Ikenie No Yoru – What We Lost?
Contrariamente ai soliti pregiudizi ignoranti, il bistrattato Wii vanta una nicchia per gli amanti dei survival horror al pari se non superiore rispetto alle sue concorrenti in alta definizione, dai classici del genere, come i vari Resident Evil e Silent Hill, a titoli dal sapore più orientale, primo fra tutto Project Zero 2. Il problema di molti esponenti di questa seconda categoria è tuttavia la loro mancata localizzazione, come il buon vecchio Zero 4, su cui ormai abbiamo messo un macigno sopra, o la scarsa qualità dell’esperienza al di là di qualche sporadico salto dal divano, come ci hanno insegnato Ju-On o Calling. In questo marasma di Wii Remote scagliati dallo spavento e locali diroccati spogli e in bassa risoluzione, Ikenie no Yoru si presenta come il punto d’incontro delle due fazioni sopra menzionate: un gioco nel complesso mediocre mai uscito dal Giappone. Perché parlarne dunque? Semplice: per una volta dovremo correre per salvarci la pelle… letteralmente.
RUN! RUN FOR YOUR LIFE!
Sviluppato da Marvelous Entertainment e rilasciato nel marzo del 2011, Ikenie no Yoru, o Night of the Sacrifice, segue il filone horror diffusosi a macchia d’olio con l’avvento di Amnesia (ma delineato ben prima, con titoli come Siren), in cui il giocatore è chiamato ad evitare le inquietanti presenze, a fuggire, a nascondersi se necessario, senza alcuna possibilità di difendersi, una premessa che, assieme ad un uso sapiente di immagini suggestive, giochi d’ombra e suoni improvvisi, contribuisce a creare la formula perfetta per un’esperienza agghiacciante, e Ikenie no Yoru ad un primo sguardo sembra avere tutte le carte in regola per riuscire nell’intento. La storia vede come protagonisti 5 ragazzi, contraddistinti da un’insolita silhouette monocromatica, i cui nomi ne rispecchia il colore (il gioco ci chiederà però di rinominarli come i nostri amici più cari, forse per sviluppare una sorta di empatia). Il gruppo si è riunito sotto invito di Black nella locanda gestita dal padre, nei pressi dello Tsukuyomi Ravine, a quanto pare teatro in passato di macabri sacrifici umani. Una gita come tante, finché Red non propone la classica bravata della prova di coraggio, e difatti, a distanza di una settimana, risultano tutti misteriosamente scomparsi (trama e dialoghi non sono esattamente il forte di INY, lo avrete capito). Il giocatore vestirà quindi alternativamente i loro panni nel tentativo di far luce sul mistero, vedendo attraverso i loro occhi gli orrori a cui sono andati incontro.
Telecomando alla mano, Ikenie no Yoru si presenta come un horror in prima persona dalle meccaniche ridotte all’osso: con il puntatore si dirigerà il fascio della torcia, e all’occorrenza sarà possibile correre, voltarsi di 180° e indietreggiare lentamente. Fine. Nessuna interazione al di fuori delle porte da aprire, nessun oggetto da utilizzare/collezionare, nessuna azione oltre all’utilizzo del cellulare, che squillerà nei momenti meno opportuni riportandoci i gradevoli messaggi isterici da parte di un anonimo mittente. L’impostazione user-friendly nasconde tuttavia una concezione dell’orrore da parte degli sviluppatori tutt’altro che accomodante, in grado di creare con facilità tensione e nervosismo nel giocatore, quasi terrore nelle giuste condizioni, usando pochi e semplici espedienti, ricorrenti lungo tutta la modalità principale, scandita da 23 mini-livelli di breve durata. Dimenticate enigmi, sparatorie, backtracking e amenità assortite, in INY tutto quel che dovremo fare sarà raggiungere la fine dello stage, stando bene attenti a non attirare troppo l’attenzione degli spettri in zona, le vittime sfigurate dei sacrifici, che ora vagano senza meta in cerca di vendetta. Non sarebbe un problema, se non fosse che questi esseri uccidono al solo contatto, possono attraversare le pareti, e in genere se ne stanno nascosti negli angoli bui, aspettando qualche malcapitato di passaggio, costringendo a muoversi con circospezione (e ansia) lungo tutta la tortuosa scarpinata, spesso scattando tra la folla di ectoplasmi sperando di non sbattere contro qualcuno o qualcosa.
