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Recensione
TESTATO SU PC
21 febbraio 2014, 9:00
Gigantic Army
Gigantic Army mobile

GIGANTIC ARMY – Recensione

Dopo il discreto ARMED SEVEN (qui recensito), Astro Port torna sugli scaffali di Steam sotto l’egida di Nyu Media con GIGANTIC ARMY (il caps lock è d’obbligo). La formula è sempre la stessa: azione martellante, feeling anni ’90 e, ovviamente, mech, tanti mech, grossi, cattivi e armati di tutto punto, ma se nella prima opera ci siamo trovati alle prese con uno sparatutto a scorrimento orizzontale a la Blazing Star, qui siamo più in ambito run and gun, come Metal Slug, Contra, o, a voler essere più precisi, Cybernator, a cui gli sviluppatori sembrano essersi ispirati a piene mani, a giudicare dalle numerose analogie con il cult 16-bit di Konami. Un’altra piccola perla per videogiocatori d’annata? Scopritelo nella nostra recensione.

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TITANFALL? DILETTANTI

Chi ha già avuto modo di provare ARMED SEVEN non tarderà a riconoscere la mano dei suoi creatori nelle primissime schermate di GIGANTIC ARMY: presentazione essenziale, menù spartani ed una navigazione ridotta all’osso, la cui unica funzione è condurre il giocatore sul campo di battaglia il più in fretta possibile, richiesta accolta in una manciata di secondi appena, niente tempi di caricamento o tediose cutscenes a frenarci. Le uniche schermate di intermezzo, i log di un meccanico di stampo leopardiano, dovrebbero fornire un abbozzo di trama, ma la loro inconsistenza assieme ad una certa irrilevanza nei confronti del nostro alter ego (un anonimo pilota neanche menzionato) le rendono quantomeno inutili, a meno che non amiate la depressione in pillole; poco importa, si possono saltare.

Prima di salire a bordo del proprio mech e seminare distruzione è bene però tenere a mente due cose per partire con il piede giusto: primo, avere un pad a portata di mano, poiché con la tastiera gestire movimenti e angolo di tiro è alquanto macchinoso (un’ipotetica implementazione del mouse sarebbe stato il compromesso ideale, ma a quanto pare non è stato preso in considerazione); secondo, l’infrastruttura esile e l’interfaccia minimale celano una formula di gioco tutt’altro che frenetica ed intuitiva. Similmente al suo archetipo, in GIGANTIC ARMY percepiamo chiaramente la mole e la pesantezza del nostro mezzo, il ché si traduce in comandi rigidi ed un’esperienza che premia un uso accorto delle dotazioni e della conformazione del terreno rispetto ai classici riflessi fulminei nello scansare danmaku. Con questo non intendiamo che il ritmo di gioco stenti a decollare, al contrario, non c’è mai un attimo di tregua, ma il mech del giocatore non è certo un Gundam, i propulsori impiegano tempo per garantire una buona spinta ascensionale, tra l’altro solo per pochi secondi, l’efficienza dell’arsenale penalizza la capacità delle munizioni e viceversa, e le movenze in generale sono lente ed impacciate, fare retromarcia o superare un dislivello non sono compiti poi così semplici, figurarsi librarsi in volo per evitare un raggio laser; ogni mossa va preparata con un minimo di anticipo e sempre dopo aver escogitato un’immediata contromossa, questo perché saremo soli, mentre i robot nemici spunteranno fuori all’infinito qualora ci attarderemo, e c’è un pure un timer infame da tenere d’occhio.

Non sarà un campione di agilità, ma il GMR-34 SALADIN non è secondo a nessuno in termini di potenza di fuoco: come in ARMED SEVEN, prima della sessione viene data la possibilità di selezionare quali armi equipaggiare per la durata della campagna, ed allo stesso modo la scelta della principale influenzerà il numero di colpi in canna della secondaria, pertanto optando per il bazooka infliggeremo mediamente danni maggiori, ma gli attacchi speciali che potremo lanciare saranno contati, al contrario con la mitragliatrice pesante potremo sommergere l’area di missili; tuttavia, una volta esaurite le scorte tirare giù i nemici più coriacei diventerà un processo piuttosto lungo. Detto questo, il cannone laser è in grado di vaporizzare il 50-75% della salute di boss e miniboss e anche se può montare un massimo di 3 colpi è innegabile come il suo impiego renda il gioco nettamente più abbordabile in confronto ad altri setup, soprattutto alle difficoltà più elevate. Agli armamenti si affiancano quindi un pile bunker per il corpo a corpo (automatico come il coltello in Metal Slug) ed un imponente scudo, probabilmente il miglior alleato per riportare a casa la pelle: nonostante presenti una resistenza limitata, non si rigeneri nel tempo e non possa essere attivato a mezz’aria (caratteristiche abbastanza snervante a dire il vero), rappresenta spesso l’unico modo per salvaguardare la salute residua del mech, alternare prontamente assetto offensivo e difensivo (senza abusarne) è una delle chiavi per trionfare in GIGANTIC ARMY, e richiede una certa pratica.

