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Retro
9 luglio 2012, 15:20
Atari Jaguar
Atari Jaguar mobile

Atari Jaguar

Correva l’anno 1986, Martin Brennan e John Matthienson fondarono la Flare, e avviarono il concepimento di un sistema di intrattenimento videoludico basato su un’architettura multiprocessore, terminato lo sviluppo la macchina si presentava come un sistema rivoluzionario per l’epoca ma non eccessivamente potente per entrare nel mercato e qui i due fondatori si resero conto di non aver le risorse necessarie per ottimizzare il progetto e renderlo competitivo, a questo punto si inserì nella storia Atari che aveva già avviato da qualche tempo i lavori per produrre una nuova console a 32 bit, il Panther.

Atari, resasi conto del potenziale della macchina progettata dalla Flare, decise di finanziarne lo sviluppo abbandonando il progetto Panther in favore di questo nuovo progetto che prese il nome di Jaguar 64bit. Atari si preparava all’uscita in grande stile conscia che la potenza della sua macchina avrebbe almeno dati alla mano distrutto la concorrenza, quindi i lavori procedettero a ritmo serrato tanto da far prevedere il lancio già nel 1993. Atari come detto preparò un lancio pubblicitario da capogiro spendendo più di 3 milioni di dollari e spendendosi anche in proclami estremamente ottimistici riguardo alla potenza della sua macchina.

 

La console…

GUAZZABUGLIO DI MICROPROCESSORI

Perchè parliamo di proclami ottimistici? Beh, perchè definire il reale bittaggio del Jaguar è una cosa quantomeno difficoltosa visto che si presenta come un hardware si massiccio per l’epoca, ma quantomeno astruso considerando che la CPU altro non è che un classico Motorola 68000 già visto nelle antecedenti macchine a 16 bit e gli altri processori sono rispettivamente uno stranissimo “tri-processore” denominato Tom e formato da una GPU RISC a 32 bit e da altri due processori a 64 bit, per quanto concerne il comparto grafico e un altro processore RISC 32 bit denominato Jerry dedicato al sonoro arrivando a un complessivo di 5 processori un dato inferiore solo a quello del Sega Saturn con 8. Il bello però salta fuori cercando di analizzare la scheda tecnica del Jaguar: leggi e rileggi vieni sempre più preso dall’idea che sia un’accozzaglia di microprocessori messi insieme da un bimbo che gioca con i Lego, non stupisce, e sovviene facile credervi, a tal proposito la leggenda metropolitana narrante (tra l’altro mai smentita e anzi alimentata dallo stesso) di Jeff Minter che programmando Tempest 2000 lo fece erroneamente “al contrario” al primo tentativo.

Il guazzabuglio di microprocessori…

Comunque, tornando al bittaggio del Jag, si vengono a creare opinioni estremamente divergenti visto che c’è chi afferma che essendo la CPU un 16 bit le istruzioni che invia possono far lavorare i due processori al massimo appunto a 16 bit per quanto il loro bittaggio sia superiore, tesi comunque smentita da un’interessante intervista ad uno dei programmatori di Alien vs Predator che afferma che una delle peculiarità salienti della struttura multiprocessore del Jaguar risiedeva nel fatto che era il “triprocessore” Tom ad occuparsi di tutto ciò che concerne il comparto grafico e che il 68000 non interferiva minimamente limitandosi ad eseguire le operazioni logiche(come l’IA del gioco ad esempio). C’è invece chi afferma (come nel caso del PC-Engine), che il reale bittaggio della console debba calcolarsi in base al processore grafico e in questo caso il Jag sarebbe un 32 bit anche se essendo questo un “triprocessore” cosa andiamo a guardare? La GPU a 32bit o gli altri due processori di supporto a 64 bit? Poi c’è anche chi come l’Atari stessa, afferma che i suddetti Tom & Jerry lavorando in parallelo riuscissero a raggiungere un bittaggio complessivo di 64, quindi, come potete immaginare non v’è modo di affermare con certezza quale delle teoria sia quella giusta e crediamo quindi che il reale bittaggio della console Atari rimarrà un mistero che non smetterà di generare pareri contrastanti.

 

Lo stravagante pad “telefonico” del Jaguar e qualche esempio delle cover applicabili sul suo tastierino numerico.