Da questo punto di vista i ragazzi di Marvelous hanno fatto un ottimo lavoro nel ricreare location che assecondino il gameplay nel suo pauroso corso. Stanze luride e avvolte nelle tenebre, strade di montagna, fogne, grotte, l’impressione è proprio quella di aggirarsi nei meandri di un maniero infestato, dal design claustrofobico e buio, dannatamente buio. Senza la torcia non vedremmo a un palmo dal naso, perdendoci le pittoresche chiazze di sangue, i cadaveri e l’atmosfera decadente che costituiscono la principale forma di arredo di una proprietà altrimenti povera di mobilio, mentre il nostro udito viene solleticato dagli scricchiolii e i rantoli in sottofondo, una piccola sagra dell’orrido che culmina nelle fasi “stealth” in compagnia delle asociali mostruosità che prima di correrci dietro se ne stavano a pattugliare in loop senza un’apparente ragione. I brividi lungo la schiena sono all’ordine del giorno, ma nulla che faccia gridare al miracolo, innovazione non è il primo concetto che balza alla mente osservando INY, eccetto per un dettaglio, il sistema di movimento, di cui vi accennammo nell’introduzione: Ikenie no Yoru è infatti uno dei pochi titoli, se non l’unico, ad utilizzare attivamente la Balance Board, non come attrezzo extra per macchinosi minigiochi o strumento gaudioso di casalinghe troppo avanti con i tempi per lasciare la console ai figli, ma come sostituto del control stick, a mo’ di Kinect si potrebbe aggiungere. Spostando il baricentro si simula l’alternanza dei passi, e aumentando il ritmo si accelera il passo, stesso procedimento per retrocedere, solo tenendo premuto B. Non il massimo della comodità, né della precisione alle volte, ma il fattore coinvolgimento risulta enfatizzato, e di parecchio: immaginate di trovarvi in piedi in una stanza in penombra, muovendo nervosamente il Wii Remote (alias torcia) in cerca di un pertugio in cui infilarsi, mentre si corre letteralmente sul posto per fuggire da un’orda di ghoul barcollanti alle proprie spalle… decisamente più elettrizzante che starsene in panciolle sul divano, nevvero?
Come horror puro insomma la produzione Marvelous regala notti insonni grazie a una formula semplice ma efficace, ideale per abbandonare ogni pensiero e lasciarsi trasportare dall’esperienza, tuttavia espandendo l’analisi agli altri comparti è evidente come questa semplicità si riveli un’arma a doppio taglio. La linearità dell’azione e l’assenza di elementi ludici, anche i più basilari, rendono ogni livello simile al precedente, causando monotonia, noia, che finiscono per affossare i guizzi di orrore che il gioco propina a valanghe pur di farci sobbalzare, e il trial and error di alcune sezioni non troppo pulite non aiutano certo a risollevare la situazione. Molti dei cliché programmati funzionano, sfidiamo chiunque a non sudare freddo almeno una volta in circostanze simili, ma per l’appunto… una volta sola, poiché non appena capita l’antifona, di Ikenie no Yoru non restano che corridoi scarsamente dettagliati e creature tanto minacciose quanto sorprendentemente facili da tenere a bada. Completare la modalità principale è questione di una manciata di ore, tempo sufficiente per rendersi conto dei numerosi limiti imposti dal team di sviluppo e tirare un paio di sbadigli, ma gli attimi che precedono l’oblio valgono la candela.
IN CONCLUSIONE
Ripetitivo e tecnicamente povero anche per una PS2, Ikenie no Yoru offre sprazzi di terrore bilanciati purtroppo da un formula di gioco talmente esile che collassa su sé stessa prima dei titoli di coda. Ciò non toglie che il titolo Marvelous Entertainment si dimostri in più di un’occasione un’esperienza mesmerizzante, in grado di tenere incollati alla sedia (o alla Balance Board) e che ricorderete con angoscia nelle notti successive, a patto ovviamente di chiudere un occhio sul tedio che seguirà. Di survival horror nipponici per il monolite bianco c’è certamente di meglio in giro, ma l’assenza di testi rilevanti (anche di una trama a dirla tutta) rendono INY perfetto per il mercato import, e se amate il genere, e riuscite a reperirne una copia a poco, gli oscuri corridoi dello Tsukuyomi Ravine fanno al caso vostro. Astenersi deboli di cuore.
