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Recensione
TESTATO SU PC
3 novembre 2014, 8:57

The Journey Down: Chapter Two – Alla scoperta di Underland

Molti ricorderanno gli albori di The Journey Down, avventura grafica free apparsa su PC nell’ormai lontano 2010. Dopo aver riscosso un ottimo successo e risvegliato l’animo di molti avventurieri, due anni più tardi SkyGoblin – sviluppatore della serie – decide di riproporlo in una versione HD, mettendo ancor più in risalto la bontà del titolo, comunque afflitto da problematiche tipiche dei videogiochi low budget. Da un paio di mesi, dopo un’attesa quasi interminabile, è giunto su Steam il secondo capitolo della stramba avventura di Bwana e compagni, e noi di Z-Giochi siamo quindi pronti a dirvi cosa ne pensiamo.

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IL MISTERO S’INFITTISCE

Ci eravamo lasciati con Bwana, Kito e Lina in fuga, a bordo di un deltaplano, da un gruppo di pericolosi malviventi che volevano il loro scalpo a causa di un libro dal valore inestimabile, le cui pagine rivelavano e quindi confermavano l’esistenza e la posizione esatta di Underland, un luogo mistico e da molti ritenuto leggenda. Nel secondo capitolo il nocciolo della trama ruota proprio attorno a questo posto incantato, di cui potremo collezionare un vasto numero di informazioni e precedenti passati, tra corruzione degli organi di polizia a strani club ritrovo di malavitosi, giungendo ai trascorsi del padre di Bwana, Kaonandodo. Superate quindi le fasi di presentazione vissute qualche anno addietro, in cui non si aveva ancor ben chiaro come potesse svilupparsi una situazione che appariva frizzante e leggera – tanto che furono in molti a pensare al quasi abbandono del progetto – SkyGoblin ci getta nella bella ma piccola Port Artue, lontani miglia e miglia da St. Armando, nel tentativo di aiutarci a mettere ordine tra le spinose questioni rimaste in sospeso, ma senza rinunciare a scombussolare i nostri piani: evadere da una cella o attraccare al porto più vicino, circondati da una fittissima nebbia, sono soltanto alcune delle situazioni che Bwana – il protagonista – è chiamato a risolvere.

La progressione delle vicende è ancora una volta gioviale e frizzante, si toccano tematiche a tratti profonde ma si cerca di smorzarle con un clima di leggerezza, talvolta ciò è possibile anche grazie al solo accento di Bwana, segno che l’impostazione da punta-e-clicca classico unita ad una vibrante ed evidente caratterizzazione afro-caraibica ha dato i suoi frutti. Come nel primo capitolo, il numero degli enigmi non è elevato e la loro difficoltà non vi darà problemi di sorta, fatta eccezione dell’ultimo rompicapo un po’ più elaborato (sarete chiamati a servirvi perlopiù di oggetti sparsi tra le ambientazioni), ma ciò permette di tenere alto il ritmo della narrazione e di gustarsi senza momenti di frustrazione le due ore e mezza richieste per giungere alla conclusione (una quarantina di minuti in più rispetto al Chapter One). Quel che funziona, e ha sempre funzionato, è l’unione perfetta ed originale di alcuni elementi, tra tutti spiccano i personaggi di gioco – ad alcuni sembreranno tanti i riferimenti a Grim Fandango – o le nuove location che danno anche un tocco noir alla produzione, quindi la stupenda colonna sonora che meriterebbe un acquisto a parte. Al clima reggae-jazz di un paio di anni fa se n’è affiancato un altro più jazz e leggermente meno reggae, visto che ad occuparsi dell’aspetto sonoro di questo secondo episodio è stato Jamie Salisbury – caldamente raccomandato dallo strepitoso autore musicale Simon D’Souza, scomparso da qualche mese, che tra le altre cose si occupò della soundtrack di The Journey Down: Chapter One. Un lavoro lungo e stressante, da compiere in poco tempo, così lo ha definito Jamie, che però è di certo riuscito a catturare l’attenzione e a riproporre tematiche musicali che entrano a far parte come mai dell’esperienza di gioco, creando non poca suggestione.

È pur vero che permangono alcuni difetti che potremmo quasi considerare “storici” della serie, se non altro per la lunga gestazione e per le fasi di sviluppo tutt’altro che celeri, come gli enigmi di cui sopra o il backtracking – anche qui molto accentuato, soprattutto nella prima parte di gioco – ma nonostante ciò ed una longevità tutt’altro che elevata (del resto il prezzo richiesto è di 8,99 €, col primo capitolo quasi sempre scontato a prezzi inferiori all’euro) riteniamo il lavoro di SkyGoblin meritevole d’attenzione e sostanzialmente ben portato a termine. Se soltanto ci fossero stati più fondi per lo sviluppo, magari il team ci avrebbe regalato anche animazioni un po’ più fluide in certi frangenti – la situazione a riguardo è comunque discreta, meglio di altri titoli più blasonati – e una qualità grafica più uniforme. Ci spieghiamo meglio: in The Journey Down Chapter Two, del resto anche nel primo capitolo fu così, si passa da location ben disegnate a mano e ottimamente colorate a cut-scene poco ottimizzate, o a piccoli dettagli caratterizzati da una bassa risoluzione. Se il team riuscirà, con l’ultimo capitolo, ad ovviare a queste problematiche così come è riuscito nella realizzazione di un comparto audio fantastico anche per qualità di scrittura dei dialoghi e del doppiaggio (solo in inglese, così come i sottotitoli), dovremmo ritenerlo un gran passo in avanti per tutta la serie, che nel suo piccolo diverte, si lascia giocare più che piacevolmente e ci ricorda – grazie a uno speciale ‘Behind the Scenes’ sbloccato a fine gioco e alla sezione concept art – che i lavori per l’ultima parte del gioco procedono, ma soprattutto che, per quanto sia stato difficile aver dovuto salutare per sempre un amico al centro del progetto, la vita va avanti, e che nessuno potrà cancellare i bei ricordi passati assieme e quanto fatto, anche per The Journey Down; titolo che, proprio come Simon, non è ancora conosciuto da tutti, ma è solo di questione di tempo e di passione, al resto penserà la memoria.

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IN CONCLUSIONE
The Journey Down: Chapter Two si conferma un'avventura grafica divertente e ben sviluppata, nonostante alcuni limiti dovuti allo scarso budget di sviluppo. Nelle due ore e mezza impiegate per giungere ai titoli di coda, il lavoro di SkyGoblin si mostra valido per atmosfere, situazioni di gioco e soundtrack, un po' meno per quantità e qualità degli enigmi, salvo il rompicapo finale. Il consiglio, pertanto, è quello di farlo vostro se avete apprezzato il capitolo uno, con la speranza che la chiusura dei giochi – che avverrà col 'Chapter Three' – non si faccia attendere altrettanto a lungo...
Pro-1
La colonna sonora si conferma interessantissima
7.5
Contro-1
Si poteva far di più in quanto ad enigmi
Pro-2
Atmosfere e location
Contro-2
Durata esigua
Pro-3
Prezzo abbordabile
IN MEMORIA DI SIMON D'SOUZA
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