Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance – Recensione
La saga di Kingdom Hearts è ormai composta dalla bellezza di ben sette capitoli, usciti su esattamente cinque console diverse, ognuno dei quali rappresenta un tassello, più o meno importante, dell’intricata e complessa trama che vede narrare le avventura di Sora e i suoi amici contro il maestro Xehanort. Una lotta tra luce e oscurità che va avanti da tantissimo tempo e che è iniziata nel capitolo Birth By Sleep, narrante le avventure di Terra, Ven e Aqua. Riassumere tutta la trama dei precedenti capitoli in un solo articolo sarebbe impossibile, ma ora più che mai, a distanza di sei anni circa dall’uscita dello splendido Kingdom Hearts II, è palese la necessità di dover riunire tutti i filoni narrativi in un unico capitolo, con lo scopo di preparare il terreno per il terzo, attesissimo, titolo della saga, richiesto dai fan a gran voce da anni, ma del quale, purtroppo, non si sa ancora niente.
Kingdom Hearts 3D: Dream Drop Distance è stato creato esattamente per rispondere a questa necessità, ponendosi dunque come capitolo di intermezzo tra il secondo e il terzo, fungendo però allo stesso tempo anche da vero e proprio sequel di KH2, inserendo a sua volta degli importanti tasselli all’interno del mosaico narrativo della saga e andandosi a piazzare, a livello di importanza, vicino a Birth By Sleep e al non meno importante Chain Of Memories, che a sua volta si collocava tra il primo e il secondo capitolo. Venite quindi a scoprire con noi che cosa ne è uscito fuori dall’ultimo lavoro di Tetsuya Nomura.
Dove eravamo rimasti?
Come già detto ci ritroviamo dopo il secondo capitolo, con Sora e Riku che devono affrontare un esame per poter diventare maestri del Keyblade, in vista della battaglia finale contro Xehanort. Tale “test” consiste nello sbloccamento di sette serrature di dei mondi dormienti, situati all’interno del reame del sogno. Tali mondi sono popolati dai Dream Eaters, mostri per certi versi piuttosto simili agli Heartless, che potremo inoltre durante la nostra avventura utilizzare come alleati, proprio come nei primi due capitoli succedeva con i mitici Paperino e Pippo. Dopo essere quindi stati reclutati dal maestro Yen Sid per iniziare l’esame, la nostra avventura comincia e ci ritroviamo catapultati, per la millesima volta, nella Città di Mezzo, che rappresenta ovviamente il primo mondo che saremo in grado di esplorare. Da qui parte quindi la storia di Dream Drop Distance, che ovviamente farà del sogno, della realtà illusoria e dell’inconscio i temi principali di questa avventura, i quali andranno ad affiancarsi agli ormai canonici discorsi sull’importanza dell’amicizia e del seguire ciò che ci viene detto dai nostri cuori.
La nostra avventura inizia quindi nella Città di Mezzo, primo mondo che esploreremo, oltre che unico del quale vi parleremo in questa recensione, dato che non vogliamo rovinarvi il piacere di poter scoprire direttamente con i vostri occhi, quali spettacolari classici Disney sarete destinati a rivivere, nonostante purtroppo la maggior parte di essi sia già stata rivelata nei mesi scorsi tramite trailer e video di gameplay rilasciati da Square-Enix stessa. Dobbiamo però ammettere che il primo impatto con Traverse Town, e più in generale con i primi due mondi, ci ha lasciato piuttosto delusi, perchè si sentiva nell’aria quella sensazione di “già visto” e perchè oggettivamente tali mondi non sono neanche lontanamente paragonabili alla magnificenza con la quale sono stati realizzati tutti gli altri e in particolar modo gli ultimi due che andremo a visitare. Se quindi inizialmente vi dovesse capitare di essere un po’ delusi dalle ambientazioni, non scoraggiatevi troppo, perchè il meglio della magia Disney deve ancora arrivare e già dopo aver lasciato la Città di Mezzo, vi renderete conto che, proprio come in Birth By Sleep, anche qui tutti i mondi sono completamente inediti rispetto a quelli dei capitoli precedenti e alcuni di essi sono tratti da dei classici disneyani che mai vi sareste aspettati di poter ritrovare in un videogioco.
