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18 giugno 2012, 17:14
What We Lost? | Hatsune Miku: Project DIVA
What We Lost? | Hatsune Miku: Project DIVA mobile

What We Lost? | Hatsune Miku: Project DIVA

Pensate che per gustare appieno un titolo musicale siano necessarie enormi periferiche simil-strumento? Siete convinti che gli standard del genere siano dettati dai soliti Rock Band o Guitar Hero? Che le console portatili siano escluse da questo business? Che l’esperienza festaiola abbia la meglio rispetto a quella in solitaria? Nulla di più sbagliato, ce lo insegna Sega e una idol del Sol Levante, che nel giro di pochi anni ha creato attorno a sè un circolo mediatico immenso e rubato la scena a più di un artista in carne ed ossa. Esatto, l’ospite di oggi è una cantante virtuale, quasi sconosciuta nel mondo occidentale se non dai nippofili come il sottoscritto. Andiamo a conoscere Hatsune Miku e il Project DIVA.

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DALLE STALLE ALLE STELLE

Sapete cos’è un Vocaloid? Si tratta di un sintetizzatore vocale sviluppato a partire dal 2000, concepito in un primo momento come freeware e solo successivamente divenuto a tutti gli effetti un prodotto commerciale. Il software, mostrato al pubblico per la prima volta in Germania nel 2003, permette di catalogare note musicali e lyrics annesse in uno spartito simile a quello usato nei pianoforti, al fine di creare vere e proprie canzoni con una notevole libertà, permettendo di scegliere strumenti, accordi e timbro di voce tra una vasta gamma, tanto da permettere ad alcuni gruppi di lanciare sul mercato numerosi brani interamente basati sul Vocaloid. L’interfaccia semplice e la possibilità di importare per intero canzoni ha permesso tuttavia anche agli amatori di cimentarsi nel suo utilizzo, dando inizio a una lunga serie di fan-made che continua tutt’ora. A dare maggiore impulso alla vena creativa ci hanno pensato diversi aggiornamenti, che hanno aggiunto di volta in volta nuove feature ad arricchire il catalogo.

Ma il software non avrebbe mai raggiunto la popolarità che vanta oggi senza la nascita della sua mascotte, nata per sponsorizzare Vocaloid 2 nel 2007 e ormai più celebre del prodotto di origine, Hatsune Miku. La sua scalata ha inizio sulla piattaforma Nico Nico Douga (il corrispondente giapponese di YouTube per intenderci), dove vennero pubblicati diversi brani arrangiati con la sua voce mostrandone il grande potenziale. A ciò va unita la nascita dell’applicazione di modellazione 3D MikuMikuDance, che ha letteralmente fatto esplodere l’appeal della diva anche nei confronti di chi in genere preferisce semplicemente “guardare” piuttosto che smanettare con script e simili. Come una moda diffusasi a macchia d’olio, ormai non c’è appassionato che non conosca i Vocaloid, e ad oggi ne sono stati creati numerosi, ognuno con una propria personalità e vocalità. Il “brand” inoltre è ormai sfruttato per ogni capriccio dei suoi estimatori, tra fan-art, manga, canzoni, opening di anime (Black Rock Shooter in primis) e anime stessi, cibo a tema, gadget di ogni tipo, livree per auto da corsa, persino razzi spaziali…e ovviamente videogiochi. La carriera di Miku in questo settore ha inizio nel 2009 su PSP con il primo titolo della catena Project DIVA, una serie di rhythm game molto particolari, approdati anche su PS3, 3DS, sistemi arcade e iOS, e in futuro anche Vita.

