What We Lost ? | Super Robot Taisen OG Saga: Endless Frontier
Sovente la cultura occidentale e quella nipponica hanno ben pochi elementi in comune, ancor meno in ambito videoludico. Tematiche stravaganti, nudità anche solo parziali, puerili allusioni, dialoghi al limite del trash, caratteristiche distintive e molto apprezzate di numerose produzioni nipponiche. Tutte bazzecole se paragonate alla spazzatura che il palinsesto televisivo ci riserva ogni giorno, eppure ciò basta per far piovere il martello del MOIGE o di qualunque altro organo di censura su di un gioco e tanti saluti ad un suo ipotetico adattamento per il mercato nostrano. Il recente Catherine con il suo bollino 18+ è riuscito ad evitare grane, ma per i titoli che si limitano ad un pò di “fanservice” le scelte sono due: entrare nel mercato in sordina, rischiando colossali flop di vendite o cavillose critiche(ne sa qualcosa la copertina di Dead or Alive Dimensions per 3DS, al centro di alcune controversie per via di una coscia fuori posto), o essere distribuite unicamente in madrepatria, come purtroppo spesso accade.
Protagonista del What We Lost? di questa settimana un JRPG particolare, che ha avuto il coraggio di mettere il naso fuori dal Giappone, ricevendo tra l’altro una calda accoglienza, e addirittura su una console Nintendo, solitamente avversa a incipit del genere. Super Robot Taisen OG Saga: Endless Frontier è un gioco di ruolo strano, pieno di “rimbalzi” e nonsense, eppure dotato di una forte personalità, un gameplay solido e un umorismo tutto suo, che si aggiunge ad un catalogo, quello del DS, stracolmo di grandi capolavori e perle sconosciute ai più, sempre pronto a stupire come ben poche altre console in circolazione. Quello che molti definirebbero “il classico gioco da otaku“, chiusi in camera a rimirare sinuosità per loro astratte nella vita reale, un titolo di nicchia che si rivolge ad una cerchia estremamente ristretta, ben oltre la soglia del “nerd” a cui siamo abituati. Non a caso da noi non è mai arrivato, e gli eremiti che lo conoscono si contano sulle dita di una mano, vediamo dunque di allargarne le fila.
BATTAGLIE E FOLLIE MAI NARRATE
La saga di Super Robot Taisen, meglio conosciuta come Super Robot Wars, ha radici profonde nel panorama videoludico, ovviamente sconosciute alla maggior parte dei giocatori comuni. Pensate, la serie nasce nel 1991 sul primo Game Boy e da allora ha dato origine a oltre 20 capitoli sparsi sulle le maggiori console. Dal mattone portatile al Nintendo 64, passando per Saturn, GBA, Playstation 2, Dreamcast, GameCube, DS, PSP, Xbox360, Wii, fino all’ultimo apparizione risalente a qualche tempo fa su Playstation 3, non c’è un sistema su cui la serie non abbia attecchito, registrando sempre il sold-out e puntualmente mancando una data per il mercato occidentale. Le ragioni sono da ricercarsi nella natura stessa del titolo. L’intreccio di ogni episodio prevede infatti lo sviluppo, fisico e psicologico, del proprio alter ego e del suo mobile suit, perno trainante di un universo in cui coesistono i più celebri personaggi degli anime mecha di diverse generazioni, riuniti assieme come in un paradosso temporale, in cui fanno fronte unito o si scontrano in maniera del tutto indipendente delle loro vicende originarie, salvo sporadici rimandi. Questa costante, l’affollarsi di serie animate mai trasmesse al di fuori del Giappone, collide con la possibilità del gioco di poter incontrare i gusti dei palati poco avvezzi a Gundam o EVA di sorta, a buon ragione incapaci di immedesimarsi in beniamini mai conosciuti prima d’ora. E’ un argomento già affiorato nel What We Lost? dedicato a Gundam vs Gundam(che vi consiglio di leggere nel caso foste appassionati del genere ndr), l’impossibilità di un brand di approdare da noi a causa dello scarso successo ottenuto dalle produzioni a cui si ispira. Cosa più che giusta a livello di introiti per la software house, ma snervante per un fan di lunga data, costretto a svenarsi per cercare patch e traduzioni in rete o annuire come un ebete di fronte ai kanji sullo schermo, provando con la sola immaginazione a trovare un senso in ciò che sta accadendo.