Della realizzazione dei mondi quindi, non possiamo di certo lamentarci, così come della trama, che procede come al solito un po’ a rilento nei primi mondi, per poi subire una profonda accelerazione verso la fine. A tale riguardo, abbiamo trovato un po’ inutili le vicende legate ai mondi Disney, che spesso finiscono per allontanare troppo il giocatore dalla trama principale, finendo quasi sempre solo per ripercorrere gli eventi dei lungometraggi e non per aggiungere qualcosa di nuovo o utile al plot. Pensiamo insomma che una maggiore integrazione di tali trame verticali all’interno di quella principale e orizzontale della saga potrebbe aiutare ad aumentare il ritmo narrativo, donando allo stesso tempo maggiore importanza ai mondi disneyani e agli splendidi personaggi che li popolano. Durante la storia, saremo inoltre in grado di controllare sia Riku che Sora, mediante un sistema di scambio temporale, denominato Drop, che ci obbligherà ogni tot di tempo a vestire i panni dell’altro personaggio, interrompendo indiscriminatamente l’azione di gioco. Questo sistema permette al giocatore di procedere più o meno contemporaneamente nel completamento delle due storie, ma allo stesso tempo finisce per essere un po’ fastidioso all’interno delle boss fight, dove potrebbe capitarvi difatti di essere teletrasportati nel corpo dell’altro personaggio proprio nel bel mezzo della battaglia, obbligandovi a rincominciarla da capo quando ritornerete a vestire i panni di quel determinato carachter. Dobbiamo ammettere però che il sistema Drop funziona e fa il suo lavoro, unendo le due storie di Riku e Sora e facendole proseguire in parallelo tra di loro dall’inizio alla fine, contrariamente a quanto accadeva invece in Birth By Sleep e Chain Of Memories.
Flowmotion e Dream EatersParlando del gameplay, che sostanzialmente è rimasto quello classico da action RPG a cui siamo ormai abituati, è doveroso menzionare però subito le due grandi novità che caratterizzano il sistema di gioco di questo nuovo capitolo: i Dream Eaters e il Flowmotion. I primi, come già detto, sono dei mostri che ci ritroveremo a combattere nei vari mondi, che potremo inoltre reclutare, o per meglio dire, creare, mediante l’utilizzo di appositi oggetti, detti Dream Pieces, che sbloccheremo all’interno dei mondi sconfiggendo boss e nemici o aprendo i classici forzieri presenti in ogni capitolo della saga. Questi mostriciattoli, che possono anche assumere le dimensioni e l’aspetto di grossi dinosauri e che come qualcuno giustamente ha fatto notare ricordano vagamente i Pokémon, saliranno di livello assieme a noi, ci supporteranno in battaglia proprio come facevano Paperino e Pippo nei capitoli precedenti e potranno essere collezionati e modificati esteticamente a nostro piacimento.
Potremo difatti cambiare sia il nome che i colori dei nostri Dream Eaters mediante l’utilizzo di apposite vernici, ma le attività che possiamo svolgere con loro non finiscono assolutamente qui: saremo difatti in grado di coccolare i nostri mostri mediante l’utilizzo del touchscreen e di completare una serie di minigiochi sempre sfruttanti esso, che ci permetteranno di migliorare la loro affinità nei nostri confronti, donandogli punti esperienza e gli speciali LP, che potremo utilizzare per comprare i potenziamenti dei nostri Dream Eaters in un apposito menù a percorso che prende il nome di Ability Link System. Il sistema di gestione e di creazione dei Dream Eaters è dunque appagante quanto complesso e porta una ventata di novità all’interno di un sistema di combattimento che è rimasto sostanzialmente invariato. Abbiamo difatti il classico menù dei comandi, modificabile ovviamente a nostro piacimento con attacchi, magie e oggetti, il tasto Y per parare, quello A per attaccare, B per saltare e X per utilizzare i comandi precedentemente citati. Andando avanti nella storia ovviamente sbloccheremo nuove abilità come per esempio il doppio salto, così come ovviamente nuove magie e nuovi attacchi, ma anche qui non vogliamo anticiparvi troppo e preferiamo lasciarvi scoprire a voi tutte le novità che incontrerete andando avanti nella storia. Una sostanziale novità sia nei combattimenti, che negli spostamenti all’interno dei mondi, è rappresentata però dal Flowmotion, che ci permetterà di attuare delle spettacolari, quanto rapide acrobazie, sfruttando gli oggetti e i Dream Eaters che ci circondano. Queste acrobazie, come già detto, ci permetteranno anche di spostarci più velocemente all’interno delle ambientazioni, che sono quindi caratterizzate da ampi spazi all’interno dei quali potremo eseguire dei salti incredibili e delle piroette micidiali contro i nemici che ci circondano. Sfruttare dunque l’ambiente che ci circonda sarà assolutamente necessario per sconfiggere le battaglie contro i boss, che in questo Dream Drop Distance sono risultati piuttosto impegnativi e, sopratutto verso la fine dell’avventura, ci hanno dato parecchio filo da torcere.
