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Recensione
TESTATO SU PC
19 maggio 2013, 16:38
Far Cry 3: Blood Dragon
Far Cry 3: Blood Dragon mobile

Far Cry 3: Blood Dragon – Recensione

Chi scrive viene da un’altra epoca e… Cosa? No no, non ho trovato una DeLorean parcheggiata al lato del marciapiede, purtroppo intendevo che ho qualche primavera sulle spalle, ma non divaghiamo. Un’altra epoca dicevamo, in cui si telefonava dalle cabine telefoniche a gettoni (e grande fu lo stupore per l’innovazione delle schede telefoniche, se non altro perché appena terminata la scuola, se ti dilettavi di chitarra, andavi a racimolare quelle esaurite nelle cabine così da ritagliarci degli ottimi ed economicissimi plettri…), un’epoca in cui le partite le ascoltavi alla radio e poi i goal li rivedevi la sera su 90° minuto, un’epoca in cui la musica la ascoltavi su artigianalissimi mixtape su audiocassetta e i film te li godevi in VHS. Sì, sto parlando proprio di quel fantastico periodo che va dalla prima metà degli anni ’80 ai primi ’90.

Perché questa lunga (e noiosa per i più, presumo) introduzione nostalgica? Beh, perché il titolo che stiamo per trattare va proprio a stuzzicare il gameplayer nostalgico riproponendo un meltin pot citazionista e assolutamente derivativo di tutti i cliché tamarri e volutamente eccessivi di quel periodo (non prendeteci sul serio, giovanotti d’oggi… In fondo volevamo solo divertirci). Quindi, bando alle ciance! Date il tempo di prepararsi al vostro affezionatissimo redattore vintage e iniziamo il nostro viaggio indietro nel tempo: maglietta dei Van Halen? Indossata. Walkman d’ordinanza? Attaccato alla cintura. Reebok Pump? Calzate. Il flusso canalizzatore? Sta flussando. Ottimo, tutto in ordine… Pronti? Tre, due, uno… It’s the final countdown! We’re leaving together…

Far Cry 3 Blood Dragon

IO TI SPIEZZO IN DUE!

Negli anni ’80, quelli dell’edonismo reaganiano e della guerra fredda, i duri e puri furono una vera e propria moda: Arnold Schwarzenegger, Sylvester Stallone, Dolph Lundgren e molti altri costruirono proprio in questo periodo la loro fortunata carriera cinematografica interpretando masse di muscoli ambulanti dedite spesso e volentieri a salvare il mondo e altrettanto spesso e volentieri a farne saltare in aria una buona metà nell’intento. Personaggi forti per storie ancora più forti, ma con una “leggerezza” e implausibilità di fondo che resterà per sempre marchio indelebile della cultura pop di quegli anni. L’intento di Ubisoft Montreal è proprio quello di andare furbescamente a toccare queste corde, mandando inevitabilmente in delirio nostalgico il gameplayer sulla trentina. Far Cry 3: Blood Dragon altro non è che un mirabile almanacco di cultura pop sci-fi anni ’80 che costruisce, sulla solida base tecnica del titolo da cui deriva, un nostalgico frullato di action “caciaroni”, stile visivo e sonoro dei videogiochi e films dell’epoca , cliché e umorismo “ottantiano”, citazionismo (Robocop, Terminator, L’armata delle tenebre, Commando e molto molto ancora) in sovrabbondanza e tanta tanta nostalgia.

MAI, MAI SCORDERAI, L’ATTIMO, LA TERRA CHE TREMÒ

Non si può fare una frittata senza rompere qualche uovo, così come non si può fare entertainment anni ’80 senza far piombare il mondo in un inferno postatomico (ve l’ho mai detto che eravamo pieni di ottimismo all’epoca?) e infatti nel 2007 distopico di Blood Dragon il mondo è oramai totalmente devastato dalle numerose esplosioni nucleari. In questo inospitale futuro impersoneremo il sergente Rex “Power” Colt (la cui voce Inglese originale è di Michael Bienh, il caporale Hicks di Aliens: Scontro finale) trasformato in cyborg, con gli ultimi ritrovati della nanotecnologia, al seguito delle ferite riportate nella seconda guerra del Vietnam. “Metà uomo, metà macchina, tutto cybercommando” (vi ricorda qualcosa?), recita il trailer d’apertura.

Tanto per rimanere nei cliché dell’epoca, le disgrazie non vengono mai da sole e il nostro povero mondo non trova pace manco dopo essere stato devastato da una guerra nucleare visto che il cattivone di turno, il colonnello rinnegato Ike Sloan (una via di mezzo tra Bennett di Commando e Trap Jaw dei Masters), sotto il quale aveva servito il nostro Colt in guerra, si rintana in un’isola remota al capo di un gruppo di cyborg ribelli chiamato Omega Force e tenta di mettere a punto una bio-arma devastante derivata dal sangue dei Blood Dragon, giganteschi draghi di Komodo fosforescenti mutati che sparano laser dalle fauci (tanto per…) allo scopo di conquistare il mondo. Da qui allo pseudo tutorial iniziale che vede il nostro Rex, in compagnia del fidato cyber-hacker, luogotenente TT “Spider” Brown, assaltare l’isola con una gatling gun dall’elicottero il passo è breve e il fatto che tutto ciò avvenga mentre in sottofondo suona Long Tall Sally di Little Richard, mentre qualsiasi cosa a schermo esplode gioiosamente vi darà subito l’idea di cosa vi aspetterà nel prosieguo del gioco. Salva il mondo, salva (e non solo…) la protagonista femminile, ammazza i cattivi… Ah i cari vecchi anni ’80!

