione del comparto narrativo | ||
| C'E' BISOGNO DI UNA STORARA...EHM... | ||