Ovviamente, per goderci pienamente l’esperienza di gioco, noi della redazione abbiamo utilizzato la difficoltà più alta disponibile all’inizio della prima partita, dato che crediamo che essa sia assolutamente necessaria per poter godere al cento per cento della magia di questo gioco. Ripetute volte ci è capitato difatti di esplorare i mondi, alla ricerca di tesori contenenti oggetti utili, così come spesso abbiamo dovuto ritagliarci un po’ di tempo extra per expare, ovvero allenare i nostri personaggi, in vista di una battaglia particolarmente impegnativa. La difficoltà elevata in un Kingdom Hearts migliora difatti il divertimento e la longevità del titolo, spingendo il giocatore a esplorare i mondi e a combattere contro tutti i nemici che gli si parano davanti, con lo scopo di essere sempre pronto per la prossima battaglia. In termini di longevità non possiamo quindi proprio lamentarci: andiamo dalle venti alle trenta ore circa solamente per la storia principale, che possono alzarsi sopra le cinquanta per il completamento al cento per cento di tutto il gioco. Gli sbloccabili, i boss segreti, l’immancabile secret ending e la curiosità di scoprire tutti i tipi di Dream Eaters vi spingeranno difatti a giocare per diverse ore il titolo anche dopo averlo completato, con lo scopo di scoprire tutti i segreti che questo gioco racchiude.
Grafica, sonoro, distribuzione e localizzazioneE’ giunto ora il momento di parlare un po’ di come ci si presenta davanti a noi occidentali questo gioco. Tecnicamente il titolo è splendido: graficamente, tralasciando qualche piccolo cale di frame rate, riesce a superare la potenza visiva che aveva Birth By Sleep su PlayStation Portable, la colonna sonora è splendida e composta da brani sia vecchi che nuovi e il 3D viene sfruttato piuttosto bene, anche se non ancora quanto ci si potrebbe ragionevolmente aspettare da una console che fa di tale feature il suo punto di forza. Quello che però ci ha lasciati piuttosto indignati sono state due cose: la mancata localizzazione in italiano del titolo e la pessima distribuzione con la quale esso è stato distribuito in Italia da parte di Nintendo. Partiamo dunque dall’assenza dell’italiano tra le lingue disponibili per i sottotitoli, scelta inspiegabile che è stata presa non si capisce ancora bene per quale motivo da Square-Enix , rendendo di conseguenza ingiocabile il titolo a chi l’inglese non lo mastica molto bene. Noi dal canto nostro non abbiamo avuto particolari problemi, ma troviamo comunque assurdo che un titolo del genere, contenente una trama intricata e complessa, venga distribuito senza la nostra lingua e non riusciamo proprio a spiegarci il perchè di questa scelta, viste tra l’altro le splendide vendite che Dream Drop Distance ha registrato nel nostro paese, nonostante non fosse appunto localizzato nella nostra lingua, al contrario di quanto invece è accaduto in passato con gli altri capitoli della saga. Altro punto dolente è rappresentato dalla distribuzione del titolo stesso, che è stata davvero ridicola: sono state difatti distribuite solamente poche copie in giro per il nostro paese, contenenti una splendida copertina in italiano, volta a ingannare tutti coloro che non sono a conoscenza di questo “piccolissimo” dettaglio. A distanza di due mesi, ci sono difatti ancora tantissime persone che domandano disperatamente su internet come si possa selezionare la lingua italiana, così come tantissimi ancora non sono riusciti a recuperare una copia del gioco (noi stessi abbiamo dovuto ricorrere agli store online) e troviamo che ciò sia davvero vergognoso, sopratutto per una saga alla quale noi italiani abbiamo dimostrato di essere così tanto affezionati nel corso degli anni, trattare i propri consumatori in questo modo.
Per concludere questa recensione, vogliamo inoltre dare un piccolo consiglio ai neofiti di questa saga: prima di giocare a Dream Drop Distance, recuperate assolutamente gli altri capitoli o attendete l’arrivo, sperando che almeno questa arrivi tradotta qui in occidente, della collection in HD per PlayStation 3, perchè senza aver giocato a tutti i titoli precedenti, difficilmente riuscirete a capirci qualcosa della trama di Dream Drop Distance. Per quanto difatti in esso siano presenti comunque flashback e riassunti scritti dei vari capitoli precedenti, tutti questi stratagemmi non riescono di certo a fornire le conoscenze necessarie per poter apprezzare i risvolti narrativi, i colpi di scena e le rivelazioni contenuti in questo capitolo.
Il gameplay è divertente e presenta alcune novità molto interessanti |
8.5 | Telecamera un po' scomoda senza l'utilizzo del Circle Pad Pro |
Tecnicamente splendido | Dove sono i sottotitoli in italiano? | |
| AVVINCENTE E DIVERTENTE | ||
