The Denpa Men: They Came By Wave – Recensione
In quasi due anni di vita, la Realtà Aumentata del 3DS si è rivelata una feature utilizzata raramente e con fare svogliato da parte degli sviluppatori. Pochi software la sfruttano in maniera rilevante, non sempre riuscendo appieno nell’intento, tanto che capita di dimenticarsi completamente della sua esistenza, ma Genius Sonority è qui per dargli un nuovo volto. La software house nipponica, piuttosto conosciuta da chi segue le scorribande dei mostriciattoli tascabili su home console, è al suo debutto sull’e-Shop con un titolo intrigante, che fonde le meccaniche tipiche di un GDR orientale a un sistema di allestimento del party che si accosta alla filosofia dei Pokémon. Nessuna carta a fare da tramite, nessun vincolo, solo tanta voglia di viaggiare con il fido portatile in tasca e di tornare per una volta bambini. The Denpa Men: They Came By Wave, da poco sugli scaffali virtuali nostrani ma già da tempo disponibile oltreoceano, ha destato la nostra curiosità con un feedback molto positivo, e ora siamo finalmente riusciti a provarlo con mano. A voi la nostra recensione.

E’ ormai divenuta abitudine utilizzare regolarmente cellulari, tv, computer, console ed altri strumenti elettronici; fanno parte di noi, c’è poco da fare, ma avreste mai immaginato che attorno a loro si sia creato un’ecosistema invisibile ad occhio umano, popolato da piccole creature umanoidi attratte dall’ininterrotta produzione di onde radio, chiamate Denpa Men? A presentarcele è Saj (o almeno l’eroe redazionale si chiama così, l’inizializzazione è random), un Denpa che decide di stabilirsi nel nostro 3DS per chiedere aiuto nella ricerca della sua “cara amica”, rapita da un essere malvagio e richiusa in una torre simile ad un labirinto, popolata da mostri di ogni genere. Sarà compito del giocatore procurargli dei compagni, sparsi ai quattro venti nel mondo umano, gestire il loro equipaggiamento e guidarli in battaglia.
Come suggerisce l’esilarante spot televisivo trasmesso in America, i Denpa Men vagano liberamente in ogni dove, e devono essere necessariamente catturati guardandosi intorno con la proprio console. A detta del gioco sono attratti dalle onde radio, ovvero, realisticamente parlando, dalle reti wi-fi locali, supportate da modem, smartphone, qualunque dispositivo possa essere usato come ricevitore, in modo da permettere al 3DS di rilevarne il codice IP e generare Denpa specifici e unici per quell’indirizzo; ciò implica che, per quella connessione, potremo catturare una sola volta quei determinati Denpa con quella determinata console. L’idea è geniale e spinge ad avere sempre a portata di mano il 3DS come non succedeva dai tempi di Kid Icarus Uprising, tuttavia si rivela in alcuni casi un’arma a doppio taglio: tolto l’imbarazzo dell’aggirarsi con il portatile come in cerca di presenze paranormali, anche all’interno della mura domestiche, questa soluzione premia i giocatori che vivono nelle aree urbane, per ovvie ragione colme di reti a cui agganciarsi, ma chi (come il sottoscritto) si ritrova suo malgrado un eremita in aperta campagna, troverà notevoli difficoltà ad occupare tutti gli slot del party, figurarsi avere un ampio repertorio tra cui scegliere. Nelle fasi iniziali con un pò di pazienza si riesce a spuntarla, ma dopo la prima metà di gioco la richiesta di particolari tipologie di Denpa diventa pressante, trasformando dungeon relativamente semplici in un inferno. Non sentiamo tuttavia il caso di imputare questa lacuna a una falla di design, quanto ad un concept sviluppato in e per il Giappone, tecnologicamente più “uniforme” del Bel Paese. Ad ogni modo, scroccando occasionalmente qua e là, si riesce a godere comunque dell’esperienza senza eccessive restrizioni; volendo è possibile ricorrere al lettore QR per sbarcare il lunario con nuove reclute, ma il sensore funziona una volta si e dieci no (colpa della pessima risoluzione della fotocamera del 3DS?), pertanto ne consiglio l’utilizzo solo a chi può vantare una stanza perennemente invasa dalla luce e molta pazienza.