Eppure a livello di gameplay e narrativo, Super Robot Wars funziona alla grande. Il gioco si presenta come un GDR Tattico(sulla falsariga di Final Fantasy Tactics o Advance Wars per intenderci), la trama è originale e molto articolata e ogni unità, di cui potremo personalizzarne la crescita, presenta svariate tecniche ispirate alla loro serie di origine. Le mappe di gioco sono enormi, l’IA ben delineata, inoltre ogni missione è intervallata da lunghi dialoghi tra i vari personaggi, che introducono dettagliatamente gli avvenimenti e svelano retroscena inediti, un pò come in Fire Emblem, solo in chiave futuristica.
OG Saga è il primo spin-off della saga, che propone meccaniche più in linea con un JRPG sui generis, con battaglie a turni e valanghe di incontri casuali. La proverbiale natura mecha, così come i suoi esponenti, è stata sensibilmente ridimensionata per l’occasione, al cui posto prendono spazio alcune icone dei giochi di ruolo orientali, a partire dai membri del party, come KOS-MOS da Xenosaga o Reiji e Xiaomu da Namco X Capcom. Gli sviluppatori hanno inoltre ben pensato di dare più spazio alla componente comico/demenziale dei dialoghi e ad uno stile più spiccatamente “ecchi” dei personaggi femminili per rendere più “accattivante” l’esperienza. Il mix di questi due elementi è a dir poco irresistibile, a cui unire il grande carisma del cast. Come restare impassibili di fronte alle costanti gag del gruppo? Non importa quanto tragica o pericolosa la situazione possa essere, c’è sempre tempo per commenti fuorvianti, scemenze assortite e bisticci sulle “porzioni”, sorprendentemente senza mai cadere nel volgare o risultare pedanti con il passare del tempo. Ogni personalità all’interno del gioco si lascia apprezzare nel bene o nel “male”, mostrando sfumature in genere raramente colte nei titoli canonici. Sorgono spesso dubbi sull’aspetto, sull’abbigliamento o sulle abitudini di un particolare personaggio, di cui in genere si preferisce tacere, lasciando il giocatore a immaginare chissà quali risvolti. In OG Saga ciò non avviene, gli scambi di battute non hanno mai peli sulla lingua, non c’è recondita fantasia che non ottenga risposta, tanto che la trama diventa in breve un accessorio, un pretesto per andare avanti, sorridendo per un battibecco e ansiosi di gustare quello successivo.
Anche dopo mesi dall’ultima sessione le dozzine di sketch riaffiorano nella mente uno dopo l’altro, come il primo incontro tra Kaguya e Haken, che resta stregato dal suo prosperoso decolletè(che Aschen arrotonda per difetto a circa 100cm, giusto per dare un’idea anche all’utente), la modalità di hacking di Aschen che ne muta diametralmente la personalità, perdendo vestiario nel processo, un padre che riconosce la figlia solo dalle forme, le crisi di Xiaomu nei confronti delle compagne maggiorate e i suoi amletici dubbi una volta tornata in terra natia(mi sembra giusto, il mondo sta finendo, devo pur trovarmi un appartamentino dopo 765 anni, no?), i taglienti commenti di Suzuka, demoni dalla testa di bue che chiedono di essere sposati, gatte di dubbia moralità che prima ci aggrediscono e poi ci vendono equipaggiamenti…L’universo di Endless Frontier è tanto vasto quanto bizzarro, forse anche troppo. A ben pensarci, forse proprio questi toni sopra le righe ne hanno decretato il bando dal territorio europeo. I giovani devono condurre un’esistenza salubre, aborrire di fronte a discorsi apparentemente privi di senso e scollature provocanti(hanno già il Grande Fratello e abbastanza siti web da tenere sotto controllo, non aggiungiamoci anche i videogame ndr). In fin dei conti non ci sono modalità online, non si uccide la gente imbracciando mitra, i personaggi sembrano usciti fuori da un cartone animato, tutto è frutto di luoghi comuni giapponesi che i giocatori “hardcore” non comprendono e non hanno interesse a comprendere. Beata ignoranza, e così un altro valido gioco se ne resta confinato dove viene apprezzato(sì, perchè neanche in America Super Robot Taisen ha fatto faville a livello di vendite, tanto che il suo seguito non è stato commercializzato nella terra dello Zio Sam).
