Don’t Starve – Recensione
Don’t Starve (letteralmente “Non morire di fame”) è un survival sandbox, uscito già da tempo in versione beta su Steam, finalmente approdato nella sua versione definitiva nel market online. Non nascondiamo sin da subito che si tratta di un prodotto davvero ben fatto, capace di far passare ore davanti allo schermo senza neanche rendersene conto. Il livello di difficoltà comunque elevato, le tantissime peculiarità, la grande modificabilità delle opzioni di gioco, nonché l’ambientazione incredibilmente affascinante, rendono Don’t Starve uno degli indie meglio riusciti dell’ultimo periodo.

SCIENZIATI, BARBE E PAZZOIDI
Il gioco vede coinvolto uno scienziato catapultato in un mondo parallelo da una malvagia entità, che gli intima di procacciarsi del cibo prima del calare delle tenebre, per poi scomparire come se nulla fosse. Non esiste una vera e propria trama, in realtà, e non ci sono missioni da compiere: siamo di fronte ad un sandbox completo, o quasi, è infatti possibile trovare (del tutto casualmente) un portale che attiva la Adventure Mode, durante la quale perderemo tutti gli oggetti posseduti fino a quel momento e, se abbiamo trovato difficile giocare fino a quel momento, troveremo addirittura impossibile affrontare questa sessione di gioco. Anche il protagonista potrà cambiare: a seconda di quanti giorni riusciremo a rimanere vivi prima di morire (sancendo il game over) sbloccheremo altri personaggi, tutti con diverse abilità. Per la cronaca, l’abilità dello scienziato Adam è quella di farsi crescere una folta barba, che se tagliata potrà essere usata come utile oggetto di crafting. Morire non è aspetto deleterio del gioco: la difficoltà, come già detto, è alta, comportando spesso e volentieri morti precoci. Questo non ci deve assolutamente abbattere visto che il gioco è sviluppato proprio per questo: la mappa ed i biomi vari sono generati casualmente, così come le strade da intraprendere sono sempre varie ed aperte a cambiamenti di sorta. Il gameplay è molto complesso, ma ben implementato e sviluppato. Il nostro personaggio avrà un indicatore salute, un indicatore fame ed uno di sanità mentale. Quest’ultimo scende, avvicinandosi ad elementi “creepy”, restando svegli la notte ed affrontando qualsiasi cosa lo metta a disagio. L’indicatore della fame ci dice quando è il caso di mangiare, visto che una volta sceso pericolosamente a zero farà calare quello della salute. La salute scende nel caso in cui si muoia di fame, di freddo, o a causa di tutto ciò che toglie salute.
Recuperare salute non è facile: all’inizio, infatti, il cibo ripristina solo in minima parte la salute, riempiendo invece copiosamente la barra della fame. Andando avanti con il crafting avanzato troveremo poi ricette e strumenti più consoni. La barra della sanità mentale invece pesca a piene mani da Amnesia: più scenderà e più il protagonista inizierà ad avere una visione del mondo circostante ancora più oscura e paurosa di quanto non sia. Le conseguenze? La comparsa di mostri ed animali molto più ostili, con conseguente rischio per la nostra salute fisica. Il consiglio è quello di raccogliere fiori e costruire ghirlande con cui agghindare il nostro capo. A partire da questo punto non c’è molto altro da sapere: le interazioni sono quasi esclusivamente con il mouse, avremo a disposizione una utile mappa delle zone esplorate, nonché la barra con tutti gli oggetti craftabili o da sperimentare. Il crafting è ovviamente componente fondamentale di Don’t Starve. Una volta costruiti i macchinari scientificidi ricerca potremo, con i giusti elementi, creare prototipi di oggetti. Il prototipo giustifica semplicemente l’utilizzo della macchina scientifica: essi infatti funzioneranno come un oggetto fatto e finito, ma una volta creati sbloccheranno la scheda del crafting anche fuori dal raggio dello strumento di ricerca. Oltre a ciò, componente necessaria sarà la raccolta delle risorse, attuabile a volte a mano, a volte necessariamente con degli strumenti (le rocce andranno spaccate a picconate, scordatevi Minecraft e le sue mani bioniche). Il mondo circostante offrirà, a seconda dei biomi trovati, prodotti, animali e caratteristiche diverse, sebbene tutte necessarie per determinati oggetti. Inutile dire che la vostra prima preoccupazione dovrà essere il cibo: il consiglio è stabilirsi in un bioma di tipo “savana”, che pullulerà di bufali e di letame, necessario per la costruzione di fattorie. Ultimo dato da aggiungere: i giorni di gioco, numerati da un indicatore su schermo, si dividono in giorno e notte, durante la quale è importante accendere un fuoco ed aspettare: non ci saranno altre fonti di luce! È importante sapere che la generazione del mondo è completamente modificabile in quasi tutti i suoi aspetti: se la difficoltà di default non vi piace smanettate un po’ con le caratteristiche per ottenere la miscela perfetta.
NON GRAFICA, MA ART STYLELa grafica di Don’t Starve è semplicemente bellissima. Non aspettatevi il graficone 3D realistico, né gli effetti di Crysis 3. Semplicemente, avremo di fronte una grafica 2.5D (2.5 è la numerazione gergale con la quale si indica un mondo 2D prospettico) disegnata divinamente. Il design del prodotto è caratteristico e pienamente soddisfacente: sembrerà di muoversi in un mondo “di carta”, disegnato da una matita esperta, con colori sempre un po’ cupi e certamente poco giocosi. L’ambientazione, come si capisce subito, è molto gotica, dando da subito l’idea di un titolo piuttosto adulto nelle sue modalità, nonché nel dettaglio dei particolari, mai banalmente cruenti, ma sempre molto crudi ed un po’ macabri. Anche se sembra scontato dirlo, non si può evitare di pensare che Don’t Starve possa piacere moltissimo a Tim Burton, insomma. Il comparto audio è anch’esso di buon livello, sebbene non sembra aver ricevuto le stesse cure di quello grafico.
Molto importante far presente che Don’t Starve, oltre al periodo di beta, è ancora adesso soggetto di cure maniacali da parte degli sviluppatori che, forse non con la massiccia applicazione del team Mojang con Minecraft, sfornano spesso aggiornamenti e novità, previsti almeno fino ai prossimi sei mesi (parola dello sviluppatore). Inoltre, sebbene completamente in Inglese, è anche disponibile una mod amatoriale per la localizzazione italiana, che troverete, insieme ad una utile wiki, su Don’t Starve Italia.
Tirando le somme, Don’t Starve ci piace davvero tanto e ci sentiamo in dovere di segnalarlo come uno dei migliori indie attuali. Il confronto con sandbox quali Minecraft non regge molto, vista l’ambientazione diametralmente opposta e l’approccio indubbiamente diverso. Sicuramente questo titolo, al contrario del concorrente, ci dà una visione del crafting più dinamica e d’azione, tralasciando il grosso della completa modificazione del terreno circostante che, al contrario, Mojang ci fornisce.
Grafica ed ambientazione bellissime  | 
8.5  | Sandbox buono, ma non eccezionale  | 
Crafting davvero soddisfacente  | Multiplayer assente  | |
Elevata difficoltà  | ||
| QUANTO SOPRAVVIVERAI? | ||

