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Recensione
TESTATO SU PC
13 agosto 2012, 8:13
Last Half of Darkness: Society of the Serpent Moon
Last Half of Darkness: Society of the Serpent Moon mobile

Last Half of Darkness: Society of the Serpent Moon – Recensione

La serie Last Half of Darkness, avventura grafica poco conosciuta nei nostri territori, da poche settimane è giunta di nuovo nei negozi con un particolare e per molti tratti diverso quarto capitolo. Sviluppato dal team indipendente americano WRF Studios, Society of the Serpent Moon non è un sequel vero e proprio, per trama e narrazione, ma si pone come un gioco a sé stante, che non richiede la conoscenza dei precedenti episodi quindi, concedendosi qualche novità che a breve esporremo.

STRADE ED ANGOLI BUI CELANO GROSSI MISTERI

Dopo un brevissimo filmato introduttivo, Society of the Serpent Moon lancia il videogiocatore direttamente nel mezzo dell’azione. La nostra fidanzata, una bella bionda di nome Wendy Sothers, viene inviata ad Antibes, esotica cittadina francese a cavallo tra le Alpi Marittime e la Costa Azzurra, per investigare e raccontare di una storia. Di lì a poco, però, si perderanno le sue tracce ed il fidanzato, personaggio che controlleremo nel gioco, riceverà uno strano pacchetto contenente un fascicolo, un disco e l’anello di fidanzamento, della sua Wendy, tutto sporco di sangue. L’indirizzo di invio ci porta ad Antibes, alla ricerca della nostra dolce metà e per risolvere una incomprensibile scomparsa che pian piano va infittendosi sempre più. Billy Black, non proprio originale il nome del fidanzato di Wendy, nel corso delle circa dieci ore di gioco raccoglierà un numero di indizi impressionanti, trovandosi ben presto a risolvere un antico mistero che da tempo minaccia la popolazione locale, tramutandola in notturne bestie assassine.

L’interfaccia di gioco si mostra tra le più classiche di sempre, quindi tramite uso del mouse dovremo osservare, trovare a raccogliere i tantissimi indizi sparsi nelle location, cercando di risolvere la serie di interessanti e ben progettati enigmi che spesso troveremo dinnanzi a noi. La trama non è di quelle da pelle d’oca, per originalità, modalità di racconto ed eventi di gioco, così come i brevi video ad intervallare le fasi di gioco, che si mostrano a tratti oscene per qualità, ma la buona atmosfera che ne vien fuori, soprattutto per le ambientazioni sinistre proposte, fanno di Society of the Serpent Moon una avventura grafica horror di buon livello, se teniamo conto della pura giocabilità ed immedesimazione. In aiuto, tutt’una serie di accortezze che giochi del genere ormai concedono al player di turno. Da una mappa, molto pratica e comoda per spostarsi velocemente di location in location, al cursore intelligente che cambia forma se posato su di un elemento utile alle nostre personali indagini o, semplicemente, un elemento di contorno dell’ambiente con cui è possibile interagire. A tal proposito, il lavoro di WRF Studios è stato senz’altro degno di nota, con un numero di oggetti da poter raccogliere ed analizzare semplicemente sorprendente; una cosa che molte attuali avventure spesso non fanno, per far risultare l’esperienza di gioco meno “dispersiva” alle nuove reclute del genere punta-e-clicca. In favore dei meno bravi, anche una modalità Easy in cui al giocatore è concessa la consultazione libera di suggerimenti non troppo invasivi, ma che indirizzano verso la prossima mossa da compiere o location da esplorare. Registriamo, infine, un cambiamento della visuale a favore della terza persona, rispetto a quella in soggettiva dei precedenti tre episodi.

LE PROBLEMATICHE DOVUTE AD UN BASSO BUDGET

Se la trama si mostra semplice ma accettabile ed interessante quel tanto che basta, Society of the Serpent Moon paga dazio, e pesantemente, in termini di resa grafica e sonora. Le ambientazioni molto scure, che aiutano a creare una buona atmosfera di gioco (come dicevamo poc’anzi) servono anche per nascondere i numerosissimi problemi che il team di sviluppo ha cercato di affrontare come meglio ha potuto. Le textures di bassissima qualità, una palette cromatica non così ampia ed articolata, animazioni spesso legnose, contribuiscono nel creare uno scenario complessivo poco appetibile per chi non è un navigato videogiocatore, e quindi non ha iniziato a coltivare questo hobby tanti e tanti anni fa, quando la grafica non era tutto. A fronte di avventure grafiche (le odierne) sempre più belle da vedere, spesso non da giocare, un prodotto del genere è quindi da consigliare soltanto a chi è certo di riuscire nel guardare oltre il mero aspetto tecnico, visto che le fasi di gameplay, tipiche di un rispettabile punta-e-clicca, in questa produzione ci son tutte.

Oltre all’occhio, anche all’orecchio la produzione di Iceberg Interactive tenta di arrecare un po’ di danno e, se i risultati in quest’aspetto appaiono decisamente migliori, globalmente è difficile dargli una sufficienza piena. Le tracce audio, così come gli effetti, sono davvero pochi e spesso più inutili che altro, e le voci dei personaggi incontrati e del protagonista risultano essere spesso ottimizzate in malo modo. In particolare, bisogna citare la voce del protagonista, gracchiante e durissima, che mai nel gioco si lascia trasportare (se non in un paio di circostanze) dalle emozioni e dagli eventi vissuti nel corso del gioco.

Immagine anteprima YouTube
IN CONCLUSIONE
Society of the Serpent Moon è una avventura grafica adatta a pochi, irriducibili, amanti delle avventure grafiche di tutte le salse. A fronte di comparti tecnici non proprio all'avanguardia, questo gioco potrebbe scoraggiare già in partenza gli amanti delle recenti produzioni del genere, sempre più colorate e definite; sappiate, però, che ad eccezione di questo, il titolo riesce a dimostrarsi interessante grazie ad un numero (e qualità) di enigmi elevato ed attraverso un numero di ore d'assoluto rispetto, anche in virtù del prezzo budget a cui viene venduto.
Pro-1
Buona atmosfera
6.5
Contro-1
Tecnicamente poco convincente
Pro-2
Enigmi ben congegnati
Contro-2
Gli spezzoni video sono spesso inutili
Pro-3
Molta interattività ambientale
COMMENTI