Eryi’s Action – Recensione
Come quest’ultima generazione ci ha insegnato, gran parte dei giochi sono concepiti con il solo scopo di assecondare il giocatore, garantirgli una vittoria sicura, senza impegno, vuota, un freddo corridoio senza arte né parte fino ai titoli di coda, buttati lì dopo 5-6 ore di agonia cerebrale, per poi essere acclamati dallo stesso software che ci ha guidato passo passo come un burattinaio (You Won The Game, in puro stile Big Rigs). Ma esiste anche una piccola, minuscola minoranza che preferirebbe veder bruciare il disgraziato dietro lo schermo all’inferno, fargli patire ogni più piccolo frangente, come un malsano scherzo partorito da un programmatore sadico ansioso di trasmettere le sue passioni masochiste all’utenza di tutto il mondo. Ormai di queste perle grezze ne esistono così poche che ogni esemplare è considerato a prescindere una sorta di must per gli amanti della pura ebbrezza videoludica, come un Super Meat Boy o un Demon’s Souls a caso (non che ciò abbia un’accezione negativa, badate bene), ma il concetto stesso di difficoltà è indubbiamente relativo.
Normalmente in quali circostanze definiamo un gioco “difficile“? Eccessiva quantità di nemici e/o proiettili in campo? Barra salute o numero di Continua esigui? Schemi intricati e/o confusionari? Level design esageratamente proibitivo? IA troppo affilata? Capacità e/o dotazione inadeguata per affrontare l’ambiente circostante? Potrei continuare, le opzioni non si fermano certo qui, ma se un titolo risultasse impossibile da completare poiché trattasi di un ineffabile bastardo? Come sarebbe mettersi alla prova contro un essere che cerca di farci fuori in qualunque modo immaginabile (e quando dico “qualunque” intendo QUALUNQUE)? Una di quelle esperienze in cui la dura realtà dei fatti sfiora il ridicolo per intenderci. Toh, guarda caso l’ospite di oggi è l’esempio perfetto di ciò che cerco di spiegarvi, e a presentarcelo è Xtal Sword, insieme a Nyu Media, che si sta prodigando di distribuire in Occidente giochi che normalmente avremo visto solo col binocolo (come un certo eXceed che trovate recensito qui). Dimenticatevi noiosi tutorial, pompose cutscene in CG e buonsenso, o Eryi’s Action vi traumatizzerà. Ma come?
PROBLEM, PLAYER?
Ad un primo sguardo Eryi’s Action sembra quasi un omaggio ai vecchi Super Mario Bros. bidimensionali, Super Mario Bros. 2 per la precisione, data la possibilità di raccogliere e lanciare sia oggetti che nemici, quindi un platform alla vecchia maniera, ma sin da subito ci si rende conto che qualcosa non torna. Si inizia il proprio viaggio in una casetta, con le classiche tre vite e un obiettivo: recuperare l’adorato melone della protagonista (ma comprarne un altro no?!). Ottenute tutte le “informazioni” dal blocco al centro della stanza si fa per uscire dall’ingresso, quando improvvisamente… SBAM! Una padella caduta dal soffitto stende Eryi all’istante. Ok, può capitare (?), nessun problema… spazio e tempi calcolati, abile gioco di gambe e via, schivata la minaccia… SBAM! Un’altra ufo-padella la pialla subito dopo. Aperta una breccia tra le fila dell’esercito nazista della Mondial Casa si spalancano finalmente le porte del primo mondo, ovviamente senza vite supplementari dopo neanche 30 secondi di gameplay. E qui la scoperta della verità: il contatore mostrato dopo ogni dipartita non indica quante volte sarà possibile riprovare prima del fatidico game over, ma si tratta bensì di un praticissimo “conta-morti”, unico per la durata dell’intera avventura, che come un monito sembra ricordare al giocatore: “Guarda quante volte sei schiattato, schifoso!“. Dopo lo zero andrà infatti a -1, -2, -3… -47, questa è la cifra raggiunta dal sottoscritto prima di riuscire a finire il maledetto primo livello, di norma il più facile del gioco. Neanche l’HUB di selezione è al riparo dai tiri mancini dei programmatori, il ché è tutto dire.
Punte a tradimento dal terreno o dal cielo, finti elementi dello scenario, voragini e nemici nascosti, vicoli ciechi, finte scorciatoie, piattaforme difettose… il level design non brillerà per originalità, ma i tranelli orditi dagli sviluppatori sono a dir poco geniali. Infami, imprevedibili, frustranti, contrari alla convenzione di Ginevra, ma geniali. Arrivato alla metà del secondo livello ero già pronto a stroncare questa seduta dal dentista, stop alle sofferenze, ma poi qualcosa è cambiato, il mio cervello ha iniziato ad accettare la crudeltà delle morti improvvise per cause umanamente inspiegabili, e da platform di dubbia moralità Eryi’s Action è diventato una sorta di gioco mentale tra me e l’IA, una ragionata caccia alla trappola, un “raffinato” confronto per stabilire il più furbo tra i due. Captare il pericolo e aggirarlo di conseguenza è motivo di gaudio e tripudio, mentre via di rage quando a farla franca sono le minacce ambientali, ma non è uno di quegli scatti d’ira dannosi per la salute, come il classico Brutto Colpo nei momenti più critici, ma qualcosa di più… “sportivo”. Si spalancano gli occhi increduli, si sorride bonariamente, si manda a quel paese mezzo mondo e si riprova come se niente fosse, incurante dell’umiliazione subita, consci della futura ribalta. Giusto dopo essere rimasti più di un quarto d’ora nello stesso segmento si potrebbero vagamente causare scosse telluriche nelle immediate vicinanze (e purtroppo accade spesso), ma basta ragionarci un po’ su per venirne a capo. Già, probabilmente è il sottoscritto ad avere qualche rotella fuori posto, ma lungo i 12 livelli che compongono Eryi’s Action, anche dopo più di 500 morti, non ricordo di aver mai effettivamente odiato il gioco. Sarà lo stile puccioso che stride con la sua innata malvagità (yandere anyone?), il citazionismo distorto e votato alla mera distruzione psichica dell’utente, la totale mancanza di stimoli che non sia il solo desiderio di ergersi su un palco e gridare “Io ho terminato Eryi’s Action! Fuck Yeah!”, o forse una nascosta passione per l’autolesionismo, chissà. D’altronde sono gli stessi sviluppatori a provocare i giocatori con l’accattivante slogan “Morirete nel tentativo di completarlo”, ed effettivamente hanno ragione, ecco perché riuscire nell’impresa di arrivare alla fine è il meritato ceffone di ripicca al mondo Eryi e a tutti i felloni dietro le quinte, il giusto pagamento per cotanta arroganza (e non dimentichiamo i 5 € spesi). Vi facciamo infine presente che, da qualche settimana, trovate il gioco anche su Steam.
Difficile, ma non nel senso canonico del termine |
7 | Sa essere molto frustrante |
Oscilla tra il geniale, il ridicolo... e il sadico | Decisamente non per tutti | |
| TROLL | ||
