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Recensione
TESTATO SU PC
16 settembre 2014, 9:00

The Waste Land – Recensione

Mentre i comuni mortali attendevano con ansia il sole per godersi finalmente l’estate, l’intera popolazione mondiale dei videogiocatori si è data senza ritegno ad un culto estremista comunemente definito “hype“. Sembrava che tutti fossero in attesa del fatidico 09/09, giorno in cui il Salvatore si sarebbe finalmente rivelato squarciando le tenebre e donando al settore un periodo di prosperità ed ottimismo per il futuro. Troppo presto per dire se la santificazione di Bungie sia meritata o meno; rimane il fatto che l’uscita di Destiny, oltre a macinare record, sta oscurando qualsiasi altra produzione la cui uscita è stata pianificata per questo periodo. L’industria però non si ferma, preannunciando una stagione videoludica ricca di titoli che metteranno a dura prova le nostre finanze. Tra le produzioni previste per l’inizio della stagione venatoria v’è The Waste Land, un progetto indie tutto italiano di cui dobbiamo dar conto e che ha stimolato la nostra curiosità.

Senza voler far alcuna retorica, o peggio, senza voler apparire scontati quando si parla di titoli indipendenti che “omaggiano” il glorioso passato del settore videoludico possiamo affermare che, al contrario di altre produzioni simili, la passione riversata nel progetto dall’unico sviluppatore, conosciuto come Fledermaus (al secolo Michele Caletti, Game Director di Milestone) trasmette proprio questo; un affresco nostalgico pieno d’amore per l’era 8-bit. Una passione vera, va detto, dato che The Waste Land non è stato concepito e sviluppato in poche settimane, bensì ha alle spalle una gestazione molto lunga che ha impegnato ogni singolo momento libero di Fledermaus, che l’ha coccolato e fatto crescere per quasi cinque anni. Ora finalmente l’opera sembra esser completa e pronta a fare il suo arrivo su Steam grazie al supporto di Digital Tribe Games.

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Aprile è il mese più crudele

L’opera che ha ispirato Michele Caletti e che costituisce il fondamento di tutta la sua opera (nonché il titolo) è un famoso poemetto di T.S. Eliot, uno dei più importanti autori statunitensi d’inizio ‘900. The Waste Land è un poema duro, decadentista, che svela la precaria condizione umana, la sterilità morale che in quegli anni permeava la società occidentale, uscita a pezzi dall’orrore della Grande Guerra. Non c’è un briciolo di ottimismo, di gioia, di speranza per il futuro; al contrario i temi della morte e della fugacità ricorrono molto spesso, tanto che anche la primavera – dolce rifiorire della vita dopo il gelido inverno – viene descritta come qualcosa di negativo, qualcosa che ricorda alla razza umana quanto la sua presenza sia inutile su questa Terra. The Waste Land fa propri tutti questi elementi e li cala in un contesto dark fantasy che rimanda ad un senso di costante smarrimento, di impotenza e popolato da ogni genere di incubo che infesta un mondo un tempo prospero e tranquillo. La colpa di tutto questo è nostra, o meglio, del nostro alter ego, un re borioso annoiato e viziato che vivacchia nel lusso di banchetti, donne e battute di caccia. Proprio durante una di queste il nostro giovane Zyron III, spinto dal fervore, non ha alcuno scrupolo ad uccidere una candida creatura. Qualcosa però non quadra. Improvvisamente la terra viene scossa sino alle viscere ed il mondo, invaso da una inimmaginabile quantità di abominii, inizia a morire. Tornato al campo base lo attende uno spettacolo che non si sarebbe mai aspettato. Corpi dilaniati e fiamme ovunque e, in mezzo a tutto questo, una presenza che comprendiamo esser fuori dal mondo fisico. Una specie di guida “spirituale” che, dopo aver rinfacciato al re le sue colpe per l’uccisione dell’animale e per una vita condotta all’insegna della dissolutezza, lo esorta ad intraprendere una ricerca (che può esser intesa anche come espiazione dei peccati e crescita interiore) per salvare il proprio regno e i propri sudditi dal caos che egli stesso ha causato.

