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Recensione
TESTATO SU PC
17 maggio 2013, 15:17
La-Mulana
La-Mulana mobile

La-Mulana – Recensione

Prendete ambientazioni, trappole e tesori à la Indiana Jones, unite al tutto una formula di gioco che richiama da vicino capolavori come Castlevania e Metroid e lustratelo con una veste grafica old school, ed ecco a voi La-Mulana. Rilasciato come progetto indipendente nel 2005, il titolo mirava a “combattere” la carenza di difficoltà in molte delle grandi produzioni dell’epoca, immergendo alla stesso tempo i giocatori in un’avventura dal sapore retrò ispirata ai classici e alla tecnologia dell’epoca, in particolar modo dell’era MSX. Diversi anni dopo (2011 per il Giappone, tardo 2012 per noi europei) Nigoro curò l’adattamento WiiWare del brand, introducendo nuovi boss, nuovi enigmi e un nuovo motore grafico 16 bit, ricevendo feedback eccellenti dalla critica. Lo stesso remake vide la luce su PC la scorsa estate e solo recentemente è stato approvato per gli scaffali senza fondo di Steam, da cui abbiamo ritirato la nostra copia virtuale.

Come descrivere la nostra esperienza con La-Mulana? Criptica? Dissacrante? Infernale? O più semplicemente brillante,  avvolgente e calamitante? Il confine tra le due visioni è molto sottile…

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LA M…ULANA!

Nei panni di un prode avventuriero, il giocatore dovrà scoprire il mistero del fitto e intricato complesso di rovine chiamato La-Mulana, costruito in tempi remoti da una popolazione sconosciuta, un luogo intriso di mistero da cui nessun temerario è mai uscito vivo. La nostra base operativa è un piccolo villaggio a ridosso dell’imponente dungeon sotterraneo, in cui potremo ricevere consigli e acquistare oggetti dai locali. Una volta ricevuto dall’Anziano uno dei suoi laptop (è un nerd accanito, non biasimatelo, NdR), gadget essenziale nel corso dell’avventura, personalizzabile con svariate ROM dalle altrettante proprietà (occhio alla RAM residua), partiremo alla volta delle ciclopiche rovine.

La-Mulana è un luogo affascinante, un labirinto scavato nella roccia in cui coesistono gli ambienti più disparati e fantasiosi, come tombe egizie, caverne pulsanti di colori, templi invasi dall’acqua o delimitati da colonne di energia, tanto grande quanto mortale, pullulante di trappole, vicoli ciechi e mostri ansiosi di farci a brandelli. Lungo il tragitto troveremo steli e scheletri che potremo analizzare per ottenere informazioni, da moniti per i viaggiatori a frammenti di storia delle razze che un tempo abitavano il pianeta, fino a consigli su come risolvere enigmi, aneddoti sulla morte dei malcapitati in cerca di fortuna, e massime di dubbia comprensione. Come si intuisce ben presto, l’obiettivo ultimo del nostro viaggio è sconfiggere gli otto boss, o Guardiani, che sorvegliano la via per La Madre, figura enigmatica citata più volte come l’origine di ogni forma di vita, una divinità discesa dal cielo e in attesa di farvi ritorno per mano di uno dei suoi “figli”; tuttavia, non sarà necessario attenersi ad un itinerario definito, ma, abilità permettendo, avremo totale libertà di scelta su come e dove proseguire, il gioco non oserà richiamarci, ancor meno darci suggerimenti qualora restassimo bloccati, ipotesi tutt’altro che remota. Come primo passo però è consigliabile sviscerare “l’hub” delle rovine, il Gate of Guidance, così da reperire alcuni tra gli oggetti più utili, come gli Shuriken e il Santo Graal.

