Yatagarasu: Attack on Cataclysm – A new challenger appears
Arene 3D e juggling non fanno proprio per voi? Nell’attesa del nuovo capitolo di Street Fighter la SuperMegaUltraUberFuckThosePeasants Edition del quarto vi ha stancato e siete a secco di alternative per un buon picchiaduro vecchia scuola in queste torride giornate estive? In tal caso potreste rivolgervi a Yatagarasu: Attack on Cataclysm, rilasciato qualche settimana fa su Steam per gentile concessione di Nyu Media. Sviluppato a tempo perso dagli ex-SNK nell’arco di quasi 8 anni (una versione “underground” venne rilasciata nel 2008 e aggiornata saltuariamente fino al 2012), e finanziato ufficialmente solo di recente grazie a una favorevole campagna di kickstarting su Indiegogo, il titolo si ispira apertamente a Street Fighter III, da cui riprende buona parte delle meccaniche di base, compreso un combat system tecnico ed estremamente raffinato, che mette in risalto l’esperienza dei suoi creatori, e un roster contenuto ma perfettamente bilanciato, più un pacchetto piuttosto nutrito di modalità ed opzioni, tra cui l’online. Un’esperienza davvero piacevole, seppur macchiata da alcune impurità; di seguito la recensione completa.
I AM NINJA. DUH!Come ormai sapranno anche i sassi, la presenza di una “storia” in un picchiaduro si dimostra in genere niente più che un mero specchietto per le allodole: invece di tutorial o semplice sostituto della classica modalità arcade, un sedicente comparto narrativo si rivela un ottimo espediente per fornire all’utente un flebile background dell’universo di gioco, e contemporaneamente introdurre i lottatori chiave del roster, ma sappiamo benissimo quanto possano risultare derivativi, appena abbozzati, o palesemente ignoranti. In quest’ottica, ci ha sorpreso la cura riposta nell’intreccio di Yatagarasu: Attack on Cataclysm; certo, la totale assenza di animazioni da parte degli interlocutori rendono l’immedesimazione difficile, non il massimo quando si ha a che fare con un’intricata matassa di eventi a base di colpi di stato, omicidi su commissione, diatribe tra casati e società segrete, a cavallo tra le due guerre mondiali in un universo parallelo, tuttavia ogni personaggio vanta una propria sottotrama, e un profilo ben delineato, con tutti i crismi del caso, che concorrono assieme a formare un quadro omogeneo e piuttosto convincente, sebbene ci stiamo riferendo sempre e comunque ad un elemento di contorno, tra l’altro etichettato sotto l’erronea dicitura Arcade, visto che la vera modalità Arcade esiste, e occupa la posizione immediatamente soprastante nel menù principale… Menù a tal proposito ridotti all’osso; responsivi, ci mancherebbe, ma privi di un qualsivoglia stile o praticità di fondo, solo tante voci accatastate senza arte né parte per entrare a forza in una singola schermata, una mattonata in faccia per chi si aspettava una certa “forma” da un’esclusiva PC targata 2015. In termini di presentazione Yatagarasu arranca non poco in effetti, restringendo il campo delle impostazioni a gameplay, audio e controlli (interamente rimappabili, sia tastiera che pad, che a scanso di equivoci vi consigliamo caldamente), mentre il comparto tecnico viene bellamente lasciato in balia delle ortiche; imbarazzante finestrella da 5 pollici o schermo intero un po’ pasticciato dalla risoluzione nativa altrettando modesta (4:3!)? Entrambe le opzioni (le uniche tra l’altro) non sono riuscite a soddisfare il nostro monitor, tuttavia siamo disposti a chiudere un occhio innanzi ai generosi sprite, animati con grande perizia e ricchi di dettagli, e ai fondali minuziosamente tratteggiati, sebbene l’armonia tra i due piani di gioco non sia il massimo.
Yatagarasu è un picchiaduro anni ’90 di stampo arcade in fin dei conti, è il battle system a interessarci davvero, e sotto questo punto di vista non ha nulla da invidiare alle firme più celebri: concepito per essere apprezzato appieno con un arcade stick, il moveset dei lottatori è costituito dai classici pugni e calci (o fendenti se muniti di armi da taglio) assegnati ai quattro tasti principali a indicare low e high, diverse mosse speciali, caricabili per acquisire maggiore potenza o particolari effetti al costo di metà barra potenza (in stile SF per intenderci), due super, grapple, guard-break, e due tipologie di parry, grazie alle quali annullare completamente danno e rinculo derivanti da un attacco subito se eseguite con il giusto tempismo; quest’ultima tecnica è piuttosto avanzata, e tornerà utile principalmente contro altri giocatori in carne ed ossa (l’IA non è poi così coriacea), soprattutto online… se solo i server funzionassero come si deve. A voler usare un eufemismo, anche solo partecipare a un match via rete è un terno al lotto: disconnessioni improvvise, errori random, lobby inaccessibili a causa di bizzarre restrizioni, e persino quando si riesce finalmente a fronteggiare qualche anima pia il lag rende le sessioni alquanto frustranti, un problema che sembra affliggere parecchi acquirenti, e il fatto che la maggior parte degli utenti attivi risieda in Giappone non aiuta affatto. Peccato, peccato davvero, poiché con un netcode affidabile e un look più accattivante Yatagarasu: Attack on Cataclysm avrebbe tutte le carte in regole per dare il via a una nuova saga di successo, non annoverando nel curriculum alcuna pecca di rilievo (tranne ovviamente quanto asserito in precedenza) grazie ad un sistema di controllo reattivo e accurato, collisioni registrate con estrema precisione, e un gameplay tecnico ed equilibrato, ma al tempo stesso immediato ed intuitivo, in modo da permettere a chiunque di goderne senza appesantire o limitare in qualche modo uno degli estremi dell’ampia forbice di potenziali fruitori.
L’unica critica che sentiamo di muovere all’infrastruttura di gioco è un roster fin troppo contenuto e poco carismatico: 11 lottatori sono veramente un’inezia, specie se nel conteggio includiamo un paio di pseudo-cloni, e di questi appena una manciata avrà qualche chance di ritagliarsi un posticino nell’immaginario collettivo. Ok, la sottotrama di ciascuno ci offre una panoramica abbastanza sfaccettata, ma il loro design anime-style piatto e in molti casi stereotipato (cast femminile in primis) non gli consente certo di imprimersi a fuoco nella memoria, se non per dettagli minori o futili, tanto che di alcuni neanche ricordiamo il nome; e questo, assieme all’esperienza online scadente (e ai commenti degli spettatori fittizi, fortunatamente disattivabili), mina la rigiocabilità potenzialmente illimitata che caratterizza un buon picchiaduro: in mancanza di un amico con cui scambiarsi ceffoni sotto lo stesso tetto infatti, completare storia e arcade con tutto il campionario è questione di ore, e ancora meno sarà il tempo speso a pescare i propri preferiti e padroneggiarne l’utilizzo, poi l’oblio. Nessun exra di sorta, personaggio segreto, costume alternativo, nada. Old school ben venga, povertà di contenuti no…
Tecnico e appagante |
7 | Scarno |
Gli sprite giganti anni '90 restano un must | Laggoso | |
Manca di carattere | ||
| Buone le fondamenta... Dov'è il resto? | ||