E IL NUOVO CEDETTE IL PASSO AL VECCHIO…Se da un punto di vista ideale TCBW è animato da un’idea intelligente e originale, sul versante ludico ostenta una formula di gioco estremamente tradizionale e collaudata. Spina dorsale del titolo Genius Sonority sono infatti combattimenti a turni che richiamano alla mente i vari capitoli di Dragon Quest (la saga Monsters in primis), ambientati in complessi dungeon da esplorare; ne esistono diversi, ognuno caratterizzato da un livello consigliato e un attributo predominante, che influenzerà sensibilmente il tasso di sfida al suo interno in base ai Denpa selezionati. Questi sono conservati in appositi “box”, e potremo portarne in missioni un massimo di otto, cifra assolutamente giustificata, nonostante superi non di poco la media del genere. Oltre a buffe espressioni a la Mii, le creature sono caratterizzate da una personalità, ininfluente se non durante i rari scambi di battute, un colore a indicarne resistenze e debolezze elementali, e un’antenna, presente o meno, che gli conferirà una e una sola skill, stabilita al momento della generazione e upgradabile tramite l’acquisizione di punti esperienza; includono attacchi magici, magie di guarigione, di buff e debuff, nulla di nuovo sotto il sole, ma applicato con un stile. Sull’isola principale troviamo inoltre un pratico negozio per acquistare oggetti, accessori e abiti per i Denpa, in modo da ottimizzarne le prestazioni in vista di una prova (ad esempio per un dungeon di fuoco è buona norma aumentare la difesa contro tale elemento e assicurarsi protezione dalle scottature); l’infrastruttura è semplice e di facile lettura, merito di menù scorrevoli e tempi di caricamento minimi.
Semplicità e rapidità che ritroviamo anche una volta iniziata la scalata (o la discesa) delle aree di gioco. Il design minimale, ridotta a corridoi e sporadici spiazzi, e il look monotono riportano alla mente il buon vecchio Mystery Dungeon, ed obbligano ad abusare della minimappa sul touch screen per non perdersi a causa della pianta labirintica, tuttavia, a differenza del brand Chun Soft, qui ci si muove in totale libertà e in tempo reale, garantendo un azione fluida e permettendo svariati approcci con i mostri, che potremo aggirare per un attacco preventivo o “dribblare” nelle situazioni critiche. Anche i combattimenti dal canto loro beneficiano di un ritmo spedito, presentando un battle system classicheggiante e una funzione automatica molto prestante, in grado di adattarsi tempestivamente al mutare del combattimento, turno in corso compreso, snellendo quindi i tempi di selezione e trovando rimedio immediato a un eventuale imprevisto. Il tutto non si riduce tuttavia a un banale button mashing, in quanto il giocatore dovrà intervenite attivamente e con una certa frequenza, soprattutto contro i nemici più coriacei, in quanto il solo in grado di utilizzare oggetti e determinate skill, oltre alla possibilità di adottare tattiche diverse dalla “più danni in meno tempo” preferita dalla CPU (evitiamo paragoni con FXIII per cortesia ndr). Il livello di difficoltà è ben bilanciato, tuttavia ci è parso ridursi spesso al mero “se hai l’attributo giusto hai vinto, altrimenti hai perso a prescindere”, portando a situazioni spiacevoli come un boss di livello 20 che decima un team di livello 40 a causa della carenza i Denpa resistenti ai suoi attacchi, o lo stesso boss incapace di infliggere il benché minimo danno per l’esatto contrario. Ciò trascende equip e disparità di forze, c’è troppa dipendenza dalla tipologia delle truppe scelte piuttosto che dalla loro effettiva preparazione, il ché va a discapito dei giocatori “meno fortunati”, come evidenziato in precedenza. Ci si può convivere, ma serve tanto grinding…
FUORI DALLA CONSOLE MA MAI DALLO SCHERMOSemplice, colorato e fluido, il motore grafico di The Denpa Men unisce a un impatto visivo piacevole, ricercato e “piccolo”, in linea con lo stile del gioco, effetti speciali efficaci e modelli poligonali ricchi di dettagli, sia bestiario che location, per quanto su queste ultime pesino pattern ripetuti all’infinito, che stancano sulle lunghe. Poco incisivo il 3D, praticamente inesistente: ok attenuarlo durante le fasi a base di giroscopio, per la cronaca abbastanza preciso, ma in game sarebbe stato gradito, anche solo per spezzare la monotonia. Orecchiabili le tracce audio, che ben si sposano con l’atmosfera, pur non riuscendo tuttavia ad emozionare appieno lo spettatore, oltre al loop un po’ pedante; nella media gli effetti sonori, che ricalcano gli standard del genere senza andare oltre.
Nonostante alcuni difetti solo potenzialmente invasivi, il ritmo è ben scandito, l’esperienza è sempre divertente e coinvolgente, con una discreta longevità che si attesta approssimativamente intorno alle 15 ore, più l’ottima rigiocabilità, un traguardo eccellente per una produzione DD. Comprensibile l’assenza del multiplayer, un pò meno quella di Street e Spot Pass, feature che avrebbe incentivato non poco un titolo che basa gran parte dei suoi tratti salienti sulla natura portatile della cosnole. Svista? Probabile, non che cambi molto il giudizio finale…
Concept originale e ben sfruttato |
8.5 | Potrebbe diventare ripetitivo |
Ottimo rapporto qualità/contenuti/prezzo | La fruibilità varia a seconda della residenza... | |
| THEY'RE EVERYWHERE...USUALLY... | ||