Discorso a sé stante merita il pad della console in questione in quanto si presentava come un prodotto assolutamente innovativo come concezione ma che poi nella realtà dei fatti si rivelò indubbiamente scomodo e assolutamente antiergonomico.

Atari ebbe l’idea di dotare il suo pad oltre che della classica pulsanteria in voga all’epoca, quale D-Pad e pulsanti fuoco, di una strana “tastiera telefonica” con 12 pulsanti (0-9 e asterico e cancelletto) che sarebbero serviti a usare funzionalità specifiche diverse in ogni gioco tramite l’applicazione di una cover plastificata apposita (idea mutuata dalle stesse cover plastificate che Atari stessa usava per i controller, anch’esso munito di “tastiera telefonica” del 5200), diversa per ogni gioco e presente all’interno della scatola dello stesso, che avrebbe personalizzato il layout in funzione del gioco con cui si stava giocando al momento. L’idea seppur affascinante e innovativa in fin dei conti presentò una certa inutilità di fondo e soprattutto una certa scomodità finendo quindi per definire il pad di questa sfortunata console come uno dei più antiergonomici di sempre.

UNA VITA TRAVAGLIATA TRA SONORE BATOSTE E QUALCHE INSOSPETTABILE GUIZZO

Comunque tra i proclami dell’Atari e lo scetticismo dei media e del pubblico, la casa americana conferma che il Jaguar compreso di controller, cavetteria e una copia di Cybermorph (uno sparatutto ad ambientazione spaziale con grafica poligonale sulla falsariga di Starwing per Snes) sarebbe stato presto disponibile nei negozi ad un prezzo non superiore ai 200$. Anche i proclami sul prezzo si rivelarono poi poco fondati visto che esso nel frattempo lo stesso era lievitato a 250$, ma ad ogni modo all’uscita della nuova piattaforma il successo di vendite fu decentemente buono e le impressioni abbastanza favorevoli (dettate soprattutto dal buon motore poligonale messo in mostra dal sopraccitato Cybermorph).

Qui cominciarono ad arrivare i guai per la casa americana: l’hardware della macchina come detto prima era alquanto massiccio se rapportato alle correnti console a 16bit ma altresì stranamente strutturato e astruso da programmare tanto che le software house dell’epoca si trovarono alquanto a disagio con i kit di sviluppo forniti da Atari (kit per altro affatto esenti da bug e colli di bottiglia vari), si, il “colosso” veniva sorretto da gambe di argilla e quindi molti giochi uscirono con grande ritardo e la maggior parte di essi si concedeva eccessive similitudini con i titoli già apparsi sulle macchine a 16 bit.

I consumatori apparvero sfiduciati, quasi traditi e i rivenditori cominciarono ad avere riserve verso la macchina Atari, così la casa americana decise di correre ai ripari spingendo l’acceleratore sull’hardware del macchina e dalle sapienti mani della Rebellion uscì un capolavoro epocale nel suo genere: Alien VS Predator, sparatutto in soggettiva basato sull’incrocio delle storiche saghe dell’alieno di Rydley Scott e il cacciatore di James Cameron, che poteva, per l’epoca, essere definito in questo modo: graficamente inimmaginabile, ludicamente monumentale e atmosfericamente mesmerizzante: nemmeno mostri sacri come Doom o Wolfenstein riuscivano a rendere l’esperienza di gioco così claustrofobica e immersiva come il titolo Rebellion e a livello puramente tecnico era anni luce avanti alla concorrenza di genere considerando anche che fu il primo fps della storia a presentare ambientazioni interamente poligonali (parliamo del 1994…) mentre i personaggi erano ancora sprites in bitmap.

