Rising Storm – Recensione
A qualche settimana di distanza dalla fase di closed beta alla quale abbiamo preso parte, Rising Storm arriva ufficialmente nel negozio digitale di Steam e lo fa gettandosi alle spalle tutto e tutti, compresa la stragrande maggioranza dei piccoli bug presenti tempo fa. Come a breve evidenzieremo, e comunque come già ribadito in fase di hands-on, non si tratta del solito FPS (e i fan della serie Red Orchestra questo lo sanno bene), ma di una vera e propria esperienza bellica, in grado di immedesimare nel vivo dell’azione e degli scontri come pochi altri sparatutto in prima persona hanno saputo fare negli ultimi anni. Un titolo per pochi, pazienti e “dotati” videogiocatori, che amano il realismo nel campo di battaglia e non si fanno intimidire, né tengono poi così conto dello score finale.

“RIDERS ON THE STORM”
Rising Storm, come accennato tempo addietro, parte come progetto mod di Red Orchestra 2: Heroes of Stalingrad, secondo capitolo della serie. Col progredire dei lavori Tripwire Interactive ha deciso di ringraziare il grande lavoro del Rising Storm Team promuovendo l’uscita del prodotto a vera espansione della release base. Il resto è storia recente. Rising Storm sposta il conflitto nei territori del Pacifico negli anni compresi tra il 1942 ed il 1945 con due fazioni a darsi battaglia: l’US Army-Marine Corps e l’esercito imperiale giapponese, sostenuto dalla Special Naval Landing Forces o SNLF. Come è facile intuire, stiamo parlando di un videogioco only multiplayer, che di offline ha esclusivamente la modalità tutorial, utile per capire come utilizzare i vari armamenti, le coperture, le granate o le postazioni di attacco fisse. Attraverso sei nuove mappe ed un buon numero di nuove armi, il Rising Storm Team e Tripwire Interactive son riusciti a riprodurre in maniera assolutamente veritiera le location degli scontri avvenuti a quei tempi sulle spiagge di Iwo Jima, nella giungla del Guadalcanal (mappa notturna, questa), riproponendo gli scontri di Peleliu per la cattura di un aeroporto (1944) o attraverso Hanto (1944), battaglia nella quale le forze americane e giapponesi si scontrarono sul Driniumor River. Insomma, in ogni nuova mappa di gioco si hanno condizioni di guerra diverse, tra location piene di vegetazione, arbusti e cespugli a fornire copertura, ad altre piene di bunker e che offrono situazioni di combattimento disparate per mezzo di altimetrie diverse che offrono o negano qualche vantaggio. Interessante come gli scontri siano altrettanto suggestivi in notturna, attraverso l’unica mappa del genere presente in Rising Storm, e come l’immersione in questo specifico caso sia talmente evidente da rivelarsi motivo principale per l’acquisto del pacchetto. Segno che gli sviluppatori hanno saputo dare e ricreare sullo schermo tutto ciò che avevano in mente in fase di pre-sviluppo.
