The Journey Down: Chapter One – Recensione
A volte ritornano sotto altre vesti o perché quello che doveva essere un progetto iniziale “particolare” dopo qualche tempo, grazie ad un nutrito seguito di fan, subisce un processo evolutivo che mette ancora una volta tutti d’accordo, come se non fosse bastata la prima, di approvazione. The Journey Down è una avventura grafica suddivisa in quattro episodi che fece il suo esordio nell’agosto 2010 su sistemi PC Windows, Mac e Linux; la prima versione, completamente free, si dimostrò un ottimo passatempo ma evidenziava piccole lacune e lo stile grafico in bassa definizione non fece contenti tutti coloro che dalle moderne avventure pretendevano anche fondali ben definiti, per un risultato ed un impatto grafico degno di nota.
Dopo circa due anni dal rilascio freeware, SkyGoblin ha pubblicato nell’estate 2012 una nuova versione rivista del primo capitolo di The Journey Down che, anche grazie all’Indie Royale di giugno 2012, ha catturato attenzione e consensi da parte di coloro che non ancora lo conoscevano. Da qualche settimana è arrivato anche sulla piattaforma digitale proprietaria di Valve: Steam.

SEMPLICE, DIRETTO E IN SALSA REGGAE-JAZZ
È notte quando, in un campus universitario, una auto scura con due brutti ceffi a bordo si arresta nei pressi degli uffici, alla ricerca del professore. Lo scopo non è chiaro (chi è costui? E per cosa lo cercano?) e l’alone di mistero che avvolge gli istanti iniziali del gioco guidano ad hoc la curiosità del giocatore di turno. Una telefonata chiarisce qualche dettaglio e ci presenta il cattivo di turno, spietato e brutto come non mai; la sua risposta, chiarissima: “Uccideteli tutti!”… Da qui, le vicende si sviluppano e prendono forma nei panni di Bwana, protagonista fannullone e dall’accento giamaicano, che insieme all’amico Kito si troverà coinvolto in qualcosa di grosso. Ma cosa? Entrambi abbandonati dal loro padre adottivo, i due vanno avanti come meglio possono gestendo una stazione di rifornimento portuale, finché una dolce donzella in cerca di aiuto finirà per metterli nei guai. La ragazza, Lina, in cerca di un antico libro per raggiungere Underland (nessuno può parlarne e farne riferimento, nella località in cui si svolgono gli eventi) e di un passaggio, convincerà Bwana ad impegnarsi quel poco in più per iniziare ad effettuare le riparazioni del deltaplano in suo possesso ma che da anni non vola più, né ha i motori, o un’ancora, o il timone…!
L’introduzione è quindi la stessa presente nella versione free del gioco e ripercorre passo per passo ogni cambio di location, dialogo ed incontro coi personaggi che il team di sviluppo propose in quel già distante 2010. Attraverso le circa due ore di gioco, The Journey Down – Chapter One non stupisce di certo per enigmi o puzzle dalla difficoltà strabiliante, o per la loro creatività e varietà, dimostrandosi anzi un prodotto decisamente semplice ma che scorre in maniera molto fluida; tuttavia, interessante lo diventa per un mix di piccole trovate (vedi il modo di parlare del protagonista, Bwana) e di personaggi secondari, quindi di location, alle quali un impianto sonoro strepitoso, e in tema reggae-jazz, dona tanto di buono. Le fasi di gioco sono simili a quelle di un comune punta-e-clicca in cui l’interazione con oggetti sparsi nelle ambientazioni e l’avventurarsi in dialoghi più o meno intriganti fanno parte della normale routine; gli enigmi, allo stesso modo, passano per l’utilizzo o la combinazione di più oggetti raccolti, da impiegare successivamente nei punti di interesse richiesti. Uno dei più grossi problemi del gioco di SkyGoblin è quello del backtracking: nonostante la longevità sia ridotta all’osso e le location non vanno oltre la dozzina, più volte sarete costretti ad andare avanti ed indietro, allungando i tempi di spostamento (assente lo spostamento veloce). Non sappiamo se nel prossimo episodio chi di dovere deciderà di inserire una mappa, ma ci pare la soluzione più giusta per limare questo piccolo difetto che, al giorno d’oggi, sembra essere essenziale per non tediare anche il meno esperto del genere.
QUEL CHE UN TEMPO FU, ORA È IN HDEssenzialmente si tratta dello stesso titolo che quasi tre anni fa apparì in formato free, ma la versione “aggiornata” ha un suo perché. Dalle grafiche in bassa risoluzione ed uno stile retrò che tutto sommato non stonavano affatto si è passati ad un prodotto che fa dell’alta definizione una particolarità di cui potersi vantare e fare sfoggio, nonostante rimangano sostanziali problemi sulle animazioni e su alcuni dettagli che non godono della stessa qualità dei fondali, assolutamente fantastici. Ricordando che si tratta di un progetto indipendente dal budget ristretto, qualche “contro” va sempre messo in conto, e come spesso accade anche SkyGoblin deve pagarne dazio, se non per incapacità professionale, perché essere indie ha i suoi pregi così come i suoi difetti. The Journey Down – Chapter One, però, ha subito un processo di migliorie ben più vasto: in particolare, il team di sviluppo ha completamente doppiato ogni dialogo che in versione free andavano avanti soltanto tramite sottotitoli in formato testo, aggiungendo inoltre nuove location e altri enigmi e puzzle. Considerando il prezzo di lancio (meno di sei euro) possiamo confermare che il gioco vale la candela, anche se a longevità complessiva non siamo messi molto bene, anche per la semplicità di fondo (come detto poc’anzi) che permea in tutta la produzione.
Un plauso particolare alla componente sonora, che se per doppiaggio (soltanto in Inglese, così come i sottotitoli) non delude né fa rimanere estasiati, per soundtrack e motivetti potrebbe giocarsela benissimo contro altri titoli degli anni passati, e stiamo parlando di capolavori. Lo stile che fonde reggae e jazz si dimostra fresco, accattivante, e finisce per diventare un tutt’uno, o quasi, coi dialoghi recitati in maniera decisamente particolare rispetto a quelli che gli amanti dei punta-e-clicca sono soliti ascoltare.
Ottimo comparto sonoro |
7.5 | La struttura ad episodi potrebbe non piacere |
Fondali ben disegnati | Animazioni e dettagli grafici non sempre al meglio | |
Durata non proprio esaltante | ||
| VIBRANTE | ||