Wild Frontera – Spaghetti western alla francese
Gli anni sessanta e settanta del secolo scorso videro l’affermarsi di un fenomeno cinematografico tutto italiano che ebbe un eco internazionale mai visto e che, ancor oggi, non manca di ricevere attestazioni unanimi di stima, omaggi e tributi sotto ogni forma. Il genere spaghetti-western, assurto all’Olimpo della storia cinematografica mondiale grazie ad indiscussi capolavori della settima arte e ad attori che ai film della premiata ditta Leone-Corbucci-Tessari (forse i migliori) devono buona parte delle loro successive carriere, ha sempre appassionato gli spettatori per alcune peculiari caratteristiche non rinvenibili in nessun altro film di genere. Ad esempio, il protagonista è solitamente un antieroe solitario, sporco, anche moralmente, che preferisce riparare ai torti quotidiani della selvaggia Frontiera americana con tonnellate di piombo caldo ed una scia di cadaveri le cui carni divengono il lauto pasto di qualche necrofago in impaziente attesa. Ebbene, pensate ai maggiori cliché del western all’italiana e fateli rielaborare da due ragazzi parigini veterani del settore videoludico; ansiosi di far provare agli utenti PC la loro “opera prima”. Il risultato? Un top down shooter frenetico e dignitoso, seppur con qualche magagna.
UNA LUNGA FILA DI CROCIIl nostro altre ego digitale non è altro che un dannato gringo senza nome, dalla mascella squadrata e dai vestiti sdruciti dal tempo, che vaga per l’inospitale e mortale frontiera americana dimenticata da Dio e da tutti i santi. Sappiamo poco di lui. Quel poco che conosciamo viene centellinato da sintetiche linee di testo che ci narrano una caccia senza quartiere per stanare un losco figuro conosciuto come Steelnuggets e per sconfiggere, lungo il cammino, i suoi strampalati luogotenenti. Armati all’inizio di una semplice pistola arrugginita e dalla lenta ricarica partiamo alla ricerca del leggendario bandito e ben presto l’inconfondibile fischio delle pallottole smorza la nostra baldanza richiamandoci all’ordine. Le orde di nemici non tardano ad arrivare e a farci capire che, nonostante la presentazione simpatica e leggera del titolo, farsi strada tra nugoli di proiettili e ondate di nemici di tutti i tipi (persino delle maledette galline assassine!) non è impresa da prendere sotto gamba; anche perché la salute cala vertiginosamente ad ogni colpo subito e lo stesso ambiente si presenta in modo alquanto ostile, con tagliole nascoste, piccoli ma letali tornado ed altre simpatiche calamità che uccidono seduta stante, riportandoci al classico restart dal checkpoint o – frequentemente – all’inizio dello stage. Insomma, in Wild Frontera tutto gioca – letteralmente – contro di noi. Nemici che ci corrono incontro sparando all’impazzata e trappole nascoste (o semoventi) ci obbligano a fare buon viso a cattivo gioco ed affinare le nostre abilità da pistolero, sfruttando tutto ciò che ci può esser d’aiuto, a partire dall’arsenale che gli sviluppatori hanno messo a disposizione e da un sistema di controllo minimalista ma abbastanza sul pezzo.
Quest’ultimo permette di utilizzare un gamepad per chi è più abituato alla formula “dual stick shooter” o, in alternativa, l’intramontabile binomio mouse – tastiera. Oltre ai classici tasti che consentono di muovere il pistolero abbiamo letteralmente consumato la barra spaziatrice, deputata alla rapida schivata delle tonnellate di proiettili che ci fischiavano attorno. Il mouse invece serve per direzionare la visuale ed attaccare con le bocche da fuoco oppure in corpo a corpo. Sotto questo profilo, il combat system, al netto di qualche sbavatura tecnica dovuta alla lentezza nella reattività a fronte della frenesia a schermo, si caratterizza comunque per una buona differenziazione a livello di equipaggiamento, il quale presenta armi di diversa qualità, potenza, tempo di ricarica e precisione in modo da variare la propria strategia tanto più che, essendo possibile comprare ed equipaggiare un’arma alla volta presso le diligenze poste in punti strategici dei livelli, risulta necessario pensarci più di due volte prima di procedere al cambio. Il denaro raccolto in giro per gli stage e quello droppato dai nemici infatti non è mai abbastanza e serve anche per acquistare i potenziamenti per il personaggio nonché per pagare la riparazione delle armi. Queste, chiaramente, si logorano se utilizzate per troppo tempo, arrivando a perdere potenza, allungando i tempi di ricarica oppure addirittura inceppandosi.
Per questo è estremamente importante riflettere bene sull’arma da utilizzare, perché nel caso in cui la scelta sia infelice, la frustrazione conseguente alle decine di retry può farsi sentire in modo davvero pesante. Ad esempio l’uso di un revolver la maggior parte delle volte garantisce un tempo di ricarica ridotto, maggiore rapidità di fuoco ma minore potenza; al contrario i fucili ci mettono un’eternità a ricaricarsi, ma garantiscono grossi danni anche se, di contro, la necessità di muoversi forsennatamente non permette il lusso della precisione, col rischio di mandare a vuoto la maggioranza dei colpi.
PER UN PUGNO DI FRAMERATEIn apertura abbiamo detto che Wild Frontera è un top down shooter dignitoso ed è effettivamente non veniamo smentiti. L’azione frenetica, condita di sparatorie e carneficine qua e la, ben si sposa con il sistema di controllo minimalista ed immediato che non necessita praticamente di alcun tutorial. Ciò nonostante, alcune incertezze a livello di reattività nei tempi di risposta dei comandi ci hanno fatto storcere il naso, dato che proprio queste sbavature hanno causato, nella veloce esperienza di gioco, la maggiore frustrazione e diversi retry quantomeno ingiustificati. Oltre a ciò, anche il profilo puramente stilistico dell’opera firmata dal giovane team Tamarin Studios presenta delle spigolature, rispetto all’attenzione riposta per i contenuti, che meriterebbero – pro futuro – d’essere sgrezzate con maggiore cura, soprattutto riguardo ai modelli poligonali e alla poco avveduta pratica procedere per “arene” chiuse e anguste. Ad ogni buon conto, il comparto grafico dallo stile cartoonesco leggero e fluido (anche in questo caso con impostazioni minimaliste) è un tripudio di tonalità cromatiche accese e vibranti, asservite all’azione sullo schermo e che permettono di caratterizzare maggiormente le assurde caricature che animano il mondo di gioco, già di per sé contenente ogni cliché del genere western (dallo spaghetti, all’ultimo burrito western made by Robert Rodriguez). Mariachi, unionisti pazzi, donzelle in preda al panico, pistoleri messicani, lucha libre obesi, cultisti incappucciati ed animali assetati di sangue sono solo alcune delle strampalate macchiette che ci hanno dato del filo da torcere lungo la breve avventura in single player. Fortunatamente la longevità del titolo viene estesa dalla possibilità di battere i record di altri giocatori consultando le canoniche leaderboards e di invitare altri tre amici per una frenetica e sicuramente più divertente campagna co-op in stile “I quattro dell’Ave Maria“.
Divertente e frenetico |
7 | Bug minori, comunque del tutto risolvibili |
Buona varietà e cura dell'equipaggiamento | Il comparto stilistico poteva esser decisamente più curato | |
Reattività del sistema di controllo non sempre all'altezza dell'azione | ||
| Vamos a matar compañeros! | ||