VIVO O MORTO TU VERRAI CON ME

Per quanto concerne il gameplay, che è ovviamente mutuato in toto dal titolo da cui Blood Dragon deriva, si è saggiamente, data la natura più “leggera” del titolo, scelto di operare un deciso ridimensionamento del tutto: vi è l’isola liberamente esplorabile come in Far Cry 3, vi sono gli avamposti da conquistare, le missioni secondarie e di caccia ma il tutto è molto meno esteso e più semplificato rispetto al capitolo originario. Le stesse caratteristiche “ruolistiche” sono state totalmente automatizzate rispetto all’avventura di Jason Brody visto che ad ogni missione completata i potenziamenti verranno implementati in automatico e la più che discreta quantità di bocche da fuoco (tra cui qualche chicca che preferiamo lasciarvi scoprire da soli) di cui saremo fin dall’inizio molto ben muniti invoglia un approccio diretto e “caciarone” alle battaglie, coerentemente con i film che tale titolo vuole ricordare e seppur sia ancora possibile approcciare il gioco con uno stile stealth dopo un po’ vi renderete conto che seppur funzionalissimo mal si adatta all’atmosfera di contorno e sarete invogliati a tuffarvi nell’azione a testa bassa. Perché dalla decisa scrematura delle meccaniche di Far Cry 3 quel che ne esce è un titolo dal piglio decisamente arcade che dà il meglio di sé se affrontato “di petto” con movimenti rapidi nel campo di battaglia, grazie anche ad un sistema di mira parecchio permissivo. Naturalmente, come nell’avventura di Jason Brody, anche qui non mancano i mezzi di trasporto come fuoristrada, jet sky e molto altro. La longevità del titolo, anche data la sua natura di DLC stand-alone non può essere ovviamente il punto di forza, ma crediamo sia adeguata all’offerta ludica che questo titolo vuol dare e soprattutto al prezzo di vendita a cui viene proposto: tirando diritti e limitandosi a seguire le missioni principali verrete a capo delle vicende di Rex Colt e soci in più o meno quattro ore di gioco, che comunque aumentano e non poco se deciderete di esplorare in lungo e in largo l’isola conquistando gli avamposti nemici e completando le missioni secondarie e di caccia.

IL KOBRA NON È…UN DRAGONE

Tecnicamente anche per Blood Dragon valgono le considerazioni fatte per il capitolo originario con il motore grafico Dunia Engine 2 che si dimostra efficiente e solido nel gestire l’impalcatura grafica (compresa l’inenarrabile e coreografica deflagrazione a schermo) offrendo nella maggior parte dei casi un frame rate costante e fluido pur non mancando i soliti difettucci qua e là come qualche fenomeno di clipping (spesso quando si è alla guida di mezzi di trasporto), draghi che si “incastrano” di tanto in tanto e caricamenti spesso troppo lunghi (e non crediamo sia per creare un nostalgico “effetto Commodore 64” ). Sul lato stilistico invece non possiamo che ovviamente essere su lidi totalmente diversi visto che verremo investiti da una palette di colori da rave party allucinato, ambienti retro-futuristici illuminati al neon, nemici con indosso le armature di Tron, draghi fosforescenti sputalaser, scanlines da televisore Telefunken marcio e molte altre deliziose assurdità di genere inframezzate da clamorose “cutscene” 16-bit (con le bande nere, perché i duri degli anni ’80 non hanno bisogno dei 16:9). Grandioso, infine, sovviene il comparto sonoro con doppiaggi da applausi (totalmente in Italiano) ed una colonna sonora pregna di synth vintage, stratosferica, che raccoglie alla perfezione l’atmosfera anni ’80 del titolo.

Menzione particolare, infine, per l’edizione PC (quella da noi testata appunto) perché oltre ad essere disponibile via download digitale, come le rispettive edizioni console, è in vendita anche in una clamorosa edizione retail con all’interno (oltre al gioco ovviamente) un disco contenente la splendida colonna sonora e un poster del gioco.

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IN CONCLUSIONE
Blood Dragon in definitiva cos'è? Un DLC? Un gioco? No, niente di tutto questo: Blood Dragon è semplicemente una meravigliosa macchina del tempo con biglietto di sola andata (perché non vorrete tornare indietro) per i meravigliosi anni '80. Giocare a Blood Dragon significa venire investiti mortalmente dai cliché di un decennio, qui riproposti alla perfezione in un turbinio di eccessi, demenzialità, citazionismo totale e genialità diffusa che vi farà ridere a crepapelle e divertire per tutta la perdurazione della opera Ubisoft Montreal. Chi ha vissuto intensamente quegli anni aggiunga almeno mezzo voto alla valutazione finale.
Pro-1
Geniale
8.5
Contro-1
Longevità non eccezionale
Pro-2
Citazionista
Contro-2
Qualche piccolo bug e caricamenti lunghetti
Pro-3
Dissacrante
grande giove! dobbiamo rimandarti nel 1985!
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