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Recensione
30 gennaio 2015, 12:00

Unmechanical: Extended – Il robottino steampunk di Telawa si rimette in volo

Per i giocatori avvezzi al mondo indie Unmechanical non è un nome propriamente nuovo: il titolo in questione venne rilasciato nel 2012 su PC per poi successivamente approdare, di lì a poco, su svariate piattaforme mobili quali Android e iOS. Ora, due anni dopo, il puzzle game dei talentuosi Talawa Games cerca di ritagliarsi il suo spazio anche su console (oggi su Xone e dall’11 febbraio su PS4, PS3 e PS Vita) in questa versione Extended, ovvero comprensiva di un capitolo totalmente nuovo che dovrebbe andar a compensare uno dei difetti del titolo originario, come da noi appurato all’epoca in sede di recensione, ovvero la scarsa longevità.

 

ROBO-GIONA IN SALSA STEAMPUNK?

Dire che il gioco ha una trama appena accennata e quasi eufemistico in quanto, escluso il breve filmato iniziale dove si vede il nostro robottino, intento a svolazzare tra i campi, finire risucchiato da una sinistra tubatura fuoriuscita dal terreno, per tutto il perdurare dell’avventura non ci viene fornita alcuna spiegazione su dove ci troviamo, per quale motivo siamo stati trascinati lì e cosa sta succedendo intorno a noi. Certo, qualche indizio e un po’ di sana osservazione ci fanno intuire che siamo stati risucchiati nel ventre di una creatura biomeccanica abitata da robot-schiavisti che ci hanno rapito (ok, forse era meglio non provare ad intuire…) ma l’unica cosa che ci è data sapere per certo è che il nostro robotico alter ego è imprigionato in questo labirintico sotterraneo biomeccanico e da lì dovremo tirarlo fuori. Come? Beh in maniera estremamente semplice: pad alla mano i controlli sono quanto di più intuitivo vi sia, con lo stick destro controlleremo i movimenti aerei del nostro amico di latta e con uno qualsiasi dei tasti del nostro pad attiveremo un comodissimo raggio traente, che di fatto è il fulcro totale dell’intero gameplay. Tramite il sopracitato raggio potremo agganciare una moltitudine di tipologie di oggetti a schermo e sollevarli (a patto che non siano ancorati al fondale o troppo pesanti per essere spostati) e usarli per risolvere vari enigmi (spesso ambientali) che ci apriranno la via verso l’area successiva.

Come dicemmo all’epoca della precedente recensione, il gameplay di Unmechanical è tutto fuorché malvagio e riesce anche a generare divertimento con enigmi ben congegnati e stimolanti all’inizio ma, purtroppo, proseguendo nell’avventura tende un pochino a farsi ripetitivo nella sua estrema semplicità. Niente di tragico sia chiaro, il gioco rimane sempre godibile ma una maggiore varietà di situazioni avrebbe giovato non poco.

UNA VERSIONE “EXTESA”

Un’altra delle note dolenti che ravvisammo fu la decisa brevità dell’opera, che non offriva più di quattro ore di gioco. Fortunatamente però, in questa versione Extended, ci viene in aiuto un nuovo capitolo, giocabile separatamente, inserito per l’occasione su console che aggiunge un’altra oretta buona di gioco all’avventura originaria. Anche qui veniamo introdotti alle vicende da un brevissimo e criptico filmato da cui capiamo che il nostro sfigatissimo amico di latta si ritrova, suo malgrado, a dover scendere di nuovo in una malefica tubatura, fuoriuscita dal terreno, che pochi istanti prima aveva risucchiato la sua robotfidanzata (lo presumiamo dal colore vagamente rosa e dal fatto che erano intenti in quella che potrebbe sembrare una romantica passeggiata notturna…) con cui stava svolazzando incurante del rinnovato pericolo. Proprio questa è la maggiore novità di questo episodio aggiuntivo in quanto in varie situazioni ci troveremo a salvare/essere salvati o interagire per proseguire con la nostra lattinosa compagna, che farà un percorso parallelo al nostro, in un progredire di eventi che ai più nostalgici (e attempati, sigh!) non potrà non ricordare in un certo qual modo quello del professor Lester e dell’alieno suo compagno di fuga nell’immortale Another World del maestro Eric Chahi. Esattamente come nel capitolo originale anche in questa espansione sono presenti due finali, stavolta con amletico dubbio morale annesso. Infine, come sopra detto, questo è semplicemente da considerarsi un capitolo aggiuntivo ed infatti la sua durata non va oltre l’ora di gioco ma questo dualismo sopracitato e qualche enigma un filo più ostico (nulla di trascendentale sia chiaro) fanno chiaramente capire che la via del miglioramento intrapresa dai ragazzi di Talawa Games è quella giusta, seppur vi sia ancora del lavoro da fare.

BIOMECCANICA STEAMPUNK IN SALSA BURTONIANA

All’epoca del nostro primo contatto con il titolo Talawa Games non potemmo che tessere le lodi per il comparto tecnico-artistico e per l’eccellente atmosfera generata. Tali lodi rimangono invariate a distanza di due anni: Unmechanical è ancora un piacere per gli occhi con la sua ispiratissima mistura di steampunk e biomeccanica che si fonde magistralmente con un’estetica dark deformed in bilico tra il capolavoro di Amanita Design con Machinarium e un film d’animazione di Tim Burton. Anche dal punto di vista tecnico Unmechanical non sembra invecchiato di un giorno con il sempre solido Unreal Engine 3 che muove ancora alla perfezione il 2D e mezzo del titolo Talawa Games in full hd a 60 fotogrammi al secondo (720p su PS3). Altrettanto inalterato, infine, rimane il sonoro con i soliti eccellenti rumori ambientali e una colonna sonora che come allora sovviene funzionale e ben realizzata ma non indimenticabile.

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IN CONCLUSIONE
Unmechanical: Extended è tutt'oggi un titolo estremamente affascinate e dalla grande atmosfera che, in questa versione estesa, va a limare uno di quelli che erano i suoi difetti all'epoca della prima uscita: l'ora aggiuntiva di gioco del nuovo capitolo dona finalmente al titolo Talawa una durata quantomeno degna per un indie game e si prende anche la briga di fornire un'interessante interazione con un nuovo personaggio. Gli ulteriori difetti del titolo originario, quale una leggera ripetitività e una certa facilità di fondo, permangono e non permettono al titolo Talawa Games di elevarsi laddove meriterebbero le sue affascinanti atmosfere e la sua estetica meravigliosa, ma vi consigliamo comunque di giocarlo in questa versione estesa, se non l'avete giocato all'epoca (in caso contrario potrebbe non valere la spesa l'ora aggiuntiva di gioco) in quanto, pur con le succitate “storture”, questo puzzle game malinconico e sognante, una volta terminato, dentro di noi qualcosa l'ha lasciato.
Pro-1
Eleganza estetica e splendida atmosfera ora come allora
7.5
Contro-1
La facilità di fondo è però purtroppo immutata
Pro-2
Capitolo aggiuntivo affascinante e ben realizzato
Contro-2
Potrebbe non valere la spesa per chi già possiede la prima versione
Pro-3
Longevità finalmente decente
Finalmente "exteso"
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