Gli enigmi di La-Mulana giocano sul colpo d’occhio e l’intuito di giocatore, stimolandone la curiosità; con il senno di poi non sembrano troppo complessi, ma i vari inneschi sono stati nascosti con cura certosina dagli sviluppatori, spesso in punti impensabili e senza preavviso, difatti capita frequentemente di rimanere ore a pensare su come procedere, prima di scoprire con stupore che “bastava” attraversare un muro invisibile per trovare la soluzione. A rendere l’esperienza ancora più impegnativa ci pensa il proibitivo level design, concepito per testare riflessi e pazienza del disgraziato davanti allo schermo, unendo fasi platform particolarmente rigide a una disposizione di strapiombi, punte e nemici ideale per formulare cori profani da riciclare successivamente negli stadi; salti e tempistiche devono essere calcolate al millimetro, ma non importa quanto si agisca cautamente, puntualmente il pipistrello o il salmone di turno vi scaraventeranno di sotto, dritti su quegli spunzoni che avete evitato con cotanta attenzione, e via di nuovo verso l’alto, con meno vita e nervi. Ogni sessione è più una corsa contro il tempo, una prova di sopravvivenza per stabilire quanto si riesca ad avanzare nei meandri di La-Mulana prima di fare dietro front verso il villaggio per salvare i progressi e ripristinare la salute: fare la spola tra le location diventa in breve una routine e non mina in alcun modo il ritmo sostenuto del titolo Nigoro.

Difficile, alienante, a tratti frustrante, La-Mulana proviene da un’altra epoca, da una concezione di videogame ormai quasi del tutto scomparsa dal media moderno, giudicarlo, così come approcciarlo, secondo le metodiche consuete è impossibile, e ciò scoraggerà senza dubbio gli utenti più giovani o i “pro gamer” del caso: il giocatore non viene preso per mano da tutorial spacciati per gameplay, non viene guidato lungo un corridoio privo di bivi, scorciatoie o passaggi segreti, non è vincolato da trame, sotto-trame o sequenze scriptate, è da solo e senza punti di riferimento contro un mondo a lui ostile, costruito attorno ad un unico perno: fargli la pelle, in maniera lenta, dolorosa, e pure infame. Ebbene è proprio questo aspetto ad averci fatto innamorare del gioco, questo senso di smarrimento misto ad abbandono peculiare di molte perle del passato, così arduo da inquadrare, ma fonte di immense soddisfazioni, dai frangenti più ostici alle maestose boss fight. La ricerca dei power-up e l’uso smodato della propria memoria (o di mappe fatte in casa, come ai vecchi tempi) per ricordare in quale punto potrebbe tornare utile l’ultima conquista sollazzerà non poco i giocatori con qualche anno sulle spalle, una pratica tanto nostalgica quanto ben sviluppata, che ci accompagnerà piacevolmente per tutta la campagna, dalla longevità cangiante e sibillino; si gira parecchio a vuoto, si bestemmia ogni 5 minuti, ci si diverte un casino, e questo è l’importante. Fuori scala veste grafica e colonna sonora, troppa epicità old-school per poter essere decantata da versi umani.

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IN CONCLUSIONE
Un tributo ad un'era d'oro rimasta scolpita nel cuore di migliaia di appassionati, un mausoleo che custodisce i valori di una generazione di capolavori, scremati sapientemente e rielaborati con cura e personalità. Se solo La-Mulana non esordisse con un prezzo non esattamente conveniente sarebbe un acquisto imprescindibile per ogni giocatore che osi definirsi tale, ma i cultori del 16 bit sicuramente non si lasceranno scappare questo gioiellino per così poco. L'elevato livello di difficoltà e la scarsa leggibilità rendono il titolo Nigoro rivolto quasi esclusivamente ad un pubblico di nicchia con una certa esperienza in materia, ma chi accetterà la sfida troverà in La-Mulana un platform in stile Metroidvania coinvolgente e appagante. Non guardatelo con gli occhi di chi in un gioco cerca effetti particellari fotorealistici o panorami mozzafiato, ma sappiate collocarlo in un periodo storico ben preciso, estrapolate i poligoni dal cervello, tornate per un istante bambini, e La Madre spalancherà anche per voi le sue divine braccia. Cercherà di strangolarvi subito dopo; vi ho avvertito...
Pro-1
Difficile
8
Contro-1
Troppo difficile?
Pro-2
Criptico
Contro-2
Troppo criptico?
Pro-3
Un tuffo nel passato
Contro-3
Costosetto
MOTHER BRAIN APPROVA
COMMENTI