PESTAGGI CON STILE
Prodotto da Banpresto in collaborazione con Monolith Soft, e distribuito da Atlus, la trama di OG Saga è ambientata nella Endless Frontier, un universo frammentato in minuscole regioni, collegate tra loro unicamente attraverso portali dimensionali. Protagonista il cacciatore di taglie Haken Browning e il suo robot assistente Aschen Brodel(dalle fattezze di una giovane ragazza dai capelli verdi), sua compagna di viaggio sin dalla tenera età. Il loro obiettivo è ispezionare la Mai Tierra, un’astronave in rovina arenatasi secoli or sono. I sistemi di difesa e i droidi del mezzo tuttavia funzionano ancora, e qui avranno luogo i primi combattimenti(che fungeranno da tutorial). Oltrepassate le porte blindate(e fatta conoscenza con la seconda personalità di Aschen), i due si imbatteranno in una ragazza addormentata. Risvegliatasi(dopo i piccanti commenti del caso), si scoprirà essere la principessa del casato Nambu, quindi Haken, da vero gentiluomo, decide di scortarla nel suo regno, per soldi ovviamente. E’ da qui il via verso un’avventura in giro per deserti, grotte popolate da demoni, città abbandonate, templi acquatici, spazi compresi tra le linee del tempo fino a salvare il mondo, nulla per cui strapparsi i capelli sotto questo punto di vista(ma non mancheranno colpi di scena e momenti tragici).
A livello di gameplay il gioco riprende a piene mani dal battle system collaudato in Namco X Capcom. Gli scontri avvengono a turni secondo un ordine prestabilito, come in un qualunque JRPG, ma presentano una caratteristica particolare, il letterale “palleggio” dei nemici. Ogni personaggio del nostro party disporrà di diverse combinazioni di attacchi, liberamente assegnabili ed eseguibili con la pressione di un solo tasto, con le quali scaraventare via e mantenere a mezz’aria l’avversario del quale si è spezzata la guardia(un pò come l’abilità Lancio in FFXIII). Con il giusto tempismo si possono concatenare lunghe sequenze di attacchi, fino all’esaurimento dei PA. A questo punto si può sfoderare una tanto devastante quanto teatrale mossa finale o passare il testimone al personaggio successivo in lista per continuare la catena. Sembra piuttosto facile avere la meglio sui mostri descritto così, peccato che le loro formazioni siano sempre folte, il loro numero di PV esorbitante(superano facilmente il milione di punti) e i loro attacchi fanno molto male. Adoperando sempre la stessa tattica, per quanto vincente, il titolo diventa facilmente tedioso, visti i frequenti incontri casuali, ma variando spesso i membri attivi e sbloccando nuove combo si prosegue allegramente per tutta la durata dell’avventura. E poi chi avrebbe intenzione di mollare a metà una volta intesa la natura del gioco?
IN CONCLUSIONE
La società occidentale tende spesso a definirsi aperta alle altre culture, ma almeno da un punto di vista videoludico il nostro è il territorio più arido, fossilizzato sempre sui soliti generi, dai quali il giocatore medio non intende schiodarsi. Basta volgere lo sguardo verso forum o siti specializzati per rendersi conto quanto le “esperienze alternative” non vengano viste di buon occhio rispetto ai soliti titoli osannati dalla critica, dagli spot pubblicitari o dagli stessi sviluppatori, fatta eccezione per la solita cerchia, una minoranza bistrattata per andare controcorrente. Eppure il mondo videoludico è più dei soliti action, più degli scontati tormentoni annuali che diventano a priori nuovi standard qualitativi dell’intrattenimento virtuale. Non che il loro successo sia immeritato, ma non trovo giusto il loro mettere in ombra giochi dalle pretese più modeste o meno conosciuti, ed è proprio a questo proposito che nasce questa rubrica, per rendere partecipi i veri appassionati di produzioni che non trovereranno spulciando nel primo negozio di elettronica, perchè distribuito col contagocce o neanche importato. Super Robot Taisen OG Saga è un JRPG completo, coinvolgente e insospettabilmente profondo, condito da humour e attitudini meno nobili che lo rendono speciale, ingiustamente tenuto lontano dai nostri riflettori. Fatevi un favore, recuperatelo da qualche parte e gustatevi questa perla del 2007. Mancherà la poesia, le relazioni tra i personaggi saranno tutt’altro che sentimentali, ma basta entrare nell’ottica scanzonata del gruppo per innamorarsene perdutamente.
Al prossimo What We Lost? 😉

