The Shivah: Kosher Edition – Recensione
In vista di produzioni ben più blasonate, o di altre che non brillano per originalità, Wadjet Eye Games ha voluto proporre ancora una volta qualcosa di assolutamente fuori dagli schemi. Sempre su queste pagine (con una recensione curata dal sottoscritto, NdR) abbiamo visto qualcosa di analogo diversi mesi addietro con Primordia. Oggi parleremo di The Shivah, che in realtà è tutt’altro che nuovo… Un titolo che però non dimostra più di tanto i suoi sette anni dalla prima uscita ufficiale ed oggi sembra conservare l’originalità che lo caratterizzava allora, con una veste grafica rinnovata ed alcune novità inserite appositamente per questa nuova ed economica riproduzione.
KOSHER EDITION
The Shivah racconta la storia di Russel Stone, il rabbino di una piccola sinagoga di New York, vittima di una serie di tragici eventi che metteranno in discussione e a dura prova la sua fede religiosa… Tanto per cominciare, un detective bussa alla sua porta ed annuncia che un membro della sua comunità è morto, dando al rabbino un lascito economico enorme. Ma qualcosa di sinistro e più grande di quel denaro stanno per entrare nella vita di Russel. L’inizio di questa storia, che potrebbe sembrare banale, offre in seguito tematiche assai mature che catturano per tutta la durata del gioco l’interesse generale: la trama è un continuo ripetersi di bivi importanti che possono verificarsi in situazioni estreme nella vita di qualsiasi uomo, per lui nello specifico, e questo avvicendarsi di eventi mette ancor più rigore nelle scelte a causa della sua figura sociale e religiosa, alla quale lui ha dedicato l’intera vita.
Il gioco si presenta come un’avventura di vecchio stampo, ricordando molto lo stile delle avventure di Sierra e Westwood, la grafica riprende il nostro protagonista in terza persona, con fattezze tipico reali, mostrandoci nel dettaglio i volti dei protagonisti lungo i dialoghi e talvolta gli oggetti durante la loro osservazione. In assoluta controtendenza, il nostro Russel non raccoglierà nessun oggetto nel corso dell’avventura, nonostante ci sia un apposito inventario che utilizzeremo soltanto nei primi minuti di gioco per analizzare un biglietto da visita. L’avventura si conclude abbastanza facilmente, riducendosi alla scelta dei dialoghi più appropriati, facendovi notare che però in The Shivah è anche possibile “morire”, giungendo alla schermata del Game Over. La chiave di gioco, quindi, è quella della scelta dei dialoghi, che va ben oltre a delle frasi stesse, ma bensì vi si pone davanti la scelta dello “stile” degli enunciati: potremmo decidere se essere calmi, scontrosi, indifferenti, ed in questa nuova versione potremo dare delle risposte – passateci il termine- “rabbiniche”! Un vero e proprio ritorno al passato o al futuro… per dirla alla Robert Zemeckis, dato che il paragone con la precedente versione del 2006 è assolutamente obbligato e, volgendo lo sguardo al passato, le migliorie apportate in questa nuova versione sono piuttosto rilevanti. Vediamo perché.
Lo stile grafico ricalca quello mostrato nel 2006, ma quello impiegato oggi è davvero ricco di rifiniture degli ambienti e dei personaggi, stavolta arricchiti di maggiori dettagli; per il resto, squadra che vince non si cambia e parliamo di uno stile grafico che ha caratterizzato quasi centinaia di avventure grafiche. Ben fatto. Nel campo sonoro sono stati fatti enormi passi avanti con dei doppiaggi piuttosto buoni e finalmente una colonna sonora che ci accompagna per tutta la durata del gioco, dato che quest’ultima era del tutto assente nella versione originale del 2006. Altra lacuna colmata senza dubbio è la durata dell’intera avventura, dato che nell’avventura originale era possibile portarla al termine in poco più di un’ora… Beh stavolta i ragazzi dei Wadjet Eye Games hanno deciso di darci più filo da torcere con ben tre finali di gioco, portando il tempo di gioco almeno a quello di un’avventura media.
Stile grafico migliorato rispetto al passato |
7.5 | Scarsa interazione |
Trama originale | Stenta ad essere un vero e proprio gioco | |
... Ma ancora troppo corto | ||
| UN RACCONTO INTRICATO | ||