Side scrolling platform open world

The Waste Land ha l’ambizione d’essere tutte queste cose. Il tema centrale della ricerca e della crescita interiore del nostro colpevole re viene infatti ben reso dalla particolare struttura di gioco scelta dallo sviluppatore. Dopo un brevissimo e semplice tutorial che ci spiega essenzialmente i movimenti base e come utilizzare le armi (spade ed archi che recupereremo nel corso dell’avventura) veniamo lasciati soli in un mondo devastato e pericoloso. Non esiste inventario, non esistono compiti o missioni particolari, non esiste un obiettivo; la trama ed il mondo di gioco non seguono un andamento lineare. Il giocatore è libero di vagare per le sei macro-regioni che compongono il regno col solo ausilio di una scarna mappa, sempre richiamabile tramite il tasto ‘M’. Al di là del pesante senso di impotenza e smarrimento che tutto questo crea, il gameplay vero e proprio si dimostra solido e dal tasso di sfida elevato. Ricordando molto da vicino lo stile dei primi Metroid e Castelvania, The Waste Land non è altro che un side scrolling adventure con elementi platform, questi ultimi davvero poco permissivi in caso d’errore. Il gioco è altresì assai parco di save points e la vita del nostro protagonista è sempre appesa ad un filo, tanto più che gli scontri con i diversi mostri e gli enormi boss richiedono attenzione per impararne i pattern d’attacco ed evitare di rimetterci la pelle ogni due minuti. Certo vi sono alcuni piccoli aiuti sparsi per il mondo di gioco, come i cuori che ristabiliscono ed aumentano la salute del giovane re, ma l’impresa di trovarli delle volte si dimostra quasi più difficile che non proseguire attraverso orde di nemici.

Il gameplay old style come abbiamo già ricordato è poco permissivo e certamente si pone in netta antitesi con la lascivia a cui ci hanno abituati i videogiochi moderni. Nonostante i tre livelli di difficoltà tra cui scegliere non c’è dubbio che il tasso di sfida che ci pone davanti questo titolo terrà alla larga i giocatori meno avvezzi a tali meccaniche e, al contrario, farà la felicità dei vegliardi nostalgici. Così come il comparto grafico, da sottolineare per il perfetto richiamo all’epoca d’oro delle produzioni bidimensionali ad 8-bit. Un tripudio di pixel art sviluppato con Game Maker che rende bene l’atmosfera cupa e sterile di un mondo di rovina – va detto abbastanza vario – grazie a colori ambientali scuri e spenti che fanno risaltare ancor di più la palette cromatica più vivace usata per nemici ed NPC. Le animazioni, seppur chiaramente semplici e poco varie, sono generalmente ben realizzate, fluide e gradevoli, così come il design dei nemici, vari e caratterizzati. La colonna sonora invece non ci ha convinto. Troppo ripetitiva, da risultare quasi fastidiosa nel lungo periodo.

Immagine anteprima YouTube
IN CONCLUSIONE
The Waste Land è un prodotto pregevole, ricco di fascino old style, che richiama l'epoca degli 8-bit e lo stile Metroidvania, presentandoci un gameplay solido ma dal tasso di sfida elevato, senza obiettivi precisi e poco permissivo in caso d'errore. L'opera di Fledermaus se da un lato farà felici i vecchietti e i nostalgici, dall'altro molto probabilmente allontanerà una grossa fetta di pubblico. Ciò nonostante The Waste Land si può sicuramente inserire in una nicchia videoludica meritevole d'essere tenuta in considerazione, tanto più se si pensa che tutto questo è stato il frutto del duro lavoro di una sola persona, se si eccettua la soundtrack, portato avanti unicamente nel tempo libero.
Pro-1
Concept 8-bit accattivante
7.5
Contro-1
La struttura "open" ed il tasso di sfida old style scoraggerà molti dall'acquisto
Pro-2
Gameplay old style solido ed impegnativo
Contro-2
Soundtrack non all'altezza della cura generale
Un viaggio di crescita interiore ad 8 bit
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