Il tasso di sfida del titolo Astro Port non è particolarmente elevato, nel complesso i pattern sono facilmente interpretabili e raramente lo schermo chiude ogni via di fuga al giocatore, inoltre i quattro livelli di difficoltà (due dei quali inizialmente bloccati) se giocati in sequenza permettono di prendere confidenza con i comandi e memorizzare placidamente disposizioni e script degli stage, sei in tutto, per un totale di circa 25-30 minuti di gameplay, pochi anche per gli standard del genere, ma considerata la buona rigiocabilità non è il caso di farne un dramma, anzi per uno shmup la “portatilità” è un fattore molto importante; quel che ci secca sono alcune soluzioni fin troppo punitive che appesantiscono l’esperienza, impedendo di superare determinati passaggi senza imprecare contro il creato. Perdere i punti accumulati dopo ogni morte e avere solo tre crediti a disposizione per terminare la campagna sono la norma, ma essere costretti a ripercorrere daccapo l’intero livello, anche quando si schiatta durante lo scontro con il boss di turno, a causa della mancanza di checkpoint intermedi è piuttosto frustrante, e perché ricaricare solo scudi e munizioni tra uno stage e l’altro, lasciando all’energia un misero 20-25% a seconda della nostra performance? Che cavolo stavano facendo gli ingegneri mentre noi ci spaccavamo la schiena, oltre a lagnarsi della carenza di provviste e dell’inutilità dell’esercito terrestre? Vero, i livelli grondano di power-up e ricariche, e il Saladin è in grado di incassare un bel po’ di batoste prima di cedere, ma è impossibile preservare la salute del mech e contemporaneamente sbrigarsi a fare piazza pulita prima che il timer scenda inesorabilmente a zero; infiliamoci pure un level design a tratti “birichino” ed alcuni nemici con aspirazioni suicide fastidiosi come una disconnessione e sovviene spontaneo il perché i robot in sé non rappresentino una minaccia. Probabilmente era nell’intento degli sviluppatori ricreare delle condizioni così proibitive, e sulla carta l’impostazione old-school funziona, i videogiocatori navigati avranno pane per i loro denti, peccato che la pratica alla lunga diventi tediosa; gli achievement di Steam sono comunque un ottimo incentivo a perseverare.

Graficamente il motore grafico 16-bit è un piccolo gioiello: i generosi sprite sciamano numerosi sullo schermo senza incertezze (giusto un paio di collisioni non ci hanno convinto), le robotiche animazioni sono fluide e funzionali e la visuale è perennemente invasa da esplosioni e proiettili vaganti; le opzioni video sono risicate, ma anche alle risoluzioni maggiori il titolo risulta fruibile senza scalettature di sorta (ma occhio al tearing). I fondali d’altro canto, tolto il vibrante scenario di guerra del primo livello, sono abbastanza anonimi, fortunatamente la varietà non manca ed anche il level design, salvo la già menzionata infamia, presenta una buona caratterizzazione, che mette a dura prova l’abilità del giocatore. Chiassosi al punto giusto gli effetti sonori, meno memorabile la colonna sonora, che svolge il suo lavoro di calarci nella parte senza entusiasmare più di tanto; un po’ di enfasi in più durante le boss fight sarebbe stata gradita.

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IN CONCLUSIONE
Al di là di una longevità estremamente ridotta e alcune scelte di design poco felici, GIGANTIC ARMY marca degnamente il ritorno dei run and gun sul mercato videoludico. La formula di gioco che miscela sapientemente azione ignorante e tecnica, il ritmo serrato e il prezzo contenuto faranno la felicità dei fan del genere di vecchia data, gli unici che riusciranno a digerire delle meccaniche provenienti direttamente da un'era in cui il gaming non era così pietoso nei confronti del giocatore. Un titolo di nicchia insomma, Astro Port centra il bersaglio come con ARMED SEVEN, e sebbene GIGANTIC ARMY si dimostri meno accessibile e versatile del suo compare, l'elevata rigiocabilità e il pieno supporto alle feature di Steam lo rendono un acquisto molto appetibile. Perché da queste parti c'è ancora chi ama i robottoni!
Pro-1
Concept e atmosfere old-school ben realizzati
7
Contro-1
L'intera struttura di gioco necessiterebbe di alcune rivitazioni qua e là, siamo lungi dal rasentare la perfezione
Pro-2
Gameplay nel complesso di buona fattura
Contro-2
Frustrante se non si entra nell'ottica giusta
Pro-3
Elevata rigiocabilità
Contro-3
Obiettivamente breve
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