Alien VS Predator & Tempest2000: i due migliori titoli usciti per Jaguar

Allora lieto fine direte voi? La macchina incompresa che tira fuori gli artigli e si prende il meritato successo, no ragazzi , perchè come mamma Storia ci insegna meritato non va mai a braccetto con ricevuto (e qui se vogliamo anche Atari c’ha messo del suo e non poco…) e infatti fu così che i consumatori evitavano la macchina Atari preferendo ripiegare sugli ancora in formissima SNES e Megadrive o preferendo aspettare le nuove arrembanti 32 bit che dovevano di li a poco arrivare dal sol levante (Playstation e Saturn). Atari fu mestamente abbandonata anche dalle terze parti (più di una ventina annunciate all’uscita della console) che preferirono andare a sviluppare altrove. La grande A era con le spalle al muro, il vecchio e stanco gigante del videogioco era ferito e senza l’aiuto e l’appoggio di nessuno incapace di difendersi dall’attacco incrociato dei rivali di sempre Nintendo e Sega e dal nuovo panzer venuto dall’oriente (Sony), cosicchè decise di prendere ispirazione dal suo vastissimo catalogo antecedente, rinnovando e rendendo attuali alcuni titoli apparsi sulle sue precedenti console (Tempest, Defender, Missile Command ecc), da qui uscì un’altro capolavoro epocale nel suo genere di appartenenza, Tempest 2000, il guru digitale Jeff “Yak” Minter prese il vecchio classico sparatutto di casa Atari e lo stravolse, dotandolo di una grafica allucinante e psichedelica, di un’audio pazzesco ai limiti della techno-trance più visionaria e di una giocabilità più o meno vicina a Dio… e fu di nuovo capolavoro.

La spettacolare versione Jaguar (console su cui fu in realtà ideato) di Rayman che nulla aveva da invidiare alla versione Playstation & la notevolissima conversione dello storico Flashback

Neanche questo riuscì a salvare il Jaguar oramai moribondo(anche se qualche console in più riuscirono a vendercela) . Il Jaguar non era stato capito (in primis da Atari stessa, che parve non capirvi nulla appunto dal primo giorno…) e neanche l’immissione in commercio di una periferica che permetteva alla console di utilizzare il formato cd riuscì nell’intento di donargli per lo meno una morte dignitosa, il Jaguar era morente e Atari stava pagando le conseguenze della sua troppa sicurezza accusando un Crack finanziario che la portò nel 1996 alla sua (mai troppo compianta da chi ha qualche annetto sul groppone) uscita dal mercato delle console (il marchio Atari esiste ancora ma è di proprietà della software house francese Infogrames che lo usa per pubblicare i suoi giochi) e dall’allontanamento da questo settore di uno dei personaggi che più negli anni lo hanno caratterizzato, Jack Tramiel (tra l’altro venuto purtroppo a mancare proprio nell’aprile di quest’anno) e dobbiamo doverosamente ammettere, che un po’ ci manca.

 

Il Jaguar CD non riuscì a risollevare le sorti della sfortunata console Atari, e anzi, finì per farla addirittura somigliare a una sorta di futuristico WC una volta installata…

Ora di acqua sotto i ponti nel frattempo ne è passata parecchia e parlare di una macchina morta 15 anni fa in una triste e brevissima parabola può sembrare qualcosa di inutile ma non è così: si può etichettare il Jaguar come un fiasco, lo si può schernire e bistrattare ma non si può assolutamente negare che abbia avuto una softeca contenente un dignitoso numero di ottime uscite: Flashback (conversione di altissimo livello), Cannon Fodder, Battlemorph, Iron soldier ecc. e una serie di giochi illustri se non capolavori per l’epoca: Tempest 2000, Alien VS Predator, Rayman e il magnifico e ben più recente (sviluppato dalla Songbird nel 2002) Protector SE.

GENIALI  PERIFERICHE MORTE NEL PARTO  E IL SUCCESSORE MAI ARRIVATO

Dobbiamo anche aggiungere che la macchina di casa Atari era qualcosa di assolutamente innovativo nel settore viste le periferiche (almeno sulla carta visto che alcune son state sviluppate mentre altre sono morte in fase di progettazione causa il fiasco commerciale della console) che erano assolutamente avanguardiste per l’epoca: la capacità di linkare più Jaguar insieme, la capacità di linkarlo con un Lynx (la console portatile di casa Atari dell’epoca) come avvenuto solo recentemente tra GBA e Gamecube, la possibilità di giocare e parlare in rete tramine modem, microfono e cuffie come l’attuale Xbox Live-PSN e last but not least un “rivoluzionario” casco denominato VR che avrebbe dovuto portare il giocatore in una specie di “realta’ virtuale”(ok diciamo che come termine e’ un po abusato quindi ci andiamo con i piedi di piombo) simile a quella fornita da un’altro degli storici “fiaschi” della storia dei videogames, il Virtual Boy della Nintendo.