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CENTRO MULTIMEDIALE FAI-DA-TE

L’ossatura di Project DIVA ricalca da vicino quella dei classici del genere come BeatMania o Dance Dance Revolution, quindi premere secondo una sequenza ritmica i pulsanti mostrati a schermo, azzeccando i tempi una volta presa confidenza con la melodia in modo da gonfiare il punteggio, solo che in questo caso verranno chiamati in causa i quattro tasti principali e la croce direzionale. All’interno del gioco sono presenti dozzine di brani, ognuno adattato in base alla voce di uno o più Vocaloid, che vedremo cantare e danzare come in un videoclip, una facile fonte di distrazione dati gli sfondi colorati e le animazioni frenetiche, senza contare le forme e il vestiario tutt’altro che trascurabile delle protagoniste (fanservice…difficile farne a meno ndr).  Le icone inoltre non scorreranno secondo uno schema preciso, ma avranno il vizio di ondeggiare in base alla musica, cambiando in continuazione punto di “respawn” e di arrivo, spesso intrecciandosi tra loro, costringendo a tenere gli occhi saldi sullo schermo. Avendo solo pochi istanti per orientarsi risulta piuttosto difficoltoso andare “ad occhio”, ergo per ottenere buone valutazioni diventa fondamentale entrare nel ritmo del pezzo, cosa a cui gli sviluppatori hanno pensato grazie alla presenza di ben quattro livelli di difficoltà di intensità crescente. Nonostante gran parte dei testi risultino incomprensibili e nelle schermate di selezione si debba procedere per tentativi, una volta in pista tutto è semplice e immediato, e ci si chiede com’è possibile che titoli del genere non riscuotano successo dalle nostre parti tanto da impedirne la pubblicazione. Eppure siamo su ottimi livelli in ogni ambito: gameplay appagante e frenetico, scaletta musicale varia e di qualità, aspetto grafico, per quanto ininfluente, gradevole e curato, altissima rigiocabilità, extra di ogni tipo…troppo “moe” per noi occidentali?

Tornando al gioco, oltre alla modalità principale avremo modo di creare tramite editor le nostre coreografie personali, scegliendo Vocaloid, background e brano (anche da supporto esterno purchè in formato MP3). E’ un processo piuttosto complesso, in quanto dovremo programmare lo scorrere delle note, le animazioni del Vocaloid, i movimenti della telecamera, persino sincronizzare il labiale. Le opzioni per personalizzare la propria opera sono molteplici, ma i risultati ripagano ampiamente lo sforzo (a patto di spenderci il giusto tempo). L’unica “mancanza” è la possibilità di manipolare il timbro delle canzoni importate, ma per quello esiste Vocaloid, quello vero intendo. Trovano quindi spazio una modalità multiplayer sui generis, un negozio dove acquistare costumi alternativi e accessori per personalizzare la propria “stanza della Diva”, e diversi DLC da cui ottenere brani, sfondi per la console e nuovi Vocaloid tra cui scegliere, un sacco di roba insomma. E se avete dubbi sulla colonna sonora…a voi i video di gameplay.

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IN CONCLUSIONE

In una società videoludica dove la periferica più ingombrante è la migliore ed essere pro equivale a sopravvivere a una sessione di Through the Fire and Flames a livello Hard, Hatsune Miku e la sua cricca, senza farvi scomodare dal vostro divano, trascendono questa presunzione con una formula di gioco sì ultra-collaudata, ma rivisitata per adattarsi al carismatico mondo dei Vocaloid, senza perdere in livello di sfida e coinvolgimento; il tutto accompagnato da una realizzazione tecnica niente male, una mole di extra da sbloccare e uno degli editor più completi di sempre. Passi la versione 3DS a causa del region lock, ma se possedete una console Sony e amate i rhythm game lasciarsi sfuggire Project DIVA sarebbe un crimine, a meno che non odiate a morte la cultura giapponese e il suo gusto per l’esagerazione. Sega avrà ridotto la sua presenza al di fuori della madrepatria, ma non ha certo smesso di produrre giochi con la G maiuscola, e questo ne è l’esempio lampante, sperando non abbandoni del tutto il settore. Detto questo vi lascio al gioco e vi rimando al prossimo articolo di What We Lost? 😉

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