Pokèmon Snap
Se c’è una console casalinga che ha saputo sfruttare appieno i mostriciattoli della Game Freak questa è sicuramente il Nintendo 64. Dimenticatevi la penuria di Battle Revolution o i perversi Pokèmon Ombra, sul vetusto monolite a 64 bit della casa di Kyoto si respirava un’aria ben diversa, che non guardava ai Pokèmon, ma soprattutto agli spin-of dedicati ai Pokèmon, come mere operazioni commerciali, ma piuttosto come valido mezzo per sondare nuove esperienze, partorire idee originali o bizzarri esperimenti(qualcuno ha detto Hey You, Pikachu?). Dopo ben 5 generazioni a cavallo tra il Game Boy e il DS ormai siamo abituati a vederli combattere, a crescere ed evolversi assieme al giocatore, ma se per una volta vestissimo i panni di un avventuriero, intento unicamente a studiare i Pokèmon nel loro habitat naturale, senza Pokèball o crucci su quale mossa assegnare? Armati di una macchinetta fotografica, Pokèmon Snap è tra i titoli più curiosi e insospettabilmente profondi dedicati al brand, oltre che un ottimo passatempo senza troppe pretese e di facile approccio per chiunque. Giocabile da tutti, vero, ma apprezzabile sicuramente da meno. Il team di Sakurai realizzò un prodotto difficilmente circoscrivibile ad un genere ben definito, e appetibile quasi unicamente dai fan dei mostri tascabili. Pochi infatti lo ricordano oggi, anche dopo la sua immissione nello store della Virtual Console, eppure a distanza di 12 anni un gioco strutturalmente e concettualmente così semplice riesce ancora a strapparmi risate fragorose, e lasciarlo nel dimenticatoio sarebbe un crimine. Soprattutto quando rifletto sui mostri poligonali delle console attuali, i cui sviluppatori sembrano aver scordato il concetto base di videogame, che pur di realizzare modelli poligonali foto-realistici o aggiungere feature su feature difettano nel mantenere l’essenza limpida e cristallina del videogioco per eccellenza, quello che riesce a coinvolgere con pochi elementi sfruttati con intelligenza e saggezza.

SAFARI FOTOGRAFICO
Sviluppato da Nintendo e HAL Laboratories, il gioco vide la luce nel 1999. Nei panni del fotografo Snap, veniamo convocati dall’immortale Professor Oak su di un’isola sperduta nell’oceano e abitata da numerose specie di Pokèmon. Un tempo abitata da esseri umani(di cui permangono alcune costruzioni ormai in balia dell’incuria), questo piccolo paradiso presenta svariati ecosistemi in uno spazio relativamente minuscolo, colonizzato dalle specie che sono riuscite ad adattarsi in un habitat così mutevole. E’ dunque intenzione del professore studiare i Pokèmon nel loro ambiente naturale, analizzandone i comportamenti in uno dei pochi luoghi dove l’uomo non vi ha potuto mettere mano.
Ma si sa, il nostro professore non ama spostarsi, e gli acciacchi si fanno sentire, e qui entriamo in gioco noi, incaricati di immortalare i Pokèmon sul nostro rullino, che Oak valuterà al termine di ogni scampagnata secondo diversi criteri, assegnandoci un punteggio in base alla nostra abilità come fotografi. Per “infiltrarci” sull’isola senza infastidire nessuno ci fornirà della Zero-One, un curioso mezzo di locomozione silezioso e ad impatto ambientale pari a zero. Seguendo una rotta prefissata, si sposterà dall’inizio alla fine del percorso, procedendo a velocità costante e interrompendo la marcia automaticamente in caso di ostacoli sul percorso, lasciandoci la possibilità di guardarci liberamente attorno per focalizzare la nostra attenzione sui mostraciattoli, che sembrano quasi ansiosi di essere fotografati.