Il mai rilasciato JaguarDUO al suo stato prototipale nel 1995.

Prima della morte ultima della sfortunata console, Atari aveva in progetto il suo successore, che purtroppo mai superò lo stadio i prototipo: il JaguarDUO.

La nuova macchina Atari sarebbe stata totalmente retrocompatibile con i giochi per il Jaguar (tramite slot di cartucce situato nel posteriore, che fungeva anche da porta di espansione in una maniera simile al Sega Saturn) , avrebbe integrato un lettore cd e, almeno sulla carta, vantava caratteristiche tecniche di assoluto rispetto quali: oltre 16 milioni di colori simultaneamente a schermo, una risoluzione massima di 1600×600 e 8mb di ram.
Come si sarebbe comportata la nuova console? Non potremo mai saperlo ovviamente visto che il progetto venne stoppato nella fine del 1995 a causa del fiasco del progenitore Jaguar e delle oramai disastrate finanze di Atari, ma indubbiamente le caratteristiche tecniche parevano assolutamente di tutto rispetto.

ALLA FINE DEI GIOCHI

Ma allora, vi chiederete, come mai un progetto così eccellente sulla carta sia fallito così miseramente? Beh difficile da spiegare, se lo staranno purtroppo chiedendo ancora anche in Sega pensando al Dreamcast e al Saturn, i motivi sono molteplici, si può passare dalla scelleratezza di Atari e del suo ufficio marketing, all’incapacita della stessa nello sfruttare a dovere le geniali periferiche sopracitate e l’hardware della console in generale, a una campagna pubblicitaria ben deficitaria e quantomeno confusionaria, si posson insomma dire molte cose, giuste o sbagliate che siano, l’unica cosa certa è che il Jaguar ha fallito e la sua triste e breve parabola lo ha condotto nell’oblio delle console dimenticate, una di quelle console di cui oramai si sa poco e nulla, ma, una di quelle, come tantissime altre, che sarebbe bene riscoprire almeno per cercare di fantasticare sul “se fosse andato bene…”, perchè le qualità in fondo non gli mancavano di certo come mostrarono i talentuosi Duranik nel 1997 con il loro Native (progetto shooter purtroppo mai portato a termine per interesse nullo da parte degli editori) che spremeva l’hardware del Jaguar a livelli insospettabilmente elevati (ricordandoci quindi che delle potenzialità reali di tale hardware purtroppo abbiamo visto ben poco) con 65000 colori simultaneamente a schermo, scrolling multiparallattico a 4 livelli ed effetti luce e trasparenze francamente eccezionali.

In definitiva quindi cosa dire? Beh, come già detto spesso la verità sta nel mezzo: di certo il Jaguar non era una console perfetta, anzi, ma non è (ne era all’epoca) quella “pattumiera” che molti volevano far credere: la macchina aveva delle ottime potenzialità purtroppo mal sfruttate da una Atari oramai nella più totale confusione quindi chissà… se solo si fosse chiamato Sony Jaguar o fosse uscito in un momento differente, forse oggi staremmo parlando di una macchina di successo.

L’incredibile, e purtroppo mai portato a compimento, Native.

CARATTERISTICHE TECNICHE

CPU: Motorola 68000, 13.295 mhz

GRAPHICS: “Tom” (contains 3 video-related processors), 25.59 MHz Graphics processing unit (GPU) – 32-bit RISC architecture, 4K internal cache, provides wide array of graphic effects 64-bit object processor – programmable; can behave as a variety of graphic architectures 64-bit blitter processor – high speed logic operations, z-buffering and Gouraud shading 64-bit DRAM controller (not a processor)

SOUND: “Jerry” , 26.6 MHz Digital Signal Processor – 32-bit RISC architecture, 8k internal cache CD-quality sound (16-bit stereo) Number of sound channels limited by software Two DACs (stereo) convert digital data to analog sound signals Full stereo capabilities Wavetable synthesis, FM synthesis, FM Sample synthesis, and AM synthesis A clock control block, incorporating timers, and a UART, Joystick control.

RAM: 2MB

Storage: Cartridge – up to 6MB, CD with the Add on Jaguar CD

Support for ComLynx I/O

Immagine anteprima YouTube

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