Lo scopo del gioco è semplicemente quello di attaccare, o difendere, i vari punti di controllo e fortificazioni, si tratta quindi di aver la meglio in una classica conquista del territorio, con la quale Rising Storm ha un feeling decisamente importante. Questo non pregiudicherà lo sblocco di ulteriori modalità, affiancate da nuovi armamenti tipici dell’epoca e dalla impressionante realizzazione. A questo proposito vanno spese più parole, dato che l’esercito giapponese all’epoca disponeva di armi meno efficaci e meno potenti rispetto a quelle americane; in più, come se non bastasse, i lanciafiamme americani rappresentano una temibile minaccia grazie alla loro potenza di fuoco, alla quale non potremo opporci, pur rallentando notevolmente la velocità dei movimenti. Qui subentra la maestria dei team di sviluppo impegnati nel progetto che per bilanciare le cose hanno puntato su un “asymmetrical gameplay”: due fazioni, stesse classi in battaglia, ma peculiarità ed abilità diverse. Non è un caso se l’esercito giapponese è più feroce di quello americano, potendo così far uso dell’abilità Banzai: una carica d’attacco con katana sfoderata che abbassa il morale delle truppe nemiche in battaglia rallentandone i tempi di reazione, aumentando la resistenza al danno e consentendoci di fare uccisioni con un sol colpo tramite la suddetta arma bianca. A ciò va aggiunta la possibilità di creare bombe trappola e di utilizzare uno specifico mortaio (knee mortar) utilizzato dai giapponesi in quegli anni di guerra. Di nuovo, e probabilmente non andrebbe nemmeno evidenziato dato che stiamo pur sempre parlando di una espansione che si appoggia su Red Orchestra 2, per aver la meglio nel turno bisognerà essere anche fortunati nell’avere dalla propria le due figure più importanti del gioco (lo squad leader ed il team leader) ad un livello di esperienza importante, fattore questo che dovrebbe garantire fasi di gioco più “tranquille” per quanto riguarda l’occupazione di determinati porzioni di territorio utile, quindi di respawn mobile, o per la segnalazione dei bersagli all’artiglieria e agli attacchi con mortaio.
DI NOTTE SI FA… LA GUERRA!
Tecnicamente il videogioco appare solido, fluido e ottimizzato in maniera opportuna, preoccupazione che probabilmente in molti avevano ricordando quando avvenne col lancio di Red Orchestra 2. Pur appoggiandosi all’Unreal Engine 3, che in verità il team ha “ritoccato” e migliorato ove possibile per alcuni dettagli e particolari, l’impatto grafico è pressoché identico a quello ottenuto nel 2011 con Heroes of Stalingrad, ma non si può fare a meno di notare quanto siano più dettagliate e colme di particolari le mappe di gioco facenti parte di quest’espansione. La palette dei colori è più varia, gli effetti luce più decisi ed appropriati, le cortine di fumo più realistiche e le esplosioni lasciano di stucco il più delle volte. È vero, l’occhio critico e quello più attento noteranno texture slavate qua e là, ed è possibile incappare ancora in qualche sporadico bug minore, ma Rising Storm così come altre produzioni riconducibili a questo sviluppatore non ha mai puntato a grafiche spesso definite spacca mascella, ma ad un complesso d’insieme che riesce facilmente a farsi perdonare queste venialità. Come gli effetti post-processing che, per chi dispone di hardware di fascia alta, restituiscono fasi di gioco ancor più immersive (su tutte prevale l’effetto film). Altrettanto importante è il frame rate, che si è mostrato sempre stabile, così come la validità dei server e l’assenza di lag nel gioco online. Lavoro certosino, invece, in ambito sonoro. Gli effetti di armi, esplosioni, urla di guerra, si fanno ricordare anche a PC spento, così come le musiche d’orchestra che vanno a comporre una soundtrack di assoluto pregio e spessore, creando le giuste atmosfere in ognuna delle nuove mappe.
Un pensiero di chiusura che ci va di riportare, estrapolato dal nostro hands-on di qualche settimana fa, è questo: “l’evolversi delle battaglie e la sofferenza per ogni singolo avanzamento ci faranno sentire dentro il conflitto, brutale, sanguinoso e pieno di insidie, trasmettendoci un senso di disperazione e sconforto quando ci sentiremo accerchiati ed i proiettili nemici sfrecceranno a pochi centimetri dalla nostra posizione” rappresenta la sintesi pressoché perfetta di quelli che sono gli scontri, quindi di quello che Rising Storm rappresenta, e gli stati d’animo che questa espansione riesce a trasmettere a qualsiasi tipologia di videogiocatore, anche se per fronteggiare un prodotto del genere bisogna essere forti, pazienti e capaci, dato che non siamo difronte ad un FPS sbarazzino, di stampo arcade o poco credibile in quanto a feedback di armi o sistema balistico e motore fisico.
Stimolante ed appagante come pochi altri |
8.5 | Presenza di qualche bug minore |
Comparto sonoro eccezionale | ||
| Uomo avvisato, mezzo salvato! | ||