OK, FERMO COSI’…
Uno degli aspetti migliori del gioco è senza dubbio la libertà d’azione lasciata all’utente sin dalle prime fasi di gioco. Dopo un tutorial della durata di 5 secondi, si può scegliere secondo i propri gusti come e quando immortalare i soggetti, che appariranno secondo uno schema fisso ma di mutevole approccio, si potrà abbandonare in qualunque momento il percorso senza perdere in alcun modo i progressi fatti e non ci saranno obblighi a limitare le possibilità offerte dal titolo, il cui unico freno è la fantasia stessa del giocatore e la capienza del rullino(e fidatevi i più curiosi non tarderanno a divorare i 60 scatti in canna). Mentre la Zero-One incede lentamente verso il portale alla fine del tragitto, in qualunque direzioni ci si volti si scoprono nuovi punti di interesse, Pokèmon apparentemente irraggiungibili con la nostra attrezzatura, piccoli eventi della durata di una manciata di secondi, ideali per fare una scorpacciata di punti; persino guardandosi alle spalle c’è la possibilità di imbattersi in curiosi siparietti, qualcosa sfugge sempre ad una prima occhiata. I Pokèmon amano la teatralità, è un dato di fatto.
Una volta compiuto il proprio dovere di reporter si ritornerà al laboratorio, dove andremo a scegliere le nostre foto migliori da far esaminare al Professor Oak. I punti cardine di una valutazione consistono nelle dimensioni del soggetto principale, la posa assunta e la posizione all’interno alla foto, ovvero se si troverà o meno al centro dell’obiettivo. In breve i punteggi migliori si ottengono ritraendo Pokèmon che occupino una vasta fetta dello schermo e senza tagli, rivolti verso il mirino o di profilo. Presentarne uno di spalle o in un angoletto dell’immagine equivale alla bocciatura(e a buon ragione mi viene da aggiungere). Ogni specie verrà archiviata in un album e potremo liberamente tentare di migliorare la nostra prestazione fino ad ottenere la perfezione, mentre le nostre foto preferite, ma non necessariamente valide da un punto di vista qualitativo, potranno invece essere salvate in un apposito diario.
Tutto qui? Effettivamente se Pokèmon Snap avesse già esaurito le sue carte avremmo già potuto chiudere qui l’articolo. Ecco perchè a rendere ancora più varia e divertente l’esperienza ci pensano gli “strumenti del mestiere” che aiutano Snap a fotografare i Pokèmon più sfuggenti e a tirar fuori il meglio(o spesso il peggio) di loro. Il primo, ottenibile dopo una manciata di minuti, è il Cibo per Pokèmon, una succulenta mela che potrà essere lanciata per attrarre la loro attenzione o come arma contundente di fortuna. Se ne posso lanciare in abbondanza e ogni specie reagirà in maniera differente: alcuni Pokèmon le adorano e gli andranno incontro per divorarla(generando in alcuni casi risse più esilaranti che violente), altri invece le ignoreranno fino a quando non verranno centrati in faccia(come testimonia Doduo). Per i Pokèmon nascosti o più testardi invece quello che ci vuole è la Palla Fumogena, che una volta lanciata rilascerà una nuvoletta viola alquanto strana(che sia velenosa?). I mostriciattoli nei paraggi fuggiranno, lasciando i loro nascondigli e permettendo scatti ravvicinati, mentre essere colpiti equivale letteralmente a metterli K.O.(e in questo Electabuzz la vince su tutti). Ragionando con il senno di poi sembra quasi una pratica disumana, eppure alcune specie sembrano addirittura gradire essere colpiti con una di queste(!). E dulcis in fundo una vecchia conoscenza che molti veterani della prima generazione non potranno fare a meno di riconoscere, il Pokè Flauto. Le sue 3 melodie smuoveranno anche il Pokèmon più scontroso, che inizierà a danzare come meglio può, fino a vere e proprie coreografie improvvisate sul momento.
Ogni reazione non è tuttavia un semplice espediente estetico per variare un pò il brodo, ma un autentica miniera di punti e bonus per valutazioni stellari. Molti Pokèmon infatti inizialmente non garantiranno punteggi particolarmente elevati, vuoi per la distanza eccessiva dalla Zero-One, o il fatto che ignorino bellamente il giocatore, ma basta saper usare saggiamente lo strumento adatto al momento adatto per immortalarlo in modo da sfondare soglie ritenute impensabili. Ancora, alcune specie o particolari segreti si riveleranno solo a seconda di particolari azioni del giocatore. Occhio attento, prontezza di riflessi e un pizzico di immaginazione, alla faccia di chi pensa che i Pokèmon siano per bambini.

IL POSTO E’ PICCOLO, MA MI PIACE
Sull’isola vivono 63 Pokèmon, distribuiti in 6 location(più un percorso speciale dedicato ad un certo numero 151). Anche prendendosela comoda la longevità non supera le 5 ore, ma è davvero giusto fermarsi una volta visto tutto? In fondo Pokèmon Snap nasconde un’anima prettamente “arcade“, rigiocare i livelli e migliorare le proprie performance è il fulcro del gioco. Solo nel primo percorso, la Spiaggia, ci sono decine di cose da fare. Quella tavola da surf avrà qualche relazione con Pikachu lì vicino? Snorlax esegue diversi balletti a seconda della melodia, quale frutterà più punti? E i quei Lapras non sono un pò troppo lontani dalla riva? I perfezionisti potrebbero stare ore a fantasticare su come immortalare delle vere opere d’arte.
Poco da dire sul comparto tecnico. Il gioco utilizza lo stesso motore grafico di Super Mario 64, vario e vivace, ma a differenza di questo capolavoro senza tempo sente il peso degli anni, con modelli poligonali spigolosi e texture povere. In compenso i Pokèmon rimarcano questa debolezza, presentando carisma da vendere e animazioni fluide. E poi i loro versi sono quelli originali della serie animata, giù il cappello. Non nascondo però che qualche ambientazione in più, magari una foresta sperduta nella neve, un sentiero di montagna…in fondo, dopo aver visto una valle a ridosso di un vulcano ci si può aspettare di tutto.

IN CONCLUSIONE
Un rail shooter? Un avventura in prima persona? Un gioco di abilità? Comunque si voglia classificare Pokèmon Snap non si troveranno termini di paragone(tranne forse Beyond Good and evil, ma siamo agli antipodi), il connubio Nintendo e HAL Laboratories è qualcosa che di rado si vede su console, ancor meno se realizzata con gusto, ma grazie alla partecipazione attiva dei Pokèmon abbiamo potuto mettere le mani su un titolo fresco, originale e pieno di personalità. Allo stesso tempo però le creature di Game Freak conferiscono al gioco un target piuttosto elitario, e dubito che una personalità arida possa cogliere appieno questa perla, che sotto una crosta infantile e semplicistica cela un gameplay tecnico e sorprendentemente calamitante. Anche non disponendo del vecchio N64, ormai in pensione, il gioco è liberamente acquistabile su Wii, che all’opera originale aggiunge la possibilità di condividere le proprie fotografie con altri utenti.
Come tutti sappiamo tra non molto uscirà il Wii U, sono il solo che crede che lo schermo sul pad sia eccellente per ospitare una macchina fotografica? Con più di 600 Pokèmon le idee non mancheranno di certo. Castelli per aria da parte, se amate i mostriciattoli tascabili fatevi un favore e riscoprite quest’altro piccolo capolavoro per il caro Nintendo 64. Al prossimo appuntamento con la rubrica